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lunedì 14 dicembre 2015

A Mario Dondero: fotografo (Milano 1928 - Fermo 13/12/2015)

Mario Dondero






























« Il colore distrae. Fotografare una guerra a colori mi pare immorale. »



Come faccio a dirti
del sangue che mi esce a fiotti
dalla ferita
aperta nel cuore.

Da più giorni
perdendo le forze
mi sento ebro nel morire affranto,
stordito da un sorriso
inebetito e da un pianto sordo
che me ne porta via
senza una ave o  maria sulle labbra.
Ne ho visto tanto rappreso
in grumi
come i chicchi di un granato
esploso dalla guerra,
lacerato come la corteccia
di un uomo
al sole lancinante alle ferite
come coltello che lacera e ti squarcia
le budella.
Ero rimasto secco
sul filo spinato
negli occhi del cecchino
da sempre appostato su me.

Ora è un dolore
che non mi dà riposo.
Mi toglie la tregua dalle mani
che cercano di portarmi via
dove morire stordito dal dolore
è l’unico anestetico rimasto.

Guardo negli occhi
di chi mi è accanto
che dice cose che non danno conto
se non della paura che lo acceca.

Una tregua per non morire
ne sono quasi certo
per accordare sotto il cielo aperto
la mia condanna
in altre rappresaglie.

Lontano torna un gallo a fare giorno
sul mio ritorno alla vita.
L’ultimo fiotto
ch’ è rimasto in corpo
sembra basalto
che non mira in alto
ma fermo nella terra
sotto le pieghe del cielo
che mi vestiranno di bruno
solo a tarda notte.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           2015/12/14

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