Dormono le colline
Dormono
le colline nella nebbia
e il cielo ha
un desiderio di pianto.
Autunno è
tornato d'improvviso
e la mia
stanchezza
è quella di un
corpo che muore,
di uno che
rifiuta la realtà presente
e sogna
e di che sogni
si pervade:
l'estate.
Enigma
Il tempo non
promette niente di buono
e neppure i
miei versi
che
inevitabilmente parlerebbero di te.
Il vento si è
portato l'odore di tutto
e dalle mie
mani
perdo ogni
cosa
come le foglie di un albero
quando
l'abbandonano.
Sono nascosto
in un angolo
della mia casa
cercando di
sognare te
e il cielo che
desidero
sulle mie
giornate.
Vorrei sempre
poter
aggiungere qualcosa
al mio occhio
segreto
che ti scorge
ovunque.
Sei un
fantasma di enigmi
lungo un fiume
immenso
che non
conosco.
Fino alla fine..
Ho un desiderio immenso di amarti,
di tenerti con me.
Ti ho amato
ogni ora del giorno,
ogni ora della notte,
ma ancora mi resta
solo un desiderio immenso di amarti
fino alla fine
Di che cosa sei fatta
Di che cosa sei fatta?
Di che è fatto il giorno?
Di che è fatto il sole?
Di che cosa è fatta la notte?
Non c'è niente
ch'è un'altra cosa e sei tu,
così come il giorno,
il sole e la notte
e tutte le cose che desidero.
Solo di desiderio sei fatta,
del mio desiderio
quando da lontano
gioco con la mia mente
ad averti
e non posso toccarti.
Quando io
come un pazzo ti amo
e rido per la gioia di amarti.
La tua pelle è nel vento che inseguo
e mi insegna a cantare
come una canzone
il tuo corpo.
Sul tuo volto il sorriso
sboccia come un garofano:
non ho bisogno d'altro.
Questo giorno
è così diverso
solo per le mie mani
che ti accarezzano
desiderose di amarti.
Il vuoto è lontano:
resto umano e impalpabile
nella cantilena dei tuoi occhi.
Desiderio
La barca è al
vento
e il mio
pensiero corre
al tuo viso di
luna.
Tu sei alla
prua
dove il
desiderio
corre più
avanti.
Con le mie
braccia ti prenderei
dal tuo sonno
e in mezzo al
mare
come fiume, ti
porterei
onda su onda
nei vortici
Non lasciarmi andare
Stringimi
fortemente
nella morsa delle tue braccia
e non lasciarmi andare
neppure quando sarai sazia
delle mie ragioni.
Oggi il mare
era in continua burrasca
come il mio corpo
che si aggrappava al tuo
per non perderti.
Non rimpiango niente,
ma questa volta lasciarti
sarebbe un addio
che mi vedrebbe morire.
Eppure
non so quando ti ho conosciuta
e come,
ma nel tuo sorriso
c'è ancora il mio cielo
che resterà intatto
anche dopo tanta pioggia.
Come una notte d'aprile
Quando il tuo corpo tiepido
come una notte d'aprile
ondeggerà nella musica
del mio desiderio
e i tuoi occhi bruceranno
l'incenso dell'amore
il mare non avrà onde
per ripetere
la dolcezza delle tue anche
Ogni cosa si aprirà
come una piega segreta
a prendere aria
e le radici del nostro corpo
verranno alla luce
per riposarsi
da tanto affanno solenne.
Il gioco che si ripete
avrà dolci momenti
e tu mi guiderai
con un sorriso
che mi prenderai dalle labbra
ed io a te
Ed ogni cosa resterà muta
al nostro divenire
Il cielo è rinato
Il cielo è rinato.
Settembrino ancora
ha già il colore dei cieli di
primavera
Il vento ha portato le nubi
oltre il mare
Esiste solo tra noi
ancora quell'immutabile
silenzio.
Credo dovrebbe piovere
per toglierci di dosso
un po' di questa immensa
malinconia
che ci pervade
Per amarti ancora
E' tardi
per amarti ancora,
ma lo stesso ti prendo
con i miei baci
giù per l'ombra remota
della strada.
Da un capo all'altro della
via
c'è un destino immenso:
un autobus che chiama
e dall'altra parte un giardino
che guarda sempre il mare
dove il tempo è immenso
per amarti
o fallire questa vita
che di parole intreccia
serti
o fughe col primo pensiero
vagabondo come sempre
Ortiche
Ortiche
questi erano i miei pensieri
ormai fantasmi
sul ciglio del muro,
in bilico
tra il buio della siepe
il verde, il meno verde
e il chiaro dei fiori
nella piena luce.
Da lontano
il richiamo del mare.
