Quanto mare
Quanto mare non arriva a riva
nascosto tra gli anfratti della
costa
che lo strazia, lo rompe
e lo fa apposta per vedere
se tramite la schiuma si dissolve
o si lava la faccia che ammolla
morti che non gli appartengono,
vite non predestinate,
soccorsi mancati alla chiamata,
bestemmie della terra immacolata,
erosa, eretica , prosastica
coi sui strapiombi a sfidarlo
come i tarli che hanno
tanto di quel tempo per farlo,
pazza per quanto già ci ha perso
della sua feracità,
ma non depressa
espressione e immagini
di voli arditi
che pochi affrontano
ma che tanti agognano
in gare che godono
della pazzia di pochi
di solitari amanti della follia
che agogna ali
e insegue i miti
che raccontati da sempre
infiammano i respiri
di chi non vede
che altre vite
davanti a sé .
La mia ha tanto mare che arriva a
riva…
Dorme la sera a cento passi da me
ed io con lui perso nei ricordi
di quando mi girava tutto intorno
chiudendomi in una linea
che sembrava retta
come il filo di una lametta
pronta a separare il mondo
dalla fretta
di un ritorno
con un contorno ormai astratto
distratto dal quotidiano vivere
di sensi incompresi
e di sottintesi sguardi
che non possono far tardi
e vogliono
traguardi brevi
per un sonno profondo
fino in fondo alla notte
per il nuovo giorno
di cotte e di crude,
atti concreti
di pazzie contrapposte
tra proposte di destra e sinistra
e un centro dimenticato
per le troppe follie
che ha predicato.
L’erba spada
ha fatto il suo tempo,
ora è quello
di non lasciarsi andare
oltre un sospiro.
La resa dei conti è vicina.
O si vive poveri e onesti
o si vive tutti felici.
Gioacchino Ruocco
05.10.018 Ostia Lido
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