Ritornammo assieme sul crinale
per dividere i giorni miei dai
tuoi,
i tuoi ricordi dai miei
in una passione disuguale
dal sentire antico che da ragazzi
è difficile percepire
fin dentro la radice..
I paesaggi a valle, il mio dal tuo,
erano due presepi addormentati
e il vento che si arrampicava in
cima
non discendeva dalla stessa parte.
Portava umori a uno e umori all’altro,
secondo il clima dove si formava.
C’era qualcosa, un’eco che tardava
di qua e di là, forse su in cima,
confondendo i paradigma dei sogni
che soltanto a valle avevano
qualche accento in comune,
qualche parola che si
rassomigliava,
una tempesta che ci accomunava,
un silenzio che cambiava umore.
Trepido l’amore sospirava,
forse un amore ancor per tutti eguale,
soltanto quel sentir che ti
risveglia
dalla veglia natale, dal pensiero
della fanciullezza che dà l’ebbrezza
del primo provar qualcosa dentro
al
cuore, come il dolore, il capire
che l’incoscienza ormai sta per finire
ed ogni abbraccio e un primo
approdo
nel brodo del piacere che ti
esalta,
che porta alla ribalta i
sentimenti
che prima non provavi, non sentivi
ma nel sentirli hai voglia di
discernere
il tuo dal mio ed io il mio dal
tuo
provando qualche cosa che accomuna
un essere all’altro, riducendo
gli egoismi ad uno solo, il nostro
nel recitare assieme il padre
nostro
che con un solo pane sazia il
mondo
quando la gioia intorno, intorno
gira
e
inostri cuor vivono in uno sol sospiro.
Gioacchino Ruocco
13.01.017 Ostia Lido
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