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martedì 17 dicembre 2013

Poesie di Gioacchino Ruocco da "SCENA ILLUSTRATA "

Da      Scena Illustrata Mensile d’arte - Roma









Dormono le colline

                       Dormono le colline nella nebbia
e il cielo ha un desiderio di pianto.
Autunno è tornato d'improvviso
e la mia stanchezza
è quella di un corpo che muore,
di uno che rifiuta la realtà presente
e sogna
e di che sogni si pervade:
l'estate.



 Enigma
 
Il tempo non promette niente di buono
e neppure i miei versi
che inevitabilmente parlerebbero di te.
Il vento si è portato l'odore di tutto
e dalle mie mani
perdo ogni cosa
come le foglie di un albero
quando l'abbandonano.
Sono nascosto
in un angolo della mia casa
cercando di sognare te
e il cielo che desidero
sulle mie giornate.
Vorrei sempre
poter aggiungere qualcosa
al mio occhio segreto
che ti scorge ovunque.
Sei un fantasma di enigmi
lungo un fiume
immenso
che non conosco.




Fino alla fine..

Ho un desiderio immenso di amarti,
di tenerti con me.
Ti ho amato
ogni ora del giorno,
ogni ora della notte,
ma ancora mi resta
solo un desiderio immenso di amarti
fino alla fine




Di che cosa sei fatta

Di che cosa sei fatta?
Di che è fatto il giorno?
Di che è fatto il sole?
Di che cosa è fatta la notte?
Non c'è niente
ch'è un'altra cosa e sei tu,
così come il giorno,
il sole e la notte
e tutte le cose che desidero.
Solo di desiderio sei fatta,
del mio desiderio
quando da lontano
gioco con la mia mente
ad averti
e non posso toccarti.
Quando io
come un pazzo ti amo
e rido per la gioia di amarti.
La tua pelle è nel vento che inseguo
e mi insegna a cantare
come una canzone
il tuo corpo.
Sul tuo volto il sorriso
sboccia come un garofano:
non ho bisogno d'altro.
Questo giorno
è così diverso
solo per le mie mani
che ti accarezzano
desiderose di amarti.
Il vuoto è lontano:
resto umano e impalpabile
nella cantilena dei tuoi occhi.




                        Desiderio

La barca è al vento
e il mio pensiero corre
al tuo viso di luna.
Tu sei alla prua
dove il desiderio
corre più avanti.
Con le mie braccia ti prenderei
dal tuo sonno
e in mezzo al mare
come fiume, ti porterei
onda su onda
nei vortici




Non lasciarmi andare

Stringimi
fortemente
nella morsa delle tue braccia
e non lasciarmi andare
neppure quando sarai sazia
delle mie ragioni.
Oggi il mare
era in continua burrasca
come il mio corpo
che si aggrappava al tuo
per non perderti.
Non rimpiango niente,
ma questa volta lasciarti
sarebbe un addio
che mi vedrebbe morire.
Eppure
non so quando ti ho conosciuta
e come,
ma nel tuo sorriso
c'è ancora il mio cielo
che resterà intatto
anche dopo tanta pioggia.






Come una notte d'aprile

Quando il tuo corpo tiepido
come una notte d'aprile
ondeggerà nella musica
del mio desiderio
e i tuoi occhi bruceranno
l'incenso dell'amore
il mare non avrà onde
per ripetere
la dolcezza delle tue anche
Ogni cosa si aprirà
come una piega segreta
a prendere aria
e le radici del nostro corpo
verranno alla luce
per riposarsi
da tanto affanno solenne.
Il gioco che si ripete
avrà dolci momenti
e tu mi  guiderai
con un sorriso
che mi prenderai dalle labbra
ed io a te
Ed ogni cosa resterà muta
al nostro divenire
  




Il cielo è rinato

Il cielo è rinato.
Settembrino ancora
ha già il colore dei cieli di primavera
Il vento ha portato le nubi
oltre il mare
Esiste solo tra noi
ancora quell'immutabile silenzio.
Credo dovrebbe piovere
per toglierci di dosso
un po' di questa immensa malinconia
che ci pervade
        



Per  amarti ancora

E' tardi
per amarti ancora,
ma lo stesso ti prendo
con i miei baci
giù per l'ombra remota
della strada.
Da un capo all'altro della via
c'è un destino immenso:
un autobus che chiama
e dall'altra parte un giardino
che guarda sempre il mare
dove il tempo è immenso
per amarti
o fallire questa vita
che di parole intreccia
serti
o fughe col primo pensiero
vagabondo come sempre




Ortiche

Ortiche
questi erano i miei pensieri
ormai fantasmi
sul ciglio del muro,
in bilico 
tra il buio della siepe
il verde, il meno verde
e il chiaro dei fiori
nella piena luce.
Da lontano 
il richiamo del mare.
Gli occhi restano pieni di fughe provate
e i passi del tuo corpo
verranno invece a propormi
calmi
il tuo seno
ancora una volta
mentre io
alludevo al tempo
la mia fuga

          



Al telefono.....

