Gli storici annotano
quello che nel tempo
andiamo dimenticando,
quello che abbiamo
lasciato indietro
pur crescendo con le mani vuote.
Tornando
anche gli odori sono diventati altri
e i muri delle case
hanno respiri diversi,
altri atteggiamenti.
Rivivo le grida trasecolate di
miseria
con la disperazione
di oggi,
dell’impossibile che
resta immutato,
di quello che ci
muore accanto
senza saperne il
nome,
senza conoscerne la
voce
che resterà estranea
senza il suono
della sua anima,
il sogno del suo
essere.
Per queste strade
ho misurato il tempo
e le ragioni
del mio
rincrescimento,
della mia impotenza
tornando appena il
tempo permetteva.
Gli storici non scrivono poesie
sopra i misfatti
o le giornate amare,
avanzano cercando
nelle storie
le ragioni di tanta
acredine
mentre le linee
corrono
quasi in parallelo
dove è possibile
recuperare l’idea
che da sempre ci
assilla
di vivere condonando
i nostri errori
attraverso distingui
che non sono la
gloria del piacere
o del vivere creando
senza pace.
La paura di essere
è un binomio di
irrealtà.
Perversa
fino in fondo alla storia
della nostra umanità.
Arriveremo al dunque,
ma non alla fine
ch’è ancora avanti a
noi
prototipi di lacerati
affetti.
Gioacchino Ruocco
15/05/2015
Inserita nella
raccolta “Forever…”
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