Gioacchino RUOCCO
e
sentimenti
raccolta
di emozioni poetiche
Dedico questo mio
lavoro
a
mia moglie Anna;
ai
miei figli Sebastiano, Pasquale e Mariasole;
ai
miei genitori:
Sebastiano e Raffaela
alle
mie nipoti: Jane,
Luce e Colomba;
ai
miei nonni materni e paterni; Domenico Gragiulo, Teresa Fontana
Gioacchino Ruooco, Erminia
Longobardi
ai
miei fratelli, in maniera partico Erminia che canta ancora
qualche mia canzone;
al
mio amico (prof. d’it.) Giuseppe
Iorio che non ho mai
ringraziato abbastanza;
alla
prof.sa Ricci
per la stima che
mi dimostrava come a un grande poeta;
a
tutti quelli che nel tempo hanno contribuito alla mia
crescita;
a
quelli che da subito mi
hanno assicurato la loro stima;
a
quelli che, ogni giorno, mi leggono su “Sala d’attesa
Rg poesie” Google;
agli
amici che
ho perso per strada;
all’editore Pacelli che mi stamperà……e
che ogni tanto mi ricorda
che esiste…per farsi ricordare e ricordarmi
qualcosa…
di veramente importante
Due parole di
presentazione.
Cesare
Pavese asseriva che lavorare stanca, ma stanca anche me che scrivo versi o
sulla carta quando sono fuori casa o sulla pagina del computer. E’, a mio
giudizio, un lavoro che mi stanca anche se mi dà gioia nello scaricarli dal mio
cuore e dalla mia mente dopo un accumulo si sensazioni e di emozioni che si
accumulano dentro mentre vivo la mia vita curandola farmacologicamente,
riposando il mio corpo quando ne sento la necessità, preparando, a volte da
mangiare, facendo la spesa o leggendo i giornali che mi arrivano per abbonamento, parlando con
mia moglie per risolvere una giornata in
maniera positiva o aiutandola a sbrigare le faccende di casa o recandomi alle
poste per pagare bollettini postali che non domiciliati. A volte accosto la
macchina al marciapiede e su uno dei mezzi fogli che porto appresso prendo nota
di quello che mi passa per la mente e va evolvendosi parola dopo parola.
Scrivo
dalla tenera età di tredici anni e non ho mai smesso anche quando mi sono dedicato al mio lavoro di
preventore negli ambienti di lavoro.
Continuo
però a chiedermi : - Ma che razza di gente sono i poeti,a cne se ho ricevuto
una cosacrazione dal mio prof. d’italiano al tempo in cui frequentavo
l’Istituto Nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento facendomi pubblicare alcune
poesie in dialetto napoletano su un giornale della zona ?
In
risposta e in maniera affermativa mi
permetto di dire, con un poco di presunzione, che sono anche quelli che
riempiono i fogli su cui scrivono utilizzandoli soltanto in parte per assecondare
le misure metriche o le cadenze ritmiche ed espressive del momento creativo in
cui vengono a trovarsi ancora legati
alla
metrica e alle figure previsti dalle
strofe in cui i versi sono legati tra loro dalle rime e dal numero di versi che
le compongono.
I
miei pensieri maturano come il vino, come le conserve e hanno bisogno di cura e
di tempo per misurare la loro capacità espressiva per cui conservo il timor
panico di metterli sulla carta stampata senza prima averli letti e riletti
infinite volte non mi basta mai anche quando mi sento sicuro….
Lavorare
stanca, ma non mi dò mai per stanco quando avverto la necessità di mettere nero
su bianco.
Mi
alzo di notte per annotarli, fermo la macchina e mi accosto per farlo quando
viaggio, se cammino mi fermo per annotare quello che la mia anima mi suggerisce
o mentre aspetto invece di fumare.
Continuo
a farlo dovunque mi trovo e “se stanca” mi sento, come ho scritto, felice di
stancarmi senza vergogna.
Quello
che cerco necessariamente di fare è accertare che le mie esternazioni siano in
accordo con i miei sentimenti, con il
mio mondo morale, con la mia politica sociale che intendo e la mia formazione
umanistica che rifiuta come principio i dogmi e le verità soltanto per pochi.
Per
me vale più il dubbio che le certezze, più il cuore che il dolore che fa imbarbarire
l’umanità tracciando limiti e distanze allontanandoci da quelle che sono le
uniche certezze fisiche e matematiche fin qui raggiunte in maniera verticale ed
orizzontale sulla concretezza della nostra
esistenza senza implorare la necessità della violazione delle regole di
stabilità dell’Universo di cui ignoriamo ancora l’immensità e i limiti se mai
ce ne sono.
Soltanto
un Dio a nostra immagine e
somiglianza poteva incorrere nelle
carenze creative fin qui accertate ed è inimmaginabile che ci creò solamente per quello che facciamo ogni giorno,
manifestando a volte tutta la nostra disumanità specialmente quando facciamo
del male ai nostri simili e ammazziamo animali senza necessità di
sostentamento.
A
tutto il resto ci penseranno quelli che
verranno appresso che forse avranno più fortuna di noi nel comprendere il
mistero della creazione e daranno luogo a un verso più libero del nostro ed
avranno gesti creativi che non riesco ad immaginare.
Mi
alzo al mattino e mi preparo a dire la
mia, per fare o disfare quello che ho fatto, ma anche per accompagnare chi mi vive
affianco con un sorriso e con tutte le buone intenzioni di vivere senza discriminanti,
incomprensioni e rimpianti per quello che siamo o potevamo essere o per come viviamo
sotto la nostra latitudine per poter essere felici assieme ai nostri
simili con i nostri limiti migliorando la
comprensione della realtà che ci
ospita e l’utilizzo delle parole che adoperiamo di cui dovremmo avere più
coscienza per quello che veramente significano e ci fanno dire e non soltanto
per il desiderio recondito di raccontarla a modo nostro per farla franca ancora
per un altro giorno.
L’Autore
A Ostia si vive
paralleli al mare
e una distesa verde
che brulica di tutto
per ingannare il tempo.
A volte brucia
per chi da sempre specula
dal verde agli arenili
per farne soldi
che poi non sa usare.
Tolta dagli acquitrini,
terra di disperati
e gaudenti
per una notte e via,
di meglio non possiede
chi non sa sognare.
Terra di sgombro
con le sue pene
che non finiscono mai
da un acquazzone in poi.
Manca Nerone
per completare il rogo
tante volte innescato
e andato a male.
Sono anni
che ci hanno tolto il mare
che sbatte
per chi lo usa
per giornate
magre di lavoro,
di fritti
che danno all’aria
l’odore dei diritti
sempre agognati
aspettando
una domenica di festa.
Ostia è
di chi viene a dormirci
per una notte sola,
di chi non ha parole
per farne poesie.
Ostia
è quella parola
che fa girar la testa
sui cui da secoli
arano
quelli che la fan dannare,
i fuori usciti e i domenicali
che speculano
e gli artisti occasionali
solo per farne
un set per sognare,
teatri di mezzora,
di non saper che dire,
di non saper che fare
per mentire a se stessi,
di un fritto che va mangiato caldo
con una fame lesta
che se portato via
si fa stantio a tarda sera ,
quando il sole in cielo
prova a sbracarsi anch’esso
sull’arenile
stanco
come quelli che arrivano
solo per qualche istante.
Ostia Lido 24.11.018
Attesa
L’attesa che mi hai proposto
mi rattrista il cuore,
mi fa pensare a che uomo sono
e se ti posso attendere
per quanto.
Mi spingo avanti
con gli stessi gesti,
con le stesse sensazioni
che a volte ti stravolgono
e mi guardi
con lo sguardo implorante
che mi dice
di non travalicare
la linea di confine
che dalla convenienza in poi
ti trattiene
dal dirmi
che di certo
sono io il tuo futuro.
La mia sofferenza è manifesta,
la tua che si trattiene
non mi basta.
L’idea
che mi resta di te
è di mettere un punto
a quel ch’è stato
e lasciar perdere
le coordinate
che di giorno in giorno
hanno devastato
tutti i sentimenti
e l’incoscienza
che non oso dire
dove mi ha portato,
a quali gesti
o sconfinamenti…
devastato.
Ostia Lido 28.11.018
Adesso
Adesso
o mai più…
Ma
come farò a vivere
ancora
un istante
facendo
finta di niente ?
