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lunedì 21 maggio 2018

ARARE


Arare

Tornare a zappare
come quando iniziò il mondo
terminato il raccolto
dei prodotti spontanei
fino a cercare
nella terra le radici,
le ragioni 
di tutte le guerre
che poi son venute.

Come faceva Caino
ad esser geloso di Abele ?
Chi me lo spiega
non è soltanto un fedele
della prim'ora
è uno che venendo da fuori
prima degli altri
con le mani nel sacco
ha visto le cose
com'erano andate,
o le ha visto davvero
senza farne mistero
che era sul posto.

Tornare a zappare
con tanta dovizia
per un solco diritto
che non rompe
l'aratro contro la pietra
che non lascia
anche qui un morto
che una volta risorto
andrà poi nell'orto
a pregare
per un pezzo di pane
da divider con gli altri.

Guardandoci intorno
c'è terra d'arare
fin dentro casa.
Per arare
non basta pregare
ma sudare
tenendo l'aratro diritto
giù in fondo
per un solco profondo
dove l'acqua arrivando
non porta via i semi
ma li abbevera
per farli risorgere
per darci del grano
del fieno
del miele
e tant'altro
che abbiamo imparato 
a mangiare.

Guardandoci indietro
troviamo le glorie 
di queste memorie,
le storie
che ci raccontiamo
per ritrovarci e abbracciarci
come fratelli,
ma non quelli 
che si sono scannati.

Per arare
bisogna amare la vita,
le dita di tutte le mani,
dei piedi
che seguono il bue
e ci portan lontano
dove il cuore 
vorrebbe arrivare
per piantare altri semi
da tramandare
alle vite
che ancora verranno.

Gioacchino Ruocco
22.05.018    Ostia Lido

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