Tutto quello che perdiamo
o lasciamo andare alla deriva
ritorna come dolore
incommensurabile
e per lenirla
non basta poi capirla
e darle pace
incapace com’è il cuore umano
di dimenticare.
Se ritornassi indietro,
ma indietro non si torna
anche se fai la stessa via ogni
giorno
un passo dietro l’altro
come un ritorno,
con lo stesso cuore
che non è più lo stesso.
Quando un giorno muore
e ne arriva un altro
puoi diventare migliore
ricordando i tuoi sbagli
i tuoi malumori.
Le vetrine che guardi
sono apparecchiate
con altre cose
come le rose che quando rinascono
hanno altre foglie,
meno spoglie,
più piene di sensualità
o di carnalità
come mi sussurra qualcheduno.
Tutto quello che perdiamo
resta nel ricordo
con la stessa infamia
e senza un perdono.
Ancora mi ricordo
della lucertola
a cui preclusi il sole
turandole il buco
dal quale si affacciva,
i pipistrelli nell’aria a prima
sera,
le bugie che il vento ci portava
e poi pioveva
le cose che promisi
e non facevo.
Era meglio dire
non lo faccio
guardando in faccia chi me lo
chiedeva.
Alla mia nonna non l’ho detto mai
mi attaccavo a volte alla sua
gonna
per non sentirmi perso
nell’universo intorno
che mi frullava il cuore,
andando sicuro sui suoi passi
da cui mi trasse il tempo
e il cuore di mia madre
che come una ladra mi prese
per portarmi via.
Era uguale a lei
ma mai nei suoi panni.
Con gli occhi di un celeste mare
mi fece naufragare
nel suo cuore
col mio amore di figlio
ritrovato.
Quello che ho perso non l'ho mai
trovato
tornando sui miei passi,
ma mi è rimasta la perdenza dentro
e ho perso a volte
tanto di quel tempo
senza capire mai com’era stato.
Gioacchino Ruocco
03.08.018 Ostia Lido
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