Senza
ricordare
i
tuoi propositi
che
promettevano più dei miei
una
vita assieme
senza
un litigio,
senza
invidie
e
un cielo mai grigio
anche
se piove
qui
da noi
continuamente.
La
gente non credeva
ai
propri occhi,
come
oggi non crede
che
davvero
abbiamo
litigato
per
stare
eternamente
lontani
come
già
ogni
parola
fa
un verso.
Mi
sentirò depresso ?
Era
una vita
che
ti guardavo
scendere
le scale
per
andare
nel
verso della strada
opposto
al mio.
Sarà
la stessa cosa
o
cambieremo casa
ancora
un’altra volta
per
stare lontani
e
dire:- Così sia ?
Ostia
Lido 25.11.018
Almeno o al più
Almeno o al più
non fa poi differenza.
Senza di te
o senza di me
il mondo può starsene
senza.
Sono giorni
che nessuno ci
cerca
alla ricerca
della propria
sopravvivenza.
La credenza
non crede
ai nostri digiuni
e le convenienze
non ci portano
troppo lontano.
Quante volte,
svelando il
mistero,
abbiamo visto
il cielo
incendiarsi
e poi rifarsi
concreta
la nostra
speranza.
Abbiamo cambiato
cieli
e distanze
ma la stanza dove
dormiamo
è ancora la
stessa
e se avanza
ancora l’idea
faremo ancora
l’amore
dimenticando il
dolore di oggi,
almeno io,
che non ho più il
coraggio
per correrti
dietro
fino a un nuovo
villaggio.
Ostia lido 09.01.019
Per un istante almeno
Per un istante
almeno
ti guarderò negli
occhi
per capire
dove ci siamo
persi,
dov’è che
l’universo
ci ha divisi,
si è fatto troppo
grande
all’improvviso.
Sul tuo viso
le rughe sono
assenti,
sul mio grava
un poco di
stanchezza,
due volti
senza ebrezza
in questo
istante.
Fino a quando
non avremo
trovato
i bandoli della
matassa,
ognuno il
proprio,
non saremo gli stessi,
ma ancora a
sopravvivere
con ragioni
alterne
e delle
convenienze
che non sono mie.
Come l’altra sera
che mi passasti a
fianco
dimentica di me.
Cosa era successo
ancora non lo so.
Sarò perverso a
insistere ?
Ma se non lo
faccio
mi caccerò
forse in un
anfratto
dove sarà
difficile
scovarmi,
forse per
perderci
con la scusa del
freddo
che già avanza.
Ostia Lido 25.11.018
Venni una notte…
Venni
una notte a piangere
la
mia morte imminente
vicina
a un’ora quasi
dall’inatteso
gesto
dell’amante
occasionale.
Tra
me e lui
non
c’era alcun pretesto,
nessun
verso controverso
nella
vita di ogni giorno.
Io
prendevo dagli altri
quello
che la vita mi offriva,
compagni
occasionali
per
un manifesto desiderio
di
solitudine interiore
nell’ascolto
silente
della
mia anima in pena
costretta
ad un rapporto ingrato
da
un controverso senso
del
mio essere
costretto
a fare un patto
con
me stesso
nella
voglia dell’altro.
Mi
persi in quella notte
senza
bestemmiare
contro
quell’immane
bestialità
che
non di sacrificio si trattò
ma
della perdita
di
qualcos’altro
dal
nome più incivile.
E
fu la bestia sua a dilaniarmi
lasciando
il corpo mio
nel
ludibrio
degli
occhi sgranati
che
vennero a cercarmi
e
mi videro per primi
disperati
che
non avevano
su
di me alcun diritto
per
annientare poi la mia immagine,
la
mia voce e il mio corpo derelitto
nel
delirio
di
una coscienza atterrita
e
vaneggiante
di
chi sa che un’idea
politica
e sociale
presa
pretesto
per
giustificarsi.
Figlio
giammai di nessuna colpa
per
cui non pagavo
che
il mio peccato
di
esser nato
nel
giorno sbagliato
che “Dentro la tua grazia
riconobbi
la mia angoscia
e
“ la solitudine dannata che mi desti”
e
l’infinita fame d’amore
che
all’altro mi portò senza dolore
a
quel dolore che genera
il
pianto che ristora
che
non è mai
ragione
d’essere perverso,
perché
“di corpi senz’anima
perché
l’anima mia era solo in te
che
sei mia madre.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta che ha, l’unica forma”*
ch’è
ormai finita….
Ostia Lido 24.11.018
*da Supplica a mia madre … PPPasolini
Altrove
Se
qualcosa
ancora
riposa
non
è del tempo di oggi
e
neppur di questa notte
che
ha rotto affannosa
fuori
al terrazzo.
Un
imbarazzo
che
addosso mi mette
una
febbre da matti,
pensieri
che a tratti
non
mi faranno dormire,
uno
stormire di foglie,
le
ultime
ancora
sui rami,
sparse
alla lunga lontano
come
strame
di
sorrisi spenti,
un
Fogazzaro
di
altri tempi.
Non
gocciola più
la
grondaia.
E’
sta divelta.
I
passeri adesso
andranno
altrove
a posarsi,
altro
pane
per
durare
un'altra
stagione,
altri
inganni di voli,
più
radi, più brevi
e
un riposo
in
un nido nascosto
lontano
dal vento,
in
un buco del muro
quasi
un convento
di clausura.
Ostia
Lido 22.11.018
Anche oggi…
Anche oggi
mi sono arreso
all’andazzo del tempo
che piove, ripiove
e adesso piovendo.
Poi torna
con nuvole grandi
prese chi sa da dove
o con quella andata
fuori campo
anche in assenza di vento.
Intorno i germogli
son spenti.
Sul terrazzo nei vasi
non senti
l’agitarsi
di nuovi fermenti.
Al momento
ci son semi
che il terreno bagnato
ammuffisce.
Se fosse tempo di canzoni
andrei fuori a cantarne.
Ma non riesco
nemmeno a sognare.
Stanotte
il buio
era vuoto.
Non c’era neppure
più un sasso
ad un passo da me
da tirare lontano,
da far scivolare sull’acqua
ridotta dai venti, al momento
increspata,
una tempesta
furiosa.
Ostia Lido 22.11.018
Ancora
Ancora a chiedere
a Dio
perché mi ha
messo al mondo,
ancora una volta
in più
a mettere in
mostra
i miei difetti.
Ma cosa ho fatto
per meritarmi
tanto ?
Volevo avere
una carriera da
santo,
ma sto ancora a
parlare
dell’uccellagione
in una stagione
che aveva portato
dappertutto
una fame da lupi.
Si posavano
davanti casa
arrivando dal
mare
e il cane
le prendeva e le
portava
fin dentro
o nella stalla
affianco.
Lo stormo era
stanco.
Si posava a terra
ignorando la
guerra
di quei giorni
come la manna nel
deserto.
Ad uno ad uno
ne liberai molti.
Tutti quelli
in grado ancor di
volare.
Gli altri non
riesco a ricordare.
Furono il mio
primo peccato
di sopravvivenza.
Le starne, altri
uccelli,
passarono
lontano,
senza posarsi
nemmeno altrove,
ma ogni tanto
l’aria si
ubriacava di voli
chioccianti.
La tentazione era
grossa
ridotti all’osso
della sopravvivenza.
Rari sterpi da
bruciare
e una
moltiplicazione dei pani
senza miracoli.
Sui rami soltanto
quel frutto
che un adulto
coglieva
quasi acerbo.
Anche le formiche
erano ferme,
stavano
senza niente da
fare.
Ostia Lido 16.11.018
Andare a vuoto
Andare a vuoto
è soltanto un modo di dire
come per dire
che ti è andata male
nella tua vita ancestrale
e sei venuto al mondo
per trovarne un'altra.
Il mondo come è tondo
così è quadro
come quelli che appendi
ancora ai muri
della tua casa,
ma ogni cosa
non succede invano
gira che ti rigira
che vai avanti e indietro
quel vetro rotto
sembra fatto apposta
e con la faccia tosta che ti trovi
abusi della beltà dell’altra
per parlare della tua arte
troppo manifesta
mentre il vetro arriva
col vetraio.
Se vuoi
qualche avverbio da indossare
non aspettar domani
visto che ci sai fare.
Lesto lesto
senza lasciare tempo al tempo
attacchi un manifesto
della prima mostra
e mostra
tutta la faccia tosta che hai.
