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domenica 27 gennaio 2019

Venni una notte…

  Gioacchino RUOCCO



 AVVERBI, diverbi
e sentimenti
raccolta di emozioni poetiche


Fanciulla in riva al mare (disegno)              G. Ruocco   1989









Venni una notte…


Venni una notte a piangere
la mia morte imminente
vicina a un’ora quasi
dall’inatteso gesto
dell’amante occasionale.
Tra me e lui
non c’era alcun pretesto,
nessun verso controverso
nella vita di ogni giorno.

Io prendevo dagli altri
quello che la vita mi offriva,
compagni occasionali
per un manifesto desiderio
di solitudine interiore
nell’ascolto silente
della mia anima in pena
costretta ad un rapporto ingrato
da un controverso senso
del mio essere
costretto a fare un patto
con me stesso
nella voglia dell’altro.

Mi persi in quella notte
senza bestemmiare
contro quell’immane
bestialità
che non di sacrificio  si trattò
ma della perdita
di qualcos’altro
dal nome più incivile.

E fu la bestia sua a dilaniarmi
lasciando il corpo mio
nel ludibrio
degli occhi sgranati
che vennero a cercarmi
e mi videro per primi
disperati
che non avevano
su di me alcun diritto
per annientare  poi la mia immagine,
la mia voce e il mio corpo derelitto
nel delirio


di una coscienza atterrita
e vaneggiante
di chi sa che un’idea
politica e sociale
presa pretesto
per giustificarsi.

Figlio giammai di nessuna colpa
per cui non pagavo
che il mio peccato
di esser nato
nel giorno sbagliato
 che “Dentro la tua grazia
riconobbi la mia angoscia
e “ la solitudine dannata che mi desti”
e l’infinita fame d’amore
che all’altro mi portò senza dolore
a quel dolore che genera
il pianto che ristora
che non è mai
ragione d’essere perverso,
perché “di corpi senz’anima
perché l’anima mia era solo in te
che sei mia madre.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta che ha, l’unica forma”*
 ch’è ormai finita….

Ostia Lido       24.11.018

*da Supplica a mia madre … PPPasolini










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