Non ci saranno santi
uguali o come noi
che ancor tiriamo avanti
la nostra vita
pur sapendo
che non finirà
in bellezza.
Chi come te si circonda
dell'ebrezza delle piante
e ne raccoglie i frutti
commestibili e no
passandoli a noi
per farci sopravvivere
ormai sei l'uomo di tutti
senza noie
e con pastoie
sopportabili.
T'invidio
per essere rimasto sulla terra
a governarla da sempre
contadino, poeta più di chi
con le parole
può solo dire
che le "pummarole"
son buone e danno ardore
come le patate, i cetrioli,
il sedano e poi le scarole,
tutte le verdure
che nel piatto avvertono
il lento mormorio dei miei denti
senza conferir parole
a chi le ha messe assieme
con dovizia di condimenti
che non debbono dar luogo
a fraintendimenti
per addolcir la pillola
di questi avvenimenti.
Non raglio come l'asino
e la gallina che strepita sull'aia,
scrivo quel che sento
come l'avvenimento
che mi dà
la stessa felicità dell'essere
per essere umano, quel che sono.
Gioacchino Ruocco 8.02 del 05.10.2020 Ostia Lido
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