Non si sa mai.
Se ti va bene
ti togli dalle pene
come quando facevi due passi
all’imbrunire
mentre chi suona il contrabbasso
sta ancora lì
a frinire.
Ostia Lido 26.11.2018
Nel disordine
Il disordine
che tramonta la sera,
come la bufera
che, a volte,
si nasconde
all’orizzonte
per ributtare a terra
le cabine,
fa la sua parte
esibendosi
ad arte con forme
disarmoniche
e inquietanti,
ma affascinanti
allo stesso tempo.
Redivivo
mi attardo dove
posso
con l’osso del collo
che chiede
di sedermi ogni tanto
e con le gambe stanche
sul lungo mare avaro
di panchine,
sterile disegno
di un pensiero
in avvenire
di conservare la forma
camminando o pedalando
da un capo all’altro
dell’arenile
che lesto
ti conquista
col bagnasciuga
che sembra di lattuga
e non di mare
tanto è ruffiano
quando perviene
a riva.
Ostia Lido 18.11.018
Quello che avanza del tempo
Quello che avanza del tempo
lo spendo
guardando il mare
che si stende
piatto
fin dove
gli riesce
o non gli rincresce.
Come un attore nato
aspetta
il ciak:- si gira.
E allora
si scatena
il paravento.
Fa onde grosse
con accenti gravi
e arriva o non arriva
col catrame
che dentro vi hanno scaricato
per farlo bestemmiare
alla romana.
Ciak: scena seconda
esterno mare.
Qui le lampare
non ci sono mai.
Questo
è un mare di telline
da grattare lentamente
dalla sabbia,
delizia
a cui qualcuno mira
con gli spaghetti
al dente
e peperoncino
con un bicchier di vino
bianco
per cantare.
“Frasca de mare
quanno te sto a guardare
me scordo er monno sano
e m’arilasso
andando lungo il bagnasciuga
passo passo
coi piedi dentro l’acqua
che me stracqua
co’ tutti li pensieri
che voglio lascià a ieri
sopra ar molo
come un gabbiano
a prennere
un ber volo
pe ritornar felici
se lo vonno.”
Ostia Lido 18.11.018
Quello che posso dirti
Quello che posso dirti
è che domani
ripasso l’arenile
palmo palmo
e dove trovo il punto per sognare
metto da parte la storia
e mi butto a mare
per un nuovo battesimo
per pensare
a cosa debbo fare
o con la barca
o starlo a guardare
da un terrazzo.
Cercherò
l’occasione migliore,
dove il sole arriva
senza portare ombre
che da sempre armano
evasioni
da tutto quello
che alla fine
diventa superfluo,
ingombrante,
una teoria
di malinconie
addormentate
durante i tempi morti
dell’ inverno.
Voglio restare
da solo
per vedere un sogno nascere
senza molestie,
senza il torpore
di finestre chiuse.
Non voglio implodere
nella polvere asfissiante
della pianura,
ma con l’occhio al verde
della radura
che dietro casa
porta un respiro adulto
misto di frutti e di terreno
che il Tirreno appoggia
sul suo fianco
mai stanco di tanta storia
e di memorie
che dovunque resistono
alleviando il passo
della corsa
in lassi di tempo
con tanta poesia
e sentimento
come l’edera, la menta,
le canne, il fico
perenne amico
della mia fame
già da bambino.
Adulto oggi
senza orologi
che ricordano il tempo,
come un morto vivo
voglio disteso
starmene al cospetto
di un petto mai avaro di dolcezze.
Il contorno
che credo meritato
ha qualche pena
che di ciaramelle
non si rallegra
ma di adulte sembianze
della storia.
18.11.018
Ringrazio chi ha vietato
Ringrazio chi ha vietato…
……………..
in quanto stanco
col fianco che mi duole.
Mi siedo sulla panca
a contemplar le bici
che con un piede lesto
ed una buona gamba
vanno dovunque
anche senz’amici
pedalando
per alleggerire il corpo
da qualche peccato di gola.
La mia solitudine si siede,
dove capita o i piedi chiedono,
dove riesco ad arrivare
dove da solo
non voglio germogliare
in un abbandono
di questi tempi.
La mia solitudine
ha qualche pensiero da sbrigare,
ma non per condannare
qualcheduno
che pure ce ne stanno
che con l’affanno corrono
per arrivare al dunque.
Speravo in alto mare,
ma qualche cosa
mi ha lasciato a terra
a sudarmi le mie ore
di vita,
le cose che scrivo
e lascio nei cassetti
ormai pieni, ricolmi
fino all’orlo del mio cuore.
Aspettando…
Quante volte ho dovuto aspettarti
e ogni volta sconvolgendo i pensieri
per continuare ad amarti,
per non odiarti
per un solo un minuto
di detestato ritardo
o in un’ora
sempre con lo stesso
sapore di idee
che aspettano l’ora
di ritrovarti al ritorno
senza tedio ne affanno.
L’amore ha soltanto un’idea
di averti per tutta la vita,
sconvolta o appassita
come un fiore
o un dolore
che provo a non dirti
per non farti
cambiare l’opinione
che conservi di me.
Roma
06.11.018
Assai
Se è quell’assai
che, a volte,
dico io,
proverò
a benedirti
ancora
senza rimpiangere
il tempo ch’è già
stato.
Non so dirti,
forse i
sentimenti
non si spiegano,
neppure i raccapricci
vanno intesi.
Se un verso
distende i miei respiri
qualcosa mi è
successo
nei deliri
che mi assalgono
nell’impresa di
amarti.
Se poi è assai
allora mi son
messo
in mezzo ai guai
per dover
ripetere
l’istanza
che dall’una
e dall’altra
parte
avanza pretese
che il desiderio
assurdo
ancora agogna
come rime baciate
.
Le consonanze
stanno invece
come il miele
della lontananza
che di solito fa
dire,
fa sognare….
Ostia Lido 11.01.019
Bene
Bene o male
o più male che
bene ?
Più bene
perché conviene
ad entrambi,
a noi due
e senza troppi
giri di parole
che ad una certa
ora il sole tramonta
e arriva una
nuova giornata
che se giocata
a più tardi…
mi passa la
voglia
di fare, di dire
e il tempo si
spoglia
di ogni speranza
e i ritorni
son giorni
di abitudini,
di cure di magro
e di sguardi
che danno l’idea
del di là da
venire
o di quello che
avanza
come “la morte
non….*”
riguardasse anche
noi,
che “Anche i tuoi
cani son morti…*”
Ostia Lido 11.01.019
Certo
Sfociando nel sicuro
dà la misura
del nostro saper fare
anche se il rammendo
vale per il momento
topico
da superare.
Compiacersi
porta ad arrendersi,
a sfiorare appena i sogni,
le tue labbra di corallo rosa
con la mariposa
delle mie
che tiepide al tuo sguardo
stanno
quasi sempre a sospirare
un tuo bacio
ma non alla stazione,
nelle tue partenze
quando ti accompagno
al treno che limita
i miei gesti
all’istante del suo fischio
o del capotreno.
Un bacio che sia un bacio
un bacio vero.
Ostia Lido 11.01.019
Come
Non è di certo
un bel modo di dire
che va a finire
che sto pensando
o stai pensando
ad altro.
Come …se fosse un gioco
a giocar col fuoco,
a scervellarci come può essere
la cosa che tu pensi,
come se il tempo da perdere
fosse infinito
e noi per non stare a guardarci
provassimo
nel gioco
a ritrovarci ancora.
Come…. il fuoco che brucia,
l’acqua che ristora
quando c’è sete,
l’amore che rinfranca
e ti rincuora
quando il dolore
sta arrivando forte,
come la noia
che a morte ci condanna…
Ostia Lido 11.01.019
Come ?
E’ un avverbio da sordi
o di chi non vuole capire,
ma io
che intenzionato a finire
i miei giorni
in maniera diversa
da come iniziai,
a poco a poco
ho imparato
ad accendere il fuoco
per bruciare ogni spazio
di vita
che indietro mi porta
aprendo la porta ogni
giorno.
Cambiando paesaggio
ho messo altri frutti a
seccare
per non dannarmi l’inverno
che poi eterno non dura.
Sono le altre stagioni
che con inganni
fanno stendere i panni
e poi piove.
Poi secca l’insalata nell’orto,
poi brucia la brina
e il vento che tira
porta via ogni cosa.
