Al
tempo delle mele ero già grande.
Quattordici
anni non li avevo più da molto tempo
ma
m’incantai a guardarti dal mio scanno
di
uomo già seduto e con l’affanno,
coi
desideri di un vecchio,
di
uno già perso nei suo anni oltre gli anta
di
chi ha solo il tempo di accarezzare il
sogno
che
non poteva essere giammai.
Un
giorno presi a correre e mi accorsi
che
il fiato era corto, troppo poco
che
non avrei potuto soffiare sopra al fuoco
dei
residui anni per darmi un tono
e
sopportar gli acciacchi sfiorando i tuoi
giorni
il
tuo profumo che nell’aria si spandeva
di
ragazzina acerba e voluttuosa.
Avresti
potuto essere la sposa
dei
mie anni futuri, mallevatrice delle mie
ansie
dei
miei sguardi desiderosi di amarti.
Al
tempo delle mele la tua stagione
mi
portò a sognare un nuovo modo di esistere
d’
adulto che ancora oggi resiste
e
vive scendendo ogni giorno le scale
che
alla fine fanno men dure le giornate noiose
scrivendo
qualche verso che rinnova
il
senso della vita di un uomo e la sua sposa
che
gli riposa affianco nelle pause
di
un amore che non si acqueta mai.
Gioacchino
Ruocco
Ostia lido 09/01/2015
Inserita nella
raccolta “Film del quotidiano”
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