Esternamente
quello che si fa
guardare
non aspetta il mio
consenso
per divenire incenso
o refrigerio al
pianto
al mio smarrimento.
Va comunque avanti.
O mi accontento
e tornerò nel vento della speranza
senza indugi
o mi toccherà attraversare
tutta la mia pazienza
per indovinare
dove trovarti
ancora trepida e sognante.
Non è possibile coniugare la vita
con il verbo vivere
senza la paura di perdersi all’istante.
E’ un’impresa comunque
nel disfare e rifare tutte le cose
per la verifica del nove
in un contrappunto di note
dai semitoni sconfinati.
La lingua che più non mi saliva
perde a volte
la voce universale dei suoni,
i toni
del mio recriminare senza noia
e lascio andare tutto alla deriva
perdendoti di certo.
Gioacchino Ruocco
Ostia lido 09/05/2015
Inserita nella raccolta “Breviario della
sera”
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