Ho già vissuto tanto di quel tempo,
ma non mi basta per tornare
indietro
neppure al giorno in cui la mia
esistenza
venne al mondo per divorarsi
l’anima
nella carne che mi fu prestata.
Ancora oggi certe ragioni perdono
la faccia, ma ognuno fa e dice
che noi nasciamo solo per amore
per la gioia di dare e prenderci
fino allo spasimo l’anelito
dell’altro
per perpetrare l’esistenza
a immagine di chi ci diede vita.
Nel riandare sembro un viandante
che si orienta male nelle cose
che ricorda, nel ricercare negli
altri
i volti persi nelle troppe
assenze.
Rendendomi conto del mio anelito
era inevitabile che le macerie
dei tanti terremoti seppellissero
parte dei miei ricordi, ma non la
campagna
rimasta sconfitta già tante volte
senza redimere una parte almeno
delle vite consumate in essa e le
fabbriche
ormai silenziose e disfatte dalla
ruggine
rimaste come rottami offesi
che solo al vento offrono
resistenza
e un esercizio di sibili vibranti
contro circostanze che alternano
progetti
in un futuro incerto mentre le
pietre
della casa dove sono nato sono le
sole
a rompere la monotonia del vicolo
che ancora vive di anime distratte
che passano da tempo al loro
fianco
scordando il terremoto
dell’ottanta
dopo un’imbiancata al muro di
confine..
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 11.01.018
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