L’inverno
è la stagione
che consiglia il riposo,
che il grano accestisce
e si capisce meglio
la resurrezione,
ma non la pasqua
con una condanna
fatta col cuore
e non la ragione.
Ostia Lido 16.11.018
Domani
Andrà che passa anche domani
e nelle mie mani
resterà quel poco
che scalderò sul fuoco
della ragione.
E’ più buono
un pasto caldo
anche se è solo
un filo d’erba,
un frutto di selva.
La scelta presenta
tante lagnanze:
le lontananze
che si son fatte
da astratte concrete.
Serpi silenti,
assenti per anni,
che ora mi danno
un senso di colpa.
Si vive per gli altri
o soltanto per noi ?
E l’amore cos’è ?
Un tiepido inganno
che di anno in anno
muta i pensieri ?
E’ un affanno
che andando al sodo
lo scopri in un brodo
di giuggiole
per la tosse hai ?
Ostia Lido 26.11.018
Dopo, ma quando…
Dopo, ma quando ?
Prima di sognare
o di rimandare a un tempo futuro
per essere sicuro
di una riuscita ?
Se pensassi
ch’è finita l’attesa
e adesso posso
come un germoglio
improvviso
saltare fuori della terra,
rompendo la zolla
che mi tiene a sé
per non farmi
divellere dal tempo
dovrei essere sicuro
almeno per un po’
che la tempesta
è finita,
che la ferita
non dura,
non si riaprirà
per non dare
pena al mio cuore,
per darmi un altro dolore
oltre quello dello schianto
che mi ha fatto volare
nell’aria
e poi cadere a terra
meravigliato
di ritrovare intorno
ancora ospitale
un suolo bombardato
e genuflesso
ed io stanco, fesso
fino alla noia.
Fin dove, quando
mi toccherà ancora
senza spaventarmi
anzi ridendo
come un matto
poter stare
coi piedi per terra
e non traballare ?
Fino a quando durerà ?
Finché la guerra
non si sposta più avanti
dove ce ne sono davvero.
La nostra
è spoglia di rosari.
In casa
abbiamo sempre appeso
salcicce e soppressate..
Ostia Lido 25.11.018
Ecco
Il tempo che ci è voluto
per arrivare fin qui
non è bastato
per dire sono arrivato
alla fine.
Il confine che resta
è come se fosse più avanti
di dove sono arrivato
nonostante che i metri da fare
siano pochi.
Bisognava ancora dannarsi.
Gli ultimi passi
son come lo spasmo
di una porta che striscia
per terra.
Sembra
un’esperienza di guerra
che non lascia scampi.
Il cecchino
è sempre appostato
alla fine del verso,
alla fine
dell’ultimo passo
quando il tuo nome
ti arriva
da chi ti aspetta
per darti l’idea
che si è fatto di te
giocando a croce o testa
sulla vita
che ancora ti resta.
Ostia Lido 11.01.019
Eternamente
Non è un pretesto
per dire sempre,
quanto tempo
deve durare ancora
questa mezz’ora
che ha già in sé
troppi tempi futuri e passati
e questo avverbio
non gli appartenga.
Se arriverà
fino a domani
è grasso che cola,
così mi dicesti
per il tempo futuro.
Ti guardo negli occhi
non dura.
Il tempo futuro
è cosi breve
che non sento
la sua grevità
nel profilo che hai,
nei baci
che ogni tanto mi dai.
Tu sei fatto – mi dicesti -
per una moglie gallina
come Saba cantava e scriveva
sfruttandone le penne
come pennino.
Ostia Lido 24.11.018
Fino a quando…
Fino a quando
senza portarti via
mi sarei ubriacato di te
nonostante il tempo avuto
per pensare
se era ancora il mare
la mia vita
da navigare.
Quando mi chiedevano
cosa volevo fare
allungando il dito all’orizzonte
dicevo il mare.
Il mare è tanto grande,
non mi farà stancare
come il sole in campagna,
come i solchi
che facevano naufragare
le mie barche
di zucca.
Dove volevo andare
non lo sapevo ancora
e come farlo
che già sapevo arare
e ammarrare un solco
per deviare l’acqua
nell’altro tornando indietro
ancora da dissetare.
Sognavo
ma senza un volto vero da inseguire
dovunque.
Era il mio sogno in avvenire
anche tra le ombre
ancora ad inseguirmi.
24.11.018 Ostia Lido
Fuori al terrazzo…
Se qualcosa
ancora riposa
non è del tempo di oggi
e neppur di questa notte
che ha rotto affannosa
fuori al terrazzo.
Un imbarazzo
che addosso mi mette
una febbre da matti,
pensieri che a tratti
non mi fanno dormire,
uno stormire di foglie,
le ultime
ancora sui rami,
sparse alla lunga lontano
come strame
di sorrisi spenti,
un Fogazzaro
di altri tempi.
Non gocciola più.
La grondaia
è stata divelta.
I passeri adesso
andranno altrove
a posarsi,
altro pane
per durare
un'altra stagione,
altri inganni di voli,
più radi, più brevi
e un riposo
in un nido nascosto
lontano dal vento
in un buco del muro
quasi un convento
clausura.
Ostia Lido 22.11.018
Già
La
meraviglia era
che il volo
poi non era
come
l’esplosione
che intorno
a noi
aveva
provocato
la bomba
cadendo.
Nel terreno
c’era un
buco profondo
più di
qualche metro.
Ci vennero a
cercare
circospetti
appena il
rombo
si fu
allontanato.
Trovai mia
zia intorno
come il
fiato
che mi
ridava vita.
Lei nel
guardarmi
mi prese a
sé piangendo,
tremando
mentre io
restavo
fermo ad
aspettare
che il cuore
ritornasse
nel mio petto
a vibrare
sognando,
dormendo
appresso al
sogno immacolato
che stavo
facendo.
Ostia Lido
Gli avverbi
Gli avverbi
sono soltanto dei modi
e dei tempi indecisi
con cui
mai fare le cose ?
Non importa che cosa
e se vanno fatte,
ma non servirti di me
con quell’aria da spiritosa
di chi allude
e non delude mai
con la sua presenza
la compiacenza
di esserci stata
con la deferenza
di avere ascoltato
e sentite cose astratte
poco adatte
al divenire
se non quando
c’è ne bisogno
come salire e scendere
senza ascensore
quando il cuore
non ne ha ancora bisogno.
Ostia Lido 26.11.018
Se non mi….
Se non mi fermo un attimo
non avrò mai un pensiero da dedicarti,
quello sguardo sottile
che ti innamora di me.
Sopra le mie palpebre
la stanchezza è evidente
come per ogni perdente
che la tira per le lunghe.
Se l’amore fosse fatto
soltanto di gesti
dovrei correrti appresso
in un gara che mi vede
di sicuro perdente,
e saccente fino alla noia,
inclemente
come il tempo di marzo.
Mi fermo e ti aspetto al mio varco
che mi conviene
come un arco di trionfo
che ti attende dopo i primi contatti.
Ostia Lido 29.07.018
ORA
A ripensarci
non mi piace affatto.
Mi togli dal piatto
anche l’ultima briciola
di pazienza.
La mia dieta
è un’eccellenza
che mi ha fatto perdere
già parecchi chili
e non quintali
come predicano gli altri.
Una misura ci vuole
nella vita
senza farne un dramma
o metterla per forza
sopra al pentagramma
per farne il successo
degli ultimi anni.
Voglio vivere cosi…
mangiando quel che basta,
due forchettate di pasta.
Una fetta di pane,
forse è troppa.
Sulla groppa però la porto io.
Diventerò leggero
come piuma ?
Mi metterò le pietre
in tasca
e me le toglierò
se cado
dentro al fiume.
Scenderò, invece, con te*
le scale ad una ad una
salendole assieme
se non ce la fai.
Guai a me
se ti darò dei guai.
Ostia Lido 25.11.018
·
Montale da “Satura”
Ormai…
Non era nel principio
e ad una fine
non ho mai pensato.
Arriverò al dunque
come gli altri
ma senza disperarmi.
Sarò un ricordo
triste e addolorato ?
Ti ho raccomandato
mille volte
di non farlo.
Ricordati di me
del mio sorriso,
delle mie irriverenze
che sul tuo viso
mettono corruccio.
Ricordati di me
quando lo vuoi
senza che io diventi
la tua malattia.
Se ancora esisto
cercherò
di venirti incontro.
