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sabato 9 maggio 2015

Fuori di me



L’avversione a vivere
fuori me
non ha lo stesso paradigma
dove è nata
l’idea dell’essere.

Troppo giorni
hanno già reciso i fiori
dai profumi arditi
come false idee di giustificazioni,
troppi sapori
che non sappiamo più.

I diversi stili di vita,
i vari sentire
che non sono un universo solo
hanno troppi ronzii,
troppi voli
già caduti dal cielo
mentre si preparava il tutto
a disgregarsi
nel disegno ancora impreciso
del divenire
senza onniscienza,
senza l’esperienza del fare.

Quando il magma sarà finito
e perderà le sue convulsioni
quali ragioni adotteremo
per sopravvivere ?
Quale istanza ci farà durare
nella nostra specie
senza trasmigrare
negli inganni trasversali
di migrazioni longitudinali,
dal caldo al freddo
dalla fame al mondo del pane,
dalla misura ad avere
che spreca l’abbondanza ?

Io perduto ormai nel non finito
mi perderò come hanno fatto tanti
nelle mille essenze
della vita.
Se avrò memoria
tornerò indietro in qualche modo
per sconfiggere il tempo che ci assale.


Ma sarò ancora uguale ad oggi ?
Avrò altre speranze,
un altro dire ? Un altro nome
o resterò impaurito e sconfitto
nel diluvio che mi ripete inconscio
quando gli occhi si chiudono
per non vedere l’affanno della fine ?

Gioacchino Ruocco

Ostia lido         09/05/2014

Inserita nella raccolta “Breviario della sera”

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