Salvator Dalì |
Come se il pianto…
Come se il pianto mio
si fosse giunto al tuo
cadono dagli occhi
lacrime copiose
se non per quello
che ti ho visto persa
dentro alle tue ansie
senza poterti prendere la mano
e accompagnarti a casa
o dove vuoi.
Sarebbe stato meglio
piangere di gioia,
di quella gioia piena
o che il dolore affligge
senza pentimenti.
Bisognerebbe andare
alla fonte
ogni tanto
per sciacquare i pensieri
come i panni
che vivono di tanti mestieri
e non si affliggono
dell’unto
del consunto volto
che assumono
ormai di moda.
Avrei voluto dirti
almeno quel che penso
accendendo un po’ d’incenso
intorno a te
che non fosse una recita,
come un amico ha scritto,
in cerca di una spalla,
di un concetto da recitare,
di un cuore afflitto
da consolare
in una recita al bar
in un giro sul tramonto
quando il sole si affonda
e sembra perdersi per sempre.
Avrei voluto
ma, al mio sospiro.
ti sei girata e sei andata via,
forse stanca
della monotonia
di non sentirti capita,
scocciata, come a volte capita,
quando qualcuno
si avvicina a noi
per dirci una parola
che vola nell’aria
senza farsi capire…
Gioacchino Ruocco
07.01.018 Ostia Lido
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