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sabato 30 novembre 2019

Quando un pensiero insiste…

Quando un pensiero insiste
col suo da farsi
è inutile far finta di niente,
è inutile dimenticarsi
di esistere,
andare oltre
per non abbandonarsi allo sconforto.

Mi dirai
che questa non è poesia,
ma solo una presa di coscienza
impotente e dolorosa
che non riposa
e non ti dà la pace
che vai cercando da sempre.

Eppure hai una voce
che quando canti
incanta gli altri
che ti benedicono
per averli fatto sognare,
trasportando i tuoi
e loro disagi
altrove.

Quando un pensiero insiste
non dimenticarlo.
Prendilo a pretesto
per dare agli altri
un esempio
di vita compiuta.
Resta vicino a chi ti vuole bene
senza una scelta di convenienza.
L’inappetenza
finirà all’istante
nello sguardo che ti cerca
e ti accompagna
per fare la strada assieme
nella campagna intorno.

Non avere scorno
di te che soffri,
ma di te che non vuoi capire
per finire alla grande
il tuo divenire
con l’amore
che ancora ti accompagna,
fede o non fede,
per dormire assieme
e per soffrire assieme
i propri dolori
quando si rassomigliano
e chiedono
per sempre e ancora amore.

Gioacchino Ruocco
30.11.019  Ostia Lido

mercoledì 27 novembre 2019

AVVERBI, DIVERBI allo Scariolante di Ostia Antiva ore 16,30 del 30/11/2019


Il 30 novembre 2019 al Centro Anziani “Lo Scariolante”
“AVVERBI, DIVERBI E SENTIMENTI”: UN LIBRO DI POESIE DI GIOACCHINO RUOCCO

