Se la mia pena
è quella del mio cuore in pena
e non del pene
che a una certa età
non sente più i battiti
pulsare forte
che sarà la morte
se poi arriva
nel sonno che mi piglia
all’improvviso
quando son stanco morto?
Una migliore sorte
non mi potrebbe capitare
per non passare ore ed ore
al pronto soccorso
per sbrigare una procedura
che ormai
è solo segatura
per asciugare i piedi
dal bagnato.
Se la mia pena sei tu
cosa voglio di più
con gli anni che ho ?
Son capitato
nella parte più stretta dell’imbuto
e non riesco a muovere la mano
per un saluto.
Tutto diventa estremo
e nel passare tremo
attraverso il gambo.
Come in un baleno
o un brutto sogno
scemo dal pensiero
dello stretto trapasso.
L’asso che ho
mi toglie dagli anfratti
dai tratti astrusi
e corre appresso a un gatto
ch’è rimasto deluso.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 21/07/2015
Inserita nella raccolta “La ragione e l’estasi”
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