Continuerò a pensarti:
tu dall'altra parte
ed io qui
con questo filo
che ci divide
senza desideri
d'immagini,
senza il coraggio
di dirti mai niente.
E là, fuori,
al sole
mi troverò sempre
come un'ombra
che brucia
un'immagine vera.



 Invidio chi vive

Gia le lunghe ombre della sera
si adagiano sopra le case.
E' monotona la vita
tra il buio della notte
e la nebbia dell'alba.
Sprofondo
con la bocca piena di parole
tra un'ansia e la noia.
Ti racconto inutili storie.
Invidio chi vive


      
Nei miei pensieri

Nei miei pensieri
scorre un fiume
che tu mi suggerisci
e ogni volta
che posso
scappo con te
sulle sue rapide
dove l'ansa
ci attende
come un mare di latta.

              





Nota sull'autore all'epoca della collaborazione a Scena Illustrata.

Gioacchino Ruocco nasce a Castellammare di Stabia (NA) il 23/07/1939.
Dal 1973 risiede a Roma.

Compone le sue prime poesie in dialetto napoletano ancora studente dell'Istituto Nautico di Piano di Sorrento e sono proprio un suo professore a fargliele pubblicare sul giornale "La voce di Stabia".

Collabora alla rivista "Scena Illustrata" e all'Annuario COMED per il quale nel 1986 cura la monografia "La scultura nell'Arte contemporanea".

Ha preso parte a varie giurie per premi d'Arte e Poesia. Ha curato mostre importanti presso l’Art Gallery meeting di Roma ed ha fatto parte del comitato organizzatore del "Premio Salvatore Quasimodo" nel 1988 e 1990.

Dal 1989 fa parte del Comitato d'onore della F.I.A. (Federazione Internazionale Artisti) che cura la salvaguardia  degli interessi generali degli artisti, nonché la programmazione e lo sviluppo sul territorio nazionale e nel mondo di tutte le attività artistiche.

 Il 28/01/1989 a Gioia dei Marsi nell'ambito della manifestazione "Autori italiani e stranieri a confronto", promossa dall'UNUPADEC (Unione Nazionale Unitaria Autori Drammatici e Cinematografici) gli viene assegnata la medaglia d'oro per la poesia dal Comm, Giovanna Lenzi Pastore.

Come pittore e scultore ha allestito mostre personali 
dal 1977 a Castellamare di Stabia (Galleria Modigliani - NA)
presso le sale della Società Bocciofila di Atripaldi (AV), nel 1980 e 81 
presso il Centro Anziani Pilota di via Laurentina, nel 1984 
presso il Liceo Artistico Tiberino di Ostia Lido Rpma, 
nel 1986 a Villa Miani (RM), 
nel 1991 presso la Galleria Astrolabio di Marino (RM).




Scena illustrata è stata una rivista quindicinale italiana fondata a Firenze nel 1885 da Pilade Pollazzi (1852-1940) sulle rovine del Corriere di Firenze e del foglio drammatico " Carlo Goldoni " , e stampata fino al settembre 2003 a Roma e dal 2004 a Milano, che si occupa di letteratura, arte, teatro, attualità e sport.
Corredata di numerose illustrazioni e fotografie, arricchita dai reportage sull'Italia e l'Europa, come in passato ha offerto uno spaccato della società e della cultura italiana del Novecento, oggi interpreta in senso etico-culturale gli accadimenti del terzo millennio.
Direttore responsabile ed editore dal 1960 è stato Italo Carlo Sesti. In un editoriale per i 135 anni dalla nascita della rivista Sesti annunciò che Scena illustrata diventava mensile di opinione, occupandosi di "politica, costume, attualità, cultura, turismo, arte e moda"[1]. La rivista cessò l'edizione cartacea, sotto la direzione di Italo Carlo Sesti, poco prima della morte nel maggio 2004 dello storico direttore-editore, ossia con l'uscita del n.9 del settembre 2003. Alcuni mesi dopo la storica rivista fu rilevata, registrandola presso il Tribunale di Milano, da una società del capoluogo meneghino, la Init Comunicazione, che la rinnovò nella grafica e ne diede un "taglio" etico-culturale. Il primo numero cartaceo della Scena Illustrata "lombarda" è uscito nel 2005.

Nello stesso 2005, su concessione degli editori milanesi, la testata è stata messa on line come "mensile di informazione culturale" e gestita da un gruppo di storici collaboratori romani.

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