        Buonasera a tutti e benvenuti a quest’incontro con la Poesia. Sono felice, ma anche emozionata nel partecipare a questo Evento ideato con competenza e passione dall’on. Gioacchino Assogna, presidente di questo spazio polifunzionale del Centro Anziani “Lo Scariolante” .
        È un incontro che vuole far riflettere sul ruolo educativo della creatività, sia per gli anziani che per i giovani, poiché qualsiasi servizio educativo deve partire dai contenuti per farsi strumento di cittadinanza, di inclusione sociale e  di espressione delle diversità culturali.
        Il libro “Avverbi, diverbi e sentimenti” del poeta Gioacchi no Ruocco, pubblicato con Book Sprint Edizioni, è dedicato a tutti coloro che ama e che lo amano o che l’hanno amato. È dedicato anche a coloro che, come lui, non sopportano la nostra società, ormai in un lento stato di decadimento e priva dei valori fondamentali di rispetto, onestà, solidarietà, giustizia, creatività e una positiva visione del mondo. Un libro scritto con l’intelligenza del cuore, con il meta-linguaggio della poesia e dedicato all’armonia e all’amore che dovrebbe unire tutti gli uomini e tutti gli elementi dell’universo senza mai comprometterne la libertà e la diversità. È un libro dedicato alle nostre problematiche esistenziali con tutto il loro mistero di vita e di morte. 
Il suo linguaggio poetico non si può definire semplice e d’immediata comunicazione, ma pregnante nel senso che va al di là del suo più immediato significato. È  fatto di assonanze, accenti, rime, ritmi, musicalità e conrasti dialettici coinvolgendo l'ambito dell’emotività, dei sentimenti e di una filosofia esistenziale con una disposizione naturale all’amore in tutte le sue più sottili sfumature: amore verso la sua famiglia, gli amici, i luoghi dove è nato, dove è cresciuto, dove ha studiato, dove ha lavorato, amore verso il mare, la campagna, i paesaggi interiori ed esteriori in ogni stagione della natura e dell’uomo, riconoscenza verso alcne persone e gli autori che più l’hanno influenzato intellettualmente come Eugenio Montale, Robert Frost, Cesare Pavese, Pierpaolo Pasolini ed altri.
Il libro “Avverbi, diverbi e sentimenti” è la sua raccolta di poesie più recente, scritta tra il 2018 e 2019, ma anche quella più matura, dove si esprime attraverso versi  ostici, significativi e spesso impervi, difficili da attraversare. La poesia che fa da incipit al libro è dedicata ad “Ostia” in un’esplorazione  del nostro territorio che sottende il degrado ambientale, sociale ed umano del litorale romano con i periodici incendi dolosi, la perdita di biodiversità, l’inquinamento della terra e del mare, il deterioramento della qualità della vita. Nella poesia “Adesso”  c’è tutto il dilemma dell’amore che per sua natura non ha  una sua certezza affettiva rinnovando un tema antico e sempre nuovo, quello del desiderio di un amore autentico, che ha una forza tale da accogliere e filtrare tutto ciò che viviamo, pensiamo e sentiamo. Nella poesia “Per un istante almeno”  il poeta rievoca i vari momenti  di un suo amore, tutti raccolti dietro un cancello che la memoria apre e chiude a piacimento.  Oltre quel cancello si ritrovano tutte le immagini e i tesori di una stagione passata, che in uno scrigno sigillato si difendono dalla corrosione  della mente, che spesso cancella e confonde. “Venni una notte” è una poesia dedicata alla tragica morte per aggressione, tra dubbi e misteri, dello scrittore e regista Pier Paolo Pasolini sulla spiaggia dell’Idroscalo di Ostia il 2 novembre del 1975. In particolare richiama la sublime in senso spirituale ed intellettuale “Supplica a mia madre“ di Pier Paolo Pasolini. Nella poesia “Anche oggi”, malgrado descriva una giornata piovosa e un cielo coperto di nuvole, si avverte forte un desiderio di primavera con semi trasportati dal vento, nuovi germogli e fermenti sotterranei. Nella poesia “Ancora” il poeta rievoca un ricordo dell’infanzia: il suo primo peccato per la sopravvivenza quando durante la guerra tutti avevano una fame da lupo e le starne ed altri uccelli , stanchi per aver attraversato il mare, si posavano nei solchi della campagna  davanti  alla sua casa e il cane, come una vera manna piovuta dal cielo, li prendeva e li portava nella stalla.  La poesia  “Bene” è dedicata al poeta Eugenio Montale che, dopo un anno dalla morte della moglie Drusilla Tanzi , nel 1964 inizia a scrivere una serie di poesie con l'intento di omaggiarla, offrendogliele come dono con il titolo “Xenia” che in greco indicavano  i doni fatti all’ospite. La poesia dedicata “A Robert Frost”, il grande poeta statunitense è un omaggio allo scrittore che ha saputo cantare la natura protettiva e generosa come un’eterna primavera in cui gli alberi fioriscono e fruttificano e gli uomini  ne assecondano l’operosità con le loro cure. Il “Controtempo” è sempre un effetto di contrasto, una disarmonia. Il controtempo è disarmonia anche in un amore che non si rivela pienamente e non riesce ad addolcire la parte più aspra del cuore della sua donna. Nella poesia “Se m’innamoro ancora?” il poeta risponde senza esitazione che è pronto ad innamorarsi ogni giorno. Ritorna l’ottimismo e il desiderio d’amore mescolato alla gratitudine per la vita.
        Vi sono temi universali come lo scorrere del tempo e la  voglia di viverlo appieno, istante per istante. Questa poesia è un canto d’attesa, di sogno, di desiderio e di speranza.
Gli alberi dei “Salici piangenti” amano l’acqua e sono piante ornamentali nei giardini o per decorare grandi vasche, stagni e le rive dei corsi d'acqua. Secondo il Cristianesimo sono il simbolo  di castità e purezza. Inoltre, simboleggiano, dato il portamento, il giusto atteggiamento da avere davanti a Dio: prostrati e riverenti.
        In conclusione nelle poesie vanno in scena le parole, da quelle più dolci a quelle più ardite, da quelle più intelligenti a quelle più divertenti, da quelle più commoventi a quelle più  sentite, da quelle più banali a quelle più usate e consumate, ma tutte con un loro efficace potere comunicativo e simbolico. Le parole, infatti, rappresentano sempre un momento di apertura rispetto al mondo esterno specialmente quando divengono un ricordo che proviene da lontano, un vento che fa vibrare l’aria o una musica che nasce dal cuore. 

