Porta la mano all’orecchio
se non vuoi perdere le voci
che arrivano da lontano.
Come da una conchiglia
ascolterai i battiti del cuore
che stanno a rimarcare
il tuo rimpianto e il tuo perdono
che all’impronta s’alternano
soffrendo per il tuo amore
e per il tuo risentimento
posti contrariamente
a respirare all’unisono
nel tuo essere uomo.
Vienimi appresso
e la mia sofferenza
potrai testimoniare
e la ragione e la misericordia
che affliggono ognuno di noi.
Vorrei farti attraversare
il mio inferno
che durerà in eterno
senza dimenticare
che io mi struggo
cercando di sfuggire,
ma non fuggo.
Sento la tua incredulità
quando t’nfiammi al mio dilemma,
ma ascoltando il tuo
la pace mi sorprende
e mi dilania.
Vorrei non sentire,
ma invece odo la voglia
che ti assale e ti fa male.
Libera, ma dentro te già persa
nell’universo dove ti allontani.
Quale domani avremo ?
E in quale sogno noi ci perderemo
accettando le virgole del pianto
che a tratti fecondano il respiro
?
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 23/06/2014
Inserita nella raccolta “Odi e
odii”
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