25 giugno 2016
Ero di un'altra riva
Se avanzassi l’ipotesi di un
gioco
neppure capireste
che cosa ci facevo lì
quando la morte mi colse
come gli altri a redimere
gli effetti dei pazzi
saturnali.
Potrei raccontarvi
forse le storie
che andate indagando
vagliando i nostri resti
senz’essere creduta,
tanto lontana è la verità
dei fatti veramente accaduti,
le mummie che nella cenere
conservarono le nostre forme
che gli spiriti lasciarono a
terra
nel vano tentativo
di portarsi in salvo.
Ero di un’altra riva, di una
gente
che veniva presa e portata via
a forza
non come oggi
col desiderio di andare altrove
a cogliere una nuova esistenza.
Densa di gioie era la mia vita
col cuore in tumulto
prossimo alla scelta
di un amore che non trovò
respiro
se non nel pianto
datomi da quelli che mi presero
trascinandomi via
preda dei loro affari
e di giorni di mare passati
con la pioggia sopra al volto
a preservare la mia
disperazione
senza un regalo
per la verginità perduta
e senza un dio
a cui offrirla chiedendo aiuto.
Le mie grida cercarono
di sconvolgere il mondo
che fiero si armava contro
fiere
a dissipare il proprio valore,
la propria morale.
Solo il respiro mi rimase in
gola
per scendere e salire sopra
monti
da cui riscendere
come a rifiorire un altro
giorno
mentre Vesevo intorno
cominciò a risvegliarsi,
dimenticato dio della morte,
rifulgendo di forze nuove
mal sopportando le noie
di quelli che non sacrificavano
a lui nemmeno un giorno
della loro pazzia,
del loro rifuggire dalla noia.
Gioacchino Ruocco
17.09.017 Ostia Lido
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