Ho conosciute le periferie
dai primi giorni della mia
esistenza:
un pezzo di campagna fino al
mare
e un mare che non riusciva a
stare senza
un tratto di spiaggia con le
canne.
E noi che senza il nostro
paesaggio
ci perdevamo fino al cimitero
per strade e vicoli e ferrovia
di mezzo.
Il limite non so dove trovarlo
se fino al mare o fino al tarlo
che divorava il legno nelle case
o fuori delle stalle dove
nessuno
osava entrare nemmeno a
riparasi.
Le voci parlano soltanto di
abitudini,
con parole che sfuggono alle
regole
e le tegole non sempre coprono i
tetti.
Due passi e il mondo cambia,
ti sembra strano tutto
aggrovigliato,
uno sull’altro e con le voci
sciatte,
di altri umori condite,
distratte
dai rumori che passano di sotto.
I letti sfatti non son
periferia,
come i pensieri fermi ad
aspettare
che a tarda notte bisognerà
annaffiare
i campi che hanno sete e non di
vino.
Dentro e fuori i recinti ci son
cose
che danno noia e tolgono
speranza
e le farfalle che volano quanto
il tempo avanza
nei campi e sopra ai cespugli
dentro ai muri.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 02/07/2014
Inserita nella raccolta “Odi e
odii”
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