Gli occhi restano pieni di
fughe provate
e i passi del tuo corpo
verranno invece a propormi
calmi
il tuo seno
ancora una volta
mentre io
alludevo al tempo
la mia fuga
Al telefono.....
Continuerò a pensarti:
tu dall'altra parte
ed io qui
con questo filo
che ci divide
senza desideri
d'immagini,
senza il coraggio
di dirti mai niente.
E là, fuori,
al sole
mi troverò sempre
come un'ombra
che brucia
un'immagine vera.
Invidio chi vive
Gia le lunghe ombre della sera
si adagiano sopra le case.
E' monotona la vita
tra il buio della notte
e la nebbia dell'alba.
Sprofondo
con la bocca piena di parole
tra un'ansia e la noia.
Ti racconto inutili storie.
Invidio chi vive
Nei miei pensieri
Nei miei pensieri
scorre un fiume
che tu mi suggerisci
e ogni volta
che posso
scappo con te
sulle sue rapide
dove l'ansa
ci attende
come un mare di latta.
Nota sull'autore all'epoca della collaborazione a Scena Illustrata.
Gioacchino Ruocco nasce a Castellammare di Stabia (NA) il 23/07/1939.
Dal 1973 risiede a Roma.
Compone le sue prime poesie in dialetto napoletano ancora studente dell'Istituto Nautico di Piano di Sorrento e sono proprio un suo professore a fargliele pubblicare sul giornale "La voce di Stabia".
Collabora alla rivista "Scena Illustrata" e all'Annuario COMED per il quale nel 1986 cura la monografia "La scultura nell'Arte contemporanea".
Ha preso parte a varie giurie per premi d'Arte e Poesia. Ha curato mostre importanti presso l’Art Gallery meeting di Roma ed ha fatto parte del comitato organizzatore del "Premio Salvatore Quasimodo" nel 1988 e 1990.
Dal 1989 fa parte del Comitato d'onore della F.I.A. (Federazione Internazionale Artisti) che cura la salvaguardia degli interessi generali degli artisti, nonché la programmazione e lo sviluppo sul territorio nazionale e nel mondo di tutte le attività artistiche.
Il 28/01/1989 a Gioia dei Marsi nell'ambito della manifestazione "Autori italiani e stranieri a confronto", promossa dall'UNUPADEC (Unione Nazionale Unitaria Autori Drammatici e Cinematografici) gli viene assegnata la medaglia d'oro per la poesia dal Comm, Giovanna Lenzi Pastore.
Come pittore e scultore ha allestito mostre personali
dal 1977 a Castellamare di Stabia (Galleria Modigliani - NA)
presso le sale della Società Bocciofila di Atripaldi (AV), nel 1980 e 81
presso il Centro Anziani Pilota di via Laurentina, nel 1984
presso il Liceo Artistico Tiberino di Ostia Lido Rpma,
nel 1986 a Villa Miani (RM),
nel 1991 presso la Galleria Astrolabio di Marino (RM).
Scena illustrata è stata una rivista quindicinale italiana fondata a
Firenze nel 1885 da Pilade Pollazzi (1852-1940) sulle rovine del Corriere di Firenze e del foglio drammatico " Carlo
Goldoni " , e stampata fino al settembre 2003 a Roma e dal 2004 a Milano, che si occupa
di letteratura, arte, teatro, attualità e sport.
Corredata di numerose
illustrazioni e fotografie, arricchita dai reportage sull'Italia e l'Europa,
come in passato ha offerto uno spaccato della società e della cultura italiana
del Novecento, oggi interpreta in senso etico-culturale gli accadimenti del
terzo millennio.
Direttore responsabile
ed editore dal 1960 è stato Italo Carlo Sesti. In un editoriale per i 135 anni
dalla nascita della rivista Sesti annunciò che Scena illustrata diventava
mensile di opinione, occupandosi di "politica, costume, attualità, cultura,
turismo, arte e moda"[1].
La rivista cessò l'edizione cartacea, sotto la direzione di Italo Carlo Sesti,
poco prima della morte nel maggio 2004 dello storico direttore-editore, ossia
con l'uscita del n.9 del settembre 2003. Alcuni mesi dopo la storica rivista fu
rilevata, registrandola presso il Tribunale di Milano, da una società del
capoluogo meneghino, la Init Comunicazione, che la rinnovò nella grafica e ne
diede un "taglio" etico-culturale. Il primo numero cartaceo della
Scena Illustrata "lombarda" è uscito nel 2005.
Nello stesso 2005, su concessione degli
editori milanesi, la testata è stata messa on line come "mensile di
informazione culturale" e gestita da un gruppo di storici collaboratori
romani.
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