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lunedì 1 maggio 2017

Primo maggio



Si può dire che son rinato alla vita,
dopo una guerra funesta e sacrilega,
con le voci che dalla radio  arrivavano
in casa di nuove tristi battaglie
ogni giorno nel nostro paese
ognuna con le proprie ragioni.

Diventò un rosario di morti,
una storia di indicibili e atroci mestizie
che ben presto diventò una croce
che faceva più male della guerra passata.
Sembrava il racconto di vili
che a distanza, sparando nel mucchio,
portavano a dire
che al male non c’era mai fine
nei confini apparenti della nuova realtà
e ognuno attirava al proprio mulino
le ragioni per farlo girare
da sera al mattino seguente
quando ancora chiedeva impellente
la cronaca altra pietà pei delitti recenti,
annunciati o impellenti…

Una storia a puntate che giorno per giorno
acquistava contorni inquietanti
più dei tanti e tanti appena vissuti,
ancora indecenti nei risultati riassunti
fino alla noia, di un racconto tra i denti
di memorie che spente o sopite
sarebbero ancora tornate per dire,
per farci del male ad ogni stagione.
Se c’era qualcosa da fare
era quella di trovar la coscienza mancante
tra le tante cose da sistemare,
tra i conti non fatti, lasciati in sospeso ancor oggi.

Se i morti hanno sempre ragione
e i campi papaveri rossi di sangue
questa storia resta esangue e vigliacca
per la ceralacca che sigilla gli orrori.
Le paure tornavano a galla
e il bambino che ricordava le bombe
riprendeva a tremare per l‘incoscienza
e l’impenitenza dei tanti, come gesta
di un antico racconto, diventavano anch’essi eroi
di fiabe con durlindane a tagliar le montagne.

Gioacchino Ruocco

01,05,017            Ostia Lido

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