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mercoledì 14 dicembre 2016

Andando a scuola…





Andando a scuola imparammo,
a stare seduti dentro ai banchi,
a scrivere, a stringere la penna tra le mani
che piano piano da nemico indomito
si è trasformata nel tempo in cara amica
non più indelebile, non più dura come il ferro
non più ostile quando prese a scrivere
le prime lettere d’amore.

Traducemmo il cuore in parole
che rendevano la vita meno amara
cambiando una lettera soltanto
facendo dell’amara quella amata
che per un bacio mancato invece
odiammo dal primo appuntamento.

Dovremmo forse tornare a scuola ancora
per riconoscere ad ogni parola
la sua importanza per i principi in essa contenuti
per dare ai saluti sventolati con le mani
i sentimenti del cuor nell’abbandono dell’altro,
il risentimento dell’umile contro lo scaltro,
il fervore dell’appartenenza alla nazione
che ancora ci riunisce e ci trattiene
come fratelli di una sola mamma
anche se diversi e impertinenti.

Le parole se le mastichi
hanno un sapore amaro,
l’odore dello sparo nella notte,
del grido vigliacco da lontano
e il tremore vivo della mano
che ti prende e ti porta all’altra sponda
anche nel momento della morte
rendendoti più dolce l’abbandono,
irripetibile e impensabile
come su un set per dare a quel dolore
la forza di due cuori in uno solo.                                                           

                                                               Gioacchino Ruocco
                                                               15.12.016

                                                               

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