Io che non so meravigliarmi
mi sento perso
nelle parole
delle tue poesie
quando provi o quando ignori
il loro significato
dove attraversavi il mondo intorno,
dove rischiavi
di restare solo
da solo a farti compagnia
tra l’erba e il bosco
ed un rumore fresco
dietro le foglie.
Avrei voluto esserti compagno,
ma ad una certa età
si è come soli.
Non me ne accorgo,
ma la mia pigrizia
è come l’itterizia
che prende le foglie
prima di cadere.
Dietro i vetri
non c’è più nessuno.
Viene di tanto in tanto
qualcheduno
con un passo
che si fa greve
solo se ha bisogno
di un sogno
di un bambino
che si è perso
nella noia del tempo
nel vento assieme all’aquilone.
L’occhio di Dio
non rassomiglia al mio, al tuo
ma so che di tanto in tanto
viene a cercarmi
per farmi fare santo
di quelli come me
che son rimasti in bianco.
Gioacchino Ruocco
01.07.018 Ostia Lido
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