E si tornava a casa come
uccelli in fila sulla stessa rotta
come rondini ai nidi
sotto le grondaie
nell’aria tiepida dei
giorni dell’infanzia
a rinfrancare l’anima
la sera
davanti l’uscio chi con
le preghiere
chi con racconti di
ieri e di oggi
sull'orologio del tempo
che non tralascia mai
di portarci alla fine e
all’illusione
di una eternità che
dura invece solo una stagione.
Ritornavamo al nido a
cinguettare
ripetendo il canto del
fanciullo
ormai abbandonato per
le strade di un paese
che soltanto alle ferie
riportava i nostri cuori
ai giochi della sera, al
crepitio dei fuochi,
a quei trastulli che
ancora durano nei pensieri
come ancora felice
nella notte
della disperazione e
nelle incertezze,
alla ragione che non è
mai ragione
quando si lascia un
sogno per un altro
dentro una stazione che
non parte
con le partenze di chi
non ha un arte.
Chimere che avevano
soltanto sere di ricordi,
ritorni con il cuore
pieno di speranze,
conforti di sapori
antichi
e lontananze che non
avranno fine
ma solo requie che
annullano distanze
che fino ad ieri erano
per sempre.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 28/10/2014
Inserita nella raccolta "Dal mio vocabolario"
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