Non te lo racconto
per renderti felice.
Sicuramente
sarò un’energia
che dilata il mondo
per farlo ancor più grande,
un paradiso
che se dovesse esistere,
saremo tutti santi
che non bestemmieranno
per non farti irritare
a somiglianza
di un solo padre
che ha avuto tante donne
per strafare.
Ostia Lido 25.11.018
Oramai…
Oramai assuefatto
non mi son più distratto
per il tuo invito.
La noia che annoia
ha tutto il tempo che poi
ti ho dedicato
senza addolcire
il melangolo
del tuo cuore.
Chi sa quanto dolore
dovrò coccolare ancora
per vederti sorridere
come il tempo
che ride
dalle tue parti.
I vetri che un tempo
stavano a salvaguardia sopra i
muri
ormai senza spigoli aguzzi
stanno come gli struzzi
a sopportare ogni cosa
che il tempo prepara.
L’amara gelosia
è come un’agonia
a giorni alterni
e la mia poesia
un viatico
alle tue intemperanze.
Se ti avanza
qualche minuto
di bel tempo
metto al sole i miei panni
ad asciugare
prima di prendere il mare
per provare
a ripartire
per ritornare
quando la noia tua
sarà finita
come una bomba d’acqua
ormai di moda.
Hai la bocca
come la soda caustica.
Ogni parola brucia
e rende stracci le mie
che non fanno più storia
ma soltanto un lamento
che sento
mentre lento lento
ti accompagno
quando c’incontriamo
controtempo.
Ostia Lido 28.11.018
Ottenere
Ottenere
non vale di certo
l’avere
che ancora non c’è.
E’ un concerto di voci
che danno un respiro
ai nostri sguardi
che ardono di diffidenza.
Esistiamo
finché le distanze
sono tra noi
come campi minati.
Da quello che sento
nessuno si fida
dell’altro
che cerca da scaltro
la vana parola
che anche se detta
e maledetta non è
crea ancora
altre distanze
fra me e te e fra noi.
Ostia Lido 26.11.018
Quando avremo
Quando avremo
una visione comune
ne sarà passato di tempo,
tanto da essere eterni,
da restare
ancora a guardarci
per essere certi
di essere sempre noi stessi,
della nostra esistenza.
Non è
ne lo spazio
ne il tempo,
ma ancora pensiamo di noi
un accidenti
per fare altro
delle nostre occasioni.
Se scherzi, non credo,
ché adesso non posso,
ho altro da fare.
Ho tanti pensieri di te,
ma ancora non basto
a capirne uno
se non riassunto con gli altri
nei ritornelli
che canti da vamp.
Ostia Lido 26.11.018
Quando il treno
Quando il treno parte
ora non piangi più.
Son io che mi arrangio
come posso.
Prima mi facevo
rosso in volto,
ora un colpo di tosse
dietro l’altro.
Riesco appena a dire
che appena arrivo…
e il treno parte e grido
quel che posso.
Non so
che cosa capirai
ed io come mai
grido il tuo nome.
Tanto tempo fa
era cosi la vita.
Partivo e tu restavi
ad aspettarmi
con tanto amore
appresso da gridarmi.
Ogni giorno
Se m’innamoro
ancora ?
Ogni giorno.
Di quello che mi
resta della vita
e di quella che
un giorno
ho fatto festa
per fuggire con
te
per qualche ora
dalla finestra
che in quel
momento
era l’unica
uscita
ancora aperta.
Di te che
maldestra
rifiutavi i miei
baci
e non sapevi
cosa ti perdevi,
teneri perché
incerti
di qua dal
divenire
ammalianti e
forti
come il vento
che strappa le
vele
ancora ferme
per trascinarle
vie
nelle tempeste
che adorano gli
audaci.
E m’innamoro
ancora
capace
d’impazzire
per capire
dove può finire
la follia di un
bacio
e incominciar
l’amore
capace di durar
tutta la vita.
M’invento ancor,
a volte, di
fuggire correndo
fin dove
l’alito del vento
mi lascia in
piedi
fino a quando
cadendo
non ti trovo
davanti
a farmi la grazia
di un tuo bacio
che mi sveglia
dal sonno
e poi mi arrendo
nelle tue braccia
quasi fosse un
terno.
Ostia Lido 01.11.018
Salici piangenti…
Lungo la roggia
che portava via
la pioggia
e gli altri reflui dei campi
una lunga fila
di salici piangenti
correva alla campagna .
Chinavano le chiome
sopra l’acqua
che rapida fluiva
quasi a toccarla
come genuflessi
a conservare
la loro ombra.
Mi parlavi di loro
ogni volta
che ci passavamo
accanto
e Il loro canto
ti ringiovaniva la voce
ad ogni istante
mentre i loro colori
cadevano
a frantumarsi
perenni
entro l’acqua
che li portava via
a rinfrancarsi
la memoria
nelle valli appresso
ed io con loro
come a dissetarmi
alla tua voce.
Ostia
lido 04.12.018
La
rucola
C’è sempre qualcuno
che s’illumina
e piange di gioia
non solo al ricordo
di quello ch’è stato,
ma di quello che ancora
potrebbe avverarsi
mentre da sempre coltivi
i tuoi pensieri
mai arsi
di quello
che potevi essere
e non sei mai stato.
Un rimpianto
che allaga
più del Po
durante l’inverno
questa casa
che col mare davanti
resiste a burrasche
che devastano
il litorale
quando il cielo s’annuvola
ma fa rifiorire la rucola
che mi dona altro vigore
che rinnova il cuore
attaccato alla vita.
Ostia Lido 11.01.019
A Robert Frost...
Il tuo volto nel libro
da più di trent'anni
si è ingiallito
come in autunno
le foglie che cadono a tratti
nelle tue poesie.
Il tuo sguardo accigliato
mi riporta al tuo cuore
quando era stanco di riflettere
e di ammettere
che la vita confonde i pensieri
di oggi con quelli di ieri
e la ragione muta
col cambio delle stagioni.
Andare e tornare!
Quando mai è possibile?
Sarebbe come sfatare un mistero!
Sarebbe come svelare il creato
e la ragione del mondo
negando a te stesso
la tua vera passione
di calpestare
tutto il giorno le foglie
e lasciare che
il ramo
si curvi riponendoti a terra
come in un sogno o per gioco.
Ostia Lido 30/06/2015
Già inserita nella raccolta:
"La ragione e l'estasi" di G. Ruocco
A mio padre William P.F.
Crebbi nel tuo
disordine
meravigliato del
tuo amore
che trovavo
dovunque
ponevo gli occhi,
ad ogni tua parola
che mi cullava,
ad ogni alito di
vento
e ad ogni pensiero
che mi assillava il
cuore.
Inquieto come le
libellule
spesso mi perdevo
in sogni di un
ritorno alla terra.
Vedendo rami
altalenavo con loro
ritornando dove
l’amore
poneva il suo
germoglio
nel mio cuore
fino a conoscerne
le voci
fino a sentire la
terra
schiudersi sotto i piedi
per annunciarmi
le sue intemperanze
o la speranza
di un verde intorno
per grilli
dentro al folto dei
cespugli.
Quando mi colse la
neve
ritrovai i miei
passi
che seguivano i
tuoi
nella mia infanzia
e sottrassi alla
noia
i versi per cantare
la natura intorno
senza quel pianto
che la guerra
indusse
nei miei occhi
ancora bambino
dove l’acqua
rompendosi
formava
una oscura nuvola
nel cielo.
Ostia Lido 17.04.018
Controtempo
Chi sa quanto
dolore
dovrò coccolare
ancora
per vederti
sorridere
come il tempo fa
dalle tue parti.
Ormi assuefatto
non mi son più
distratto
per il tuo
invito.
La noia che
annoia
ha tutto il
tempo che poi
ti ho dedicato
senza addolcire
il melangolo
del tuo cuore.
I vetri che
stavano
a salvaguardia
sopra ai muri
ormai senza
pigoli aguzzi
stanno come gli
struzzi
a sopportare
ogni cosa
che il tempo
prepara.
L’amara gelosia
è come un’agonia
a giorni alterni
è la mia poesia,
un viatico
alle tue
intemperanze.
Se avanza
qualche minuto
di bel tempo
metto al sole
i panni ad
asciugare
prima di prendere
il mare
per ripartire
e ritornare
quando la noia tua
sarà finita,
come una bomba
d’acqua
ormai di moda.
