L’ovvia convinzione che tu mi
piaci
qualunque cose mi proponi o fai
mi sta portando a perdere l’idea
di non lasciarmi andare a
capofitto
nelle tue noie che sembrano
sconfitte
dall’amore che nutro e che ti
verso
nel tuo desiderio di donna
libera
di andare come vuoi o ti
conviene.
Non è una pena assecondarti e
dare
nervo alle cose che presso di te
trattieni,
risvegliarti appena nasce il
sole
o nella notte attendere alle
voglie metaforiche
del camminar sospeso e deprecare
quelli
che non lo fanno per attivare i
centri
nervosi del piacere come un
paciere
toglie alle parole l’acredine,
l’amaro
mortificando il tutto senza
sospiri,
senza richiami a risvegliare il
mondo
che attende, ma non prova mai il piacere
del silenzio notturno nel diurno
andare
di macchine che rombano a
marmitte
dispiegate su curve stridule
abbandonate nella follia della
corsa
dove è facile perdersi all’istante
da un mancato richiamo alla
memoria
del percorso, per i tremiti di
un cuore
che cerca di morire ma non muore
mai appresso all’idea riflessa
che è il momento giusto per
farlo.
Come un tarlo ritorna nella
mente
l’idea di averti nell’ovvia
convinzione
che il piacere sei tu non una
parte.
Gioacchino Ruocco
09/07/2014 Ostia Lido
Inserita nella raccolta “Odi e
odii”
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