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sabato 2 giugno 2018

Strabuzzando gli occhi







Strabuzzando gli occhi
ritorno a leggere Angelo Fiocchi
tutte le volte che mi sento perso
nei giorni di incomprensione
con quelli che mi stanno intorno
con quelli che mi guardano
e mi vedono sconfitto
dentro al mio male
di uomo derelitto
ormai al capezzale dei suoi giorni.

Mi sento ammanettato senza ferri,
libero nella mia pazzia
di dire senza essere ascoltato
o guardato a vista
come un ferro malandato
di vecchio comunista
o di anti Cristo
che vive nel peccato
della sua onestà
che la legge è uguale per tutti,
ma che una legge giusta
può redimere
chi condanna
ad una spanna da lui
quelli che nei loro bisogni
si sentono persi
e sconfitti
dal momento stesso
della loro appartenenza
a questa vita.

Come puttane
la maggior parte vive
e disonesti
dando dell’infame
a chi come loro primeggia
nella sventura
ed ha una vita dura da vivere.
Il resto
sta nel gorgo del Tevere
dopo ogni stramazzo
dando di matto
per galleggiare
o per mettere i piedi per terra
o a toccare il fondo
per non annegare
che più avanti sulla secca
che è come una stecca
il cielo ti ripara
nei giorni futuri
cercando di risalire gli argini
del fiume dove men duri
a vender fazzoletti sulla strada.

Quelli che vengono oggi
portano con loro
il verbo degli ultimi,
dello spaccio,
del meretricio
ad ogni angolo di muro,
nelle pinete, lungo il mare
per il vizio atroce di vivere
e di sperare
di togliersi di dosso
la croce del peccato
ancora più pesante
di figli abbandonati
ai margini del coro
attraversando
un deserto
di fuoco rovente.

Gioacchino Ruocco
03.06.018   Ostia Lido
Inserita nella raccolta “Senza titolo”


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