Hai la bocca
come la soda
caustica.
Ogni parola brucia
e rende stracci le
mie
mentre ti
accompagno
quando
c’incontriamo
controtempo,
Ostia Lido 28.11.018
Ultimo
atto
Spirava il maestrale
quella sera
che mi gelò le ossa.
Era freddo,
più freddo del solito.
Sembrò un augurio infausto.
Non uno era il pretesto
per rimandare
il teatro
di quella gesta
che mi chiudeva gli occhi
a riparare le pupille
dal salmastro e dalla sabbia.
Si accese una finestra in lontananza,
dal faro
arrivò altra luce
che mi condussero in porto
al desiderio
che si faceva grande
come le pupille dell’altro
che mi trasse
di colpo
alla sua libidine.
Sia accese ancora
e caddi nella sabbia
giù bocconi
quasi a soffocare
nel gesto dirompente
dell’adduzione
del suo seme al mio corpo
che mi lasciò stordito
e lacerato nelle spire
di un grido
che bucò la notte.
Un rantolo
e non ci fu più fiato
nel mio corpo.
Quello che poi successe
hanno provato a dirlo
le cronache
e chi accorse
e chi mi soccorse
prima che la morte mi baciasse
come un sigillo
per portarmi seco,
Ostia Lido
27.11.018
Scavalcherò i muri
Scavalcherò i muri
e andrò scalzo
dove il cuore mi porta
sentendo sotto i piedi
il ruvido sasso
e
correrò
come quando la sabbia
bruciava sulla spiaggia
e il riparo
si trovava lontano.
Scaverò ancora frenetico
sperando che sotto
l'umido sentiero
ci sia ancora.
Ristare un po',
ma poi scavalcherò i muri
e scalzo me ne andrò
dove mi porta il cuore.
Settimo T.se 1967
Dalla raccolta "Un cuore in due"
di G. Ruocco
Quello
che posso darti
Quello che posso darti
è soltanto un sorriso,
un augurio
di una vita migliore,
ma qui sulla terra
non altrove.
Non ho voglia di fare
altre valige
per andare
all’altro mondo.
Girando girando
soltanto una volta
ho trovato
un sorriso ammaliante,
una innocenza
come la mia.
Forse era il sorriso di Dio
ch’era venuto a cercarmi
per non darmi altre
illusioni,
per non farmi soffrire
in mezzo al mare
che mi chiuse per mesi
in un cerchio
orbitale
come una linea continua.
Son rimasto a sognare
per mesi,
salvo gli approdi,
il tuo volto di donna
che al mio rassomiglia.
Avrei potuto ancora salpare
perché il mare
è qualcosa di particolare
ti ammalia
se ti vuole sul fondo
come un pesce a nuotare
nel suo mondo.
Ostia Lido 11.01.019
Indietro
Nell’anima delle cose
non sempre
c’è una pace
che ci appartiene.
Non sempre
è qualcosa
che mi prende per mano
per darmi coraggio.
Da sempre
ogni volta
che indietro ritorno
trovo case
che stanno ancora in piedi
senza poterci rientrare.
Ne son passati di anni,
di affanni,
di cattivi pensieri,
di pianti
senza arrivare alla fine.
Sono andato
e tornato
per sentirne le voci
di quand’ero bambino
da quando un lume si spense
e la mancanza
di un requie
che stanno
ancora a piatire.
Ostia Lido 25.11.018
Se m’innamoro ancora ?
Ogni giorno.
Di quello che mi resta della vita
e di quella che un giorno
ho fatto festa
per fuggire con te
dalla finestra
che in quel momento
era l’unica uscita
ancora aperta.
Di te che maldestra
rifiutavi i miei baci
e non sapevi
cosa ti perdevi,
teneri perché incerti
di qua dal divenire
ammalianti e forti
come il vento
che strappa le vele
ancora ferme
per trascinarle vie
nelle tempeste
che adorano gli audaci.
E m’innamoro ancora
capace d’impazzire
per capire
dove può finire
la follia di un bacio
e incomincia l’amore
capace di durar tutta la vita.
M’invento ancor,
a volte, di fuggire correndo
fin dove
l’alito del vento
mi lascia in piedi,
fino a quando cadendo
non ti trovo davanti
a farmi la grazia di un tuo bacio
che mi sveglia dal sonno
e poi mi arrendo
nelle tue braccia
quasi fosse un terno.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 01.11.018
Troppo spesso o sempre
Troppo speso o sempre,
diciamo quasi ogni giorno,
vado e ritorno,
anche se nessuno mi aspetta
e il lavoro non manca,
in tutta fretta
giù per la strada
perché da quando abito qui
raramente o visto formiche
nel terreno, in mezzo alla sabbia.
Nei muri di casa
non manca nessuno.
I gechi, i fuochisti, i pesciolini
d’argento,
le mosche al far di settembre,
le zanzare e gli uccelli
fuori al terrazzo
e le rondini dietro la trave.
Troppe volte mi attardo
a guardarli
come se avessi le ali
o sapessi che dire
per farmi capire
e ogni volta
non riesco a intuire
se spiccherò il volo
per andare lontano con loro.
Altre volte
col guaito del cane
mi son perso
dietro a un cespuglio
cercando qualcosa
che non capivo,
ma poi correvo
stupito con lui
compagno di giochi fedele
senza fiele,
senza rabbia,
ne scabbia
e ne altro.
Fino al mare
era lui a guidarmi
con le armi del gioco,
con il fiuto
che portava i miei passi
dove la sabbia
non era mai fuoco,
era meno bollente
ma sempre da correre
per tutti e due.
Giocammo
eternamente
fin quando durò,
fino al tempo
che andando a caccia
non ritornò
e nessuno mi disse
il perché
nei giorni seguenti
che ancora non sanno
come è finito.
Ostia Lido 26.11.018
Tuttora….
Se le delusioni
dovessero avere
un lungo decorso,
nonostante tutto,
per quanto restio,
affronterei
il trapianto di cuore
per non soffrire
di gelosia.
Non si può
mica patire
eternamente
anche se, tuttora,
ogni ora mi chiami
e vuoi saper di me
che sto facendo.
Sarebbe meglio:
- Mi arrendo.
Se ho bisogno
di un aiuto concreto.
Per fare che cosa
se tuttora
non trova riposo
la mia vita da single ?
Eppure
pensavo
sarò solo
chi sa per quanto.
Forse diventerò santo
che senza vantarmi
non bestemmio più
da quand’ero bambino,
da quando
qualcuno mi disse:
- shut up.
ed io che manco sapevo
gli
risposi:- Fuck off o fuck you…
Ostia
Lido 25.11.018
Se non mi fermo un attimo
Se non mi fermo un attimo
non avrò mai un pensiero da dedicarti,
quello sguardo sottile
che ti innamora di me.
Sopra le palpebre
la stanchezza è evidente
come per ogni perdente
che la tira per le lunghe.
Se l’amore fosse fatto
soltanto di gesti
dovrei correrti appresso
in un gara che mi vede
di sicuro perdente
e saccente fino alla noia,
inclemente
come il tempo di marzo.
Mi fermo e ti aspetto al mio varco
che mi conviene,
che come un arco di trionfo
ti attende dopo i tanti rimedi.
Ostia Lido 29.07.018
Se avessi
pianto
Se avessi pianto
sarei più felice
di quando un bacio
mi rinfresca il cuore.
Ogni attimo di gioia
è un paradiso in terra
come idea carnale
del mio vivere.
Quando ti guardo
e vedo sul tuo viso
lo stesso segno
mi si allarga il cuore
alla speranza
che più il tempo avanza
e più l’amore
ci darà piacere
ché il paradiso in terra
c’è di certo.
Ostia Lido 12.01.019
Gli altri giorni
Gli altri giorni
sono andato scalzo
lungo la riva del mare
a farmi bagnare i piedi
dalle onde
e a raccoglier conchiglie.
Nel sole
tra le canne per grilli
come un bronzo brunito,
nei campi
tra le paglie
come uccello
a pizzicare
le ultime spighe.
Lungo l’acqua del fiume
ho lasciato i miei sogni
come navi che corrono al mare
per tentare un approdo
per poter scoprire
dove vai a fare il tuo nido
quando scompari
all’imbrunire
nella sera
che nera
trattiene il mistero
più a lungo
di quanto non amo.
