Rivarolo canavese |
Cosa
troveremo alla fine nella nostra storia ?
Altre
storie che non ci appartengono
con le quali non avremmo mai voluto venire a contatto,
avere
un motivo per farlo ?
Succede
ogni giorno, volente o nolente
come
quando ti fermano per chiederti
una
semplice informazione,
quando
qualcuno ti guarda e tu chiedi perché.
Perché
non dovremmo parlare con gli altri
e
ridurre il nostro mondo
alle
quattro mura di casa,
alle
strade intorno ad essa,
ai
percorsi di una famiglia
che
nel bene e nel male
ti
ha generato e cresciuto ?
Quando
senti il bisogno di andare
non
riesce a fermarti più niente,
neanche
la paura e l’incertezza
con
le quali il mondo intorno ti assilla.
Una
fredda mattina o era una sera,
sono
uscito di casa per cercare altrove
il
mio tempo dell’avvenire,
della
rivelazione dei miei sogni
in
concrete sostanze di vita.
Non
lo so perché ho scelto una strada per l’altra,
ma
l’ho fatto con tanta certezza,
con
l’allegria di un pazzo o di un ragazzo
cosciente
di andare e tornare
se
le cose non fossero andate come voleva.
E
imparai portato dall’onda
che
dovevo stringere i denti per non fallire,
ma
sto ancora cercando di capire il perché,
il
per come, l’abbandono che mettevo da parte
come
una parte di me sotto contratto.
Ero
figlio di chi , di che cosa ?
Chi
era il mio Dio che mi toglieva il riposo
dalle
mani della domenica, dalle ore di sonno ?
Chi
ero, come oggi che ancora mi affanno
nel
panno bianco del giorno
senza
ritorno al rigo di sopra ?
Tra
le mani ho una storia col volto di tanti,
l’eco
di tane ragioni che ancora non hanno versi
da
mandare a Sanremo
per
togliere l’ultimo freno alla vita
che
chiede un’altra speranza,
un
volto tra i tanti passatomi accanto
con
gli occhi come i miei in cerca di gioia
che
rischia di perdersi in un mare di noia.
Gioacchino
Ruocco
Ostia
Lido 27/01/2015
Inserita
nella raccolta “Odi e odii”
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