                                                             Drs. Anna Iozzino
                                                                                 (Storica dell’Arte)

sabato 23 novembre 2019

Dint''o Gesù....




Dint’’o Gesù…

Gesù, Gesù
addò me ne so ghijuto ?
‘Int’’o Gesù!
Comme ce so’ arrevato ?
Quanno tu m’è  ditto
ca io nun saccio essere felice
luntano a te.

E mò che faie ?
Nun sia ditto maie
ca  tu me manne arrete.
Cammino sempe
tenenno mmane ‘e prete
‘e vascio ‘o saglio e scinno
‘e quanno stevo
dint’’a guagliunera.
‘E c’aggio ave paura ?
Cammino muro muro
e me stò attiente
arreto e a ‘nnanze
e ‘o male ‘e panza
‘o faccio venì a ll’ate.

Dint’’o Gesù
ce songo n’ato quase
ca mamma se sentette
‘e veni meno
da ‘Onna Sciurella
ll’eva purtato ‘o ppane
pe guagliune.

Si sant’Antonio
nunfa’a grazia ‘a me
a chi ‘a po’ fà.
Ce vengo
‘a quann’ero guagliunciello
pe jucà  cu furmelle e ritrattille
cu ‘e meglie figlie ‘e mamma
e canuscette a te
ca me guardave
comme se guarda ‘o meglio
comme si fosse stato che
uno ca sape ‘o fatto suio.

Provece ancora
e t’arricuordo ‘e me
ca ‘nziemo a Rafiluccio
jucavo a zompa ‘ncuollo.
Isso faceva o ciuccio
e io a quatto cosce
jevemo mangianno
briosce e susamielle.

Tanto ‘e cappiello,
ma si ce pruove pe…
te manno a Cusumiello
ca te fa nuovo nuovo
pure si puorte ‘ncuollo
nu curtiello pe fà ‘o guappo.
Ommo e scialappa
io t’adducisco ‘a vita
si t’acchiappo….

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido   23.11.019





venerdì 22 novembre 2019

Allo scariolante AVVERBI, DIVERBI e Sentimenti NUOVO ORARIO ORE 16,30


NUOVO ORARIO  ORE  16,30

Senza penzà addò vaco

Senza penzà addò vaco
vaco mettenne 'e piede
addò 'nn avesse mettere.

Sparte a qualcheduno
ca va sfuttenne 'ngiro
e n'uocchie niro
'e vvote 'o porto a casa.

Chello ca me trase
quanno me tire 'e recchie
m''o tengo dint''o core.

Te vase 'e mmane
comme a quann'ero nu criature.
Può sta sicuro
ca io nnun faccio 'o guappo.

Quanno m''acchiappo
m'acchiappo ca 'un 'e vvoglio
però si ce stà 'o scoglio
io che ce pozzo fà ?

'A prepotenza
io 'a piglio 'e pietto
quanno m''a trovo 'nnanze.
Quanno me scanzo, 'a scanzo...
io nun 'a corre appriesso,
corro sultanto
p''o dulore 'e panza.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido 22.11.019 
 19,27

So' troppo piccerillo...




So' troppo piccerillo
p'addeventà n'arillo
ca zerrea tutt'a jurnata.

Dint''e forre
nun ce stà ripose.
Mò scorre nu filo d'aqua
e mò 'o vverde se sciaqua
pe na nuvola 
ca va perdenno
tutt''e sentimente
ca se porta appriesso.

Nun vaco 'e presso
e quannp me 'ncanto
me pare nu santo
dint'a na nicchia,
dint'a na cappella.
Manco nu lecca lecca me fà specie
pure si 'o sole 'a cielo me 'ncuieta,
'o na preta
me rocele arreto
e nun me òascia cuieto.

Nun so' n'arillo
pure si 'e vvote canto,
nun songo nu poeta
ca nun riesco
a stà maie cuieto
e fà 'a perzona seria
comme qualcuno
va truvanno.