Settimo Tse 1967
Dalla
raccolta “Il cuore in due”
Autore
G. Ruocco - 1967
Vengo giù
Vengo giù
dalla cresta di un’onda
quando affogo ne letto
la sera
col rimbombo nel cuore
della risacca.
Dovrebbe essere stracca
anche lei,
ma la sento
che torna più forte
e ancora più forte
per farsi forse
calma domani,
più calma
di come vorrebbe,
uno sciacquio,
una carezza di Dio
che lambisca appena la riva.
Anche il mare si stanca
quando fa i turni di notte
e vorrebbe invece dormire,
e invece dal fondo arrivano
scosse di maremoto.
Quando l’onda si allunga
con l’alta marea
dal profondo del cuore
mi levo di tutto
e quel lutto
che mi porta tristezza.
per i torti subiti,
per i porti rinchiusi
privati di tante memorie
e dei tanti fratelli
che ne fanno la vita.
Una volta si parlava del tempo
degli odori, di profumi , di
spezie,
di Venezia, Livorno,
Costantinopoli
e di popoli che uno solo
eravamo nel mondo dovunque.
Ostia 12.01.019
A giorni…
A
giorni, uscendo di casa,
mi
troverò da sempre
mezzo
addormentato
come
l’aria mi vuole
nel
solito paesaggio
domenicale.
Ora
la piazza
è
piena di macchine
fin
sopra al verde
e
non vedo la mia
da
quando la cerco
nel
grande bivacco.
Che
faccio ?
Ritorno
a leggere ancora
quello
che ho scritto
o
lascio il fritto
a
chi mi sorpassa ?
Mi
giro attorno,
ma
senza alterami,
guardo
la glassa
che
dentro mi tiene.
Prendo
nota
della
mia impotenza
a
uscire dal guazzabuglio
che,
ormai,
è
un intruglio di umanità
che
cerca un varco
tra
una macchina e l’altra
per
arrivare a sciacquarsi
per
qualche ora
in
un giorno di festa,
lancia
in resta,
conquistandosi
un posto
sulla
spiaggia
e
ristare senza dannarsi
fino
a sera tardi
da
uomo di mondo qual è
che
tra il meno ed il più
dice
a chi rompe e gli rompe
un
“fuck you” tondo tondo
e
non solo
e
gli “….ortacci” e gli stracci
che
addosso gli tira.
13.01.019 Ostia Lido
In conclusione
Fu allora
Fu allora
che mi sentiì perso
e mi persi all'istante
nell'istante
che ci trovammo
a parlare di noi
col dubbio di sempre
se appartenersi
essendo diversi
poteva dar luogo a un
teorema.
Una regola fissa non
c’era,
non c'è mai stata
salvo pei casi
già acclarati
senza riandare
al quadrato del cerchio
che mi cerchia la testa
da farla scoppiare.
Fu allora
e ancor oggi
che ci scegliemmo
per vivere assieme.
Se mi conviene
ancora non so.
Qualche pedaggio,
qualche litigio
un capello grigio
sopra la testa
ed il resto che va
quando mi
resta
qualcosa da
dire
da fare
per non ammalarmi di
noia
per dire la mia
ascoltando la tua
se non c'è
sentore di bua.
Un alterco
per lo sterco
dei colombi venuti a
mangiare.
Per non sapere che fare
mi tolgo del mio
dalla bocca
e per non sapere che
dire
dico ch'è meglio
per non farli soffrire
di fame
come gli
extracomunitari.
Sono stanziali,
non cè alcuna ragione
discriminante
se non che lasciano al
suolo
il guano
sotto le suole.
Ostia Lido 22.11.018
Facendo un po' di conti
Facendo un po' di conti
con gli sconti che hai
mi hai fatto
comprare
cose che mai
avrei acquistato.
Qui al mare
al massimo piove.
La neve la fa
ogni morte di papa.
Non riesco
a mangiare le rape
e mi hai fatto
comprare anche
quelle.
Hanno fatto off erte
le più strampalate
per disfarsi
di oggetti passati di
moda,
cibi ormai quasi
scaduti.
Ho trovato nel mucchio
tre chiodi,
un ferro da stiro
anteguerra
da riempire di carbonella.
E dicevi: - che bello.
Mi mancava da anni.
Un martello, una pialla
e la pasta corta
per i piccioni
che ormai diventati di
casa
arrivano
fuori al balcone della
cucina
all'ora di pranzo
e la manina
per grattarmi le spalle.
Facendo i conti
abbiamo speso
molto di più di quello
che hai dato in chiesa
l'ultima volta
dicendo: - All'inferno
non si sta bene,
non volendo soffrire
altre pene anche lì.
Ostia Lido 25.11.018
Per un istante
Per un istante almeno
ti guarderò negli occhi
per capire
dove ci siamo persi,
dov’è che l’universo
si è fatto troppo grande
all’improvviso.
Sul tuo viso
le rughe sono assenti,
sul mio grava
un poco di stanchezza,
due volti
senza ebrezza
in questo istante.
Fino a quando
non avremo trovato
i bandoli della matassa,
ognuno il proprio,
non saremo gli stessi
ma ancora a sopravvivere
con ragioni alterne
e delle convenienze
che non sono mie.
Come l’altra sera
che mi passasti affianco
dimentica di me.
Cosa era successo
ancora non lo so.
Sarò perverso a insistere ?
Ma se non lo faccio
mi caccerò
forse in un anfratto
dove sarà
difficile scovarmi,
sarà forse per perderci
con la scusa del freddo
che già avanza.
Ostia Lido 25.11.018
La pioggia infrasettimanale
La
pioggia infrasettimanale
che ci
costringe a riposare
le
nostre membra
non
assembla
che una
vita stereotipata.
Cosa
mangeremo
a
mezzogiorno ?
Perché
mi stai d’intorno
e mi
distrai
invece
di curare i guai tuoi ?
Adesso
ho da fare
più
tardi
se ne
può parlare.
Vorrei
una misticanza
d’insalata,
un
trancio di pizza
e un
arancio.
Ma non è
stagione
ne per
l’amore
ne per
ridurre le lontananze
che
normalmente viviamo
per
altre vicinanze
con una
pazienza
che non
è più la nostra,
con un
linguaggio
che ha
un ingranaggio
che
stride, fa rumore
che se
l’eco
che
ripete il cuore
che se
non ricordasse
qualche
riconoscenza
a
tentoni
sentiamo
la presenza
l’uno
dell’altro
in
attesa della senescenza
per
ritrovarci
fianco a
fianco
come
paradisi perduti
annusati
e
risaputi.
Ostia
Lido 12.10.017
Le
allodole
Le allodole ogni mattina
svegliano col
canto
il tempo intorno ancora a riposare
per non dannarsi
sole a recitare
in un volo muto di stupori
per la vita che cresce..
Il tempo che le trastulla
non è come il mio che si annulla
quando resto solo
e non c’è risveglio
a trasecolarmi.
Pavido ritorno nello specchio
che più vecchio mi sorprende.
Mi vende le storie di ieri
ancora non assolte
chiedendomi di fare
quanto prima
le rimanenze che mancano,
le assonanze che si assommano
con quelle che ho già scritte…
Se dovessi dar retta
ai tremori che mi prendono
quando mi raffreddo,
dovrei smettere
il mestiere che faccio
togliendomi dall’impaccio
del furbo di turno
che non vuol turnare
all’ovile
con l’anno bisestile.
Andar per il sottile
mi crea fastidi
con attriti
che bruciano la pelle,
ma le stelle
le vedo all’ospedale
con quello affianco
col ventre squarciato
da disoccupato senza mestiere
che si annoiava a morte
venuto a morire
in codice rosso
al pronto soccorso
per stare in compagnia.
Ostia Lido 02.12.018
Per restare a galla…
Saremo o saremmo tutti da
ricordare
per quello che noi siamo o siamo
stati
ma i giorni sono ormai tutti
occupati.
Abbiamo navigato mari tempestosi,
vissuti affianco di chi non riposa
ancora per mettere assieme
il pane e il companatico
e il viatico per chi non trova
pace.
Saresti adesso tu cosi capace
di fare un passo indietro
a fronte dei torti per glorificarti
che stanno per arrivarci addosso ?
Io non riesco neppure a pensare
che dobbiamo per forza sacrificare
il vitello d’oro per portare
avanti
un’idea ripugnabile decisa da
qualcuno.
Farò un passo indietro già sapendo
che domani sarò un rifiuto speciale
da non santificare. Vedo negli
occhi
che mi stanno addosso l’inopportunità
di scegliere il peccato, la faccia
dell’infame
quando potrei anche ricredermi
sull’indimenticata strada di
Damasco
prendendo in tempo il lasco per
restare a galla.
Ostia Lido 16.10.017
Indice
1 di copertina
|
01
|
vuota
|
02
|
Rititolo
|
03
|
Dediche
|
04
|
Due parole di presentazione
|
05
|
A Ostia si vive
|
07
|
Attesa
|
09
|
Adesso
|
10
|
Almeno o al più
|
11
|
Almeno per un istante
|
12
|
Venni una notte….
|
13
|
Altrove
|
15
|
Anche oggi
|
16
|
Ancora
|
17
|
Andare a vuoto
|
19
|
Nel disordine
|
20
|
Quello che avanza del
tempo
|
21
|
Quello che posso dirti
|
24
|
Ringrazio chi ha vietato
|
25
|
Aspettando
|
26
|
Assai
|
27
|
Bene
|
28
|
Certo
|
29
|
Come
|
30
|
Come ?
|
31
|
Domani
|
32
|
Dopo ma quando
|
33
|
Ecco
|
35
|
Eternamente
|
36
|
Fino a quando
|
37
|
Fuori al terrazzo…
|
38
|
Già
|
39
|
Gli avverbi
|
40
|
Se non mi….
|
41
|
Ora
|
42
|
Ormai
|
43
|
Oramai
|
44
|
Ottenere
|
46
|
Quando avremo
|
47
|
Quando il treno
|
48
|
Ogni giorno
|
49
|
Salici piangenti
|
50
|
La rucola
|
51
|
A Robert Frost…
|
52
|
A mio padre William P.F.
|
53
|
Controtempo
|
54
|
Ultimo atto
|
56
|
Scavalcherò i muri
|
57
|
Quello
che posso darti
|
58
|
Indietro
|
59
|
Se m’innamoro ancora ?
|
60
|
Troppo spesso o sempre
|
61
|
Tuttora….
|
63
|
Se non mi fermo un
attimo
|
64
|
Se avessi pianto
|
65
|
Gli altri giorni
|
66
|
Vengo giù
|
67
|
A giorni
|
68
|
In
conclusione
|
69
|
Fu allora
|
70
|
Facendo un
po' i conti
|
72
|
Per
un istante
|
73
|
La pioggia infrasettimanale
|
74
|
Le allodole
|
75
|
Per restare a galla
|
77
|
Indice
|
79
|
Nota sull’Autore 3/4
di copertina
|
81
|
Quarto di copertina
|
82
|
Nota sull’Autore
.
E’ nato nel 1939 a Castellammare di stabia e o ha vissuto la sua infanzia dai nonni materni in campagna
a Torre Centrale durante la seconda guerra mondiale. Se parlo ogni tanto di
bombe ne parlo perché ne sono piovute tante sulla mia testa, su quella dei miei
nonni e dei miei genitori da parte degli alleati che vennero a liberarci
scaricandole in campagna.
Nel 1956 fu il suo professore di italiano, Giuseppe
Iorio, di Piano di Sorrento a fargli pubblicare due poesie su “La voce di Stabia” . Racconta che “Da
ingrato non l’ho mai ringraziato abbastanza anche per la stima manifestatami
chiedendomi di diventare amici, quando ancora Facebook non era nemmeno nei pensieri del suo
ideatore, davanti a tutta la classe e di
darci del tu, cosa che raramente
riuscivo a fare con naturalezza e senza abusarne. Questa mia raccolta la dedico
a LUI che in quel momento mi diede, senza avvertirla come avrei dovuto, la
forza di crescere credendo in me stesso, a mia moglie con la quale ho fatto un pezzo di strada
assieme collaborando fin dove ho potuto al suo lavoro di storico dell’arte e ai
miei figli e alle mie nipoti.”
Pubblicazioni ed impegni di lavoro ed
altro che ha svolto fin qui.
Titoli di studio: Capitano di macchine in marina
mercantile; Perito Meccanico; Esperto qualificato della prevenzione e sicurezza
nei luoghi di lavoro;
Poeta, pittore, scultore, critico
d’arte, regista. / Roma - Via delle Quinqueremi, 70 - (00122) -
Tel. 06 / 56.30.45.65.
Prima di arrivare ad una pubblicazione organica, le sue
poesie sono state pubblicate su Il Mezzogiorno N. D’Italia per una campagna
della Italgas, Il giornale dell’Etna, Il cittadino Canadese, Scena
Illustrata, Il gusto dei ricordi (Florida), Annuario Comed, ArteRoma.com ed
altre testate, cataloghi d’arte e blog. Ha collaborato per diversi
anni alla rivista d'arte Scena Illustrata, all’Annuario Comed di Milano
(Guida ragionata delle Belle Arti) per il quale nel 1985
ha curato e presentato nella collana “I profili d’arte” la
monografia “La scultura nell’arte contemporanea” e nel 1994 “Arte e
Poesia” nella quale ho pubblicato 56 poesie in italiano.
Con Maria
Cumani Quasimodo all’Art Gallery Meeting Roma in occasione del Premio Salvatore Quasimodo per i ragazzi
Ha diretto l’ “Art Gallery’s Meeting” di Roma e ha
fatto parte del Comitato organizzatore del Premio
Salvatore Quasimodo per i ragazzi. Ha fatto parte del Comitato d’onore
della F.I.A. (Federazione Internazionale Artisti) che cura la
salvaguardia degli interessi generali degli artisti.
Dal 1988 é membro
dell’UNUPADeC (Unione Nazionale Unitaria
Professionale Autori Drammatici e Cinematogra-fici) per conto della quale nel
1992 venne nominato dal ministro sen. Boniver del Ministero del turismo e dello
spettacolo, membro della seconda commissione di censura cinematografica a
difesa degli autori dove rimase per otto anni.
Come pittore e scultore
ha tenuto mostre a Roma, Napoli, Castellammare di Stabia, Altopiani di
Arcinazzo, Mandela, Marino, Subiaco, Spoleto, ecc. ed alcune sue opere sono presso collezionisti italiani e
stranieri. E’ stato inserito
nei cataloghi d’arte Annuario Comed a partire dal 1985; in Arte Mercato
dal 1992 ; in Falleroni Arte del 1988; in Flash art e in altri cataloghi
italiani e stranieri.
Come regista ha diretto
con i testi di Anna Iozzino, i documentari televisivi “Lorenzo
Viani ad Ostia ” ('90), “Arte sacra” ('91); “ARTE
e Cinema " ('92) e “Dal segno al sogno. Iconografia dell’ex
libris del primo Novecento” ('97) svoltasi a Palazzo Braschi nello stesso
anno, prodotti dalle Edizioni Comed di Milano, realizzati per le mostre di arte
tenutesi principalmente ad Ostia Lido, Marino e
Roma, Subiaco, ecc.
Come critico
d'arte ha recensito numerosi artisti e ha segnalato sull'Annuario Comed Olga Minardo, Carmine Muliere,
Giovanni Bonaldi, Nicoli Mirella, Andrea Cerqua, ecc.
Al suo attivo annoto
anche il “Manuale per l’organizzazione dei Servizi
di prevenzione delle ASL” scritto in collaborazione con la dott.ssa
M.C.Proietti nel 1999“; Indagine conoscitiva su alcuni fabbricati con
coperture in cemento-amianto in località Magliana di Roma assieme a L. Fiumi,
L. Camillucci, A. Campopiano, S. Casciardi, D. Ramirez, F. Fioravanti. Edizioni
CNR-ISPESL 2004” e le collaborazioni
settimanali alle testate IL giornale di Ostia (2004/2007) con la rubrica
"L'esperto risponde", al
Tirrenico (2007/2008), a La gazzetta del Litorale" (2008), a La
Gazzetta (2009), ad @urelium 18, e al mensile telematico OBSERVO.
Nel 2010 ha pubblicato la
raccolta di poesie napoletane "Turnanno arreto" nella
collana ilmiolibro.it
E’ socio SIAE (Soc. Italiana Autori ed editori)
RSPP (Responsabile Servizio di Prevenzione e
Protezione negli ambienti di lavoro) presso aziende che mi richiedono ed è Iscritto All’albo prof dei periti
industriali di Napoli.
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