Riposa su quel fiume ormai cloaca
di bitume e liquami che scorre
come se il mondo a monte
facesse solo morchia,
il ricordo di un uomo
che nel suo silenzio, lo cavalcava
quando le acque limpide
arrivavano ai suoi piedi
o ne traeva anguille
che davano vertigini alle mani
per afferrarle.
Viveva una vita di intrepido
lavoro
nei campi, dentro l’ILVA e in famiglia.
Sarchiava, irrigava e raccoglieva
quello ch’era già quasi maturo, da mercato
e assecondava gli altri come un garzone
che rassicura il bene al suo padrone.
Fermo sull’uscio raccoglieva nel
petto
il fumo di tabacco che lo
rabboniva
e solo per diletto rimandava in
giro nell’aria
come segnali di una tribù indiana.
Il cane lo guardava e s’accucciava al suo
cospetto
aspettando un comando
per andare in giro per i campi
dove gli uccelli stanchi
restavano annidati e in gran
silenzio.
Vivo nel cuore respirava appena.
I suoi sogni inseguivano la calma
dietro il fico
dove bastava un alito di vento
a smorzare il fastidio di una
mosca.
Intorno a lui regnava la quiete
con il respiro sospeso
tra un
battito di ciglia e uno d’ali,
tra il brusio del mare e il
cinguettio dei passeri
sul tardo pomeriggio ormai stanco
del fraseggio dei voli di farfalle
e pipistrelli sul farsi della sera.
La notte con un battito tranquillo
s’addormentava per svegliarsi all'alba
accarezzando con lo sguardo i figli
mentre la moglie gli preparava l’orzo
che beveva d’un fiato s’era tardi.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 14/04/2015
Inserita nella raccolta “Tempo al
tempo”
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