Vaco truvanno 
chello ca nun trove.
Ll'ove 'e miciello
e fristo fristille
na luce luce
dint''e capille
quanno se fà notte.

O crudo o cuotto
voglio passà 'a jurnata
magnanno nu vascuoto
'nfuso dint''a l'aqua
'e sta funtana 
ca m'arrefresca 'e mane
e chistu cannarone
ca pe nun perdere sciato 
canta na canzone
'ncuorpo a isso
pe nun scetà
attuorno
chille ca so' 'nfame
e fanno a notte e 'o juorno 
sempe uguale
stanno 'ncopp''e giurnale 
pe nun se fò scurdà.

Nun so n'arillo
pure si songo piccerillo
e zompo e comme zompo
pe nun truvarme 'o ffuocoarete 'e  spalle.

Gioacchino Ruocco
ostia lido 22.11.2019 ore 18,59

domenica 17 novembre 2019

Pure si so’ n’arillo…


Pure si so’ n’arillo…

Pure si so’ n’arillo
tengo curaggio ‘a vennere
e quanno tu me strille
ca nun ce ‘a faie a senterme
me vengo a stennerme
affianco a te
speruto ‘e te guardà
cu ‘a voglia ‘e te piglià
chello ca tiene ‘e bbuono
e lascià perde ‘o riesto.

E quanno siente ‘e tuone
zerreja fino a stancarme
pe te ‘ncantà ‘e penziere
e riturnà cchiù tarde
primma ca tu t’adduorme
pe farte suspirà
mentre ‘o suonno
te chiude ll’uocchie
e te fa scemo ‘o core
pe farte arripusà.

Quanno te scite
te canto na canzone
si nun si stanca ‘e me,
‘e me tenè vicino
pe te levà d’’o core
suspire e lacreme.
Quanno me so’ stancate
pur’io m’addorme e sonno
chello ca ponno sti penziere mie.

Ostia Lido 18.11.019

sabato 16 novembre 2019

Quanno me sceto…

Quanno me sceto,
ca spisso ‘int’a nuttata me succede,
primmo ‘e mettere
nu pede pe terra
te penzo e sento ‘ncuorpo
‘a voglia ‘e stà cu te,
a guerra attuorno
comme ‘ancora succede
ormaie d’‘e primme juorne.

Te voglio bbene,
ma tu ca nun vuò perdere
me faie ardere
comme a nu cippo
ca nun se fa brucià
d’’a freva toia.

Anema ‘e tutt’’e muorte ‘mparaviso
me salvo
ca nascette cu ‘a cammisa
e tengo na passione ‘e vulé bbene
a chi nun me vò bbene
e me vò accide.

Si nun ce cride,
‘un è capito niente
e rieste ancora e sempe indifferente
quann’io campo
pe fatte mie
ma pure ‘e tuie
ca po’ me trovo ‘ncuollo.

M’’è miso a muollo
e ce stongo ‘a quanno
tenevo quinnice anne.

Famme ‘o piacere,
a me ca so’ sincero,
si me vuò bbene,
si no lasseme stà
si nun è overo.

‘O riesto m’’o faccio a modo mio,
tanto si ttu ca cride a Ddio
mentr’io penzo a Maria
c’’o mettette a munno
e a tutte ‘e sufferenze ca patette
pe nun ‘o fà fà fà
‘a fine ca facette.

Gioacchino Ruocco
17.11.019            Ostia Lido

martedì 12 novembre 2019

Pazzianno pazzianno...


Pazzianno pazzianno
so’ passate già tant’anne.
‘Ma un ce scurdammo maie
ca sta vita è na pazzia,
pazza tu e pazzo io.

Cu na mano ‘int’a na mano
siammo ormaie
tantu luntano
ca ‘un se po’ turnà cchiù arreto.

Chesti ddete nun m’avasteno,
forse forse ‘e file ‘e pasta
ca me mangio quanna ‘a famma
addeventa  proprio tanta tanta tanta…

Quanno tutte’’e cummante
chi s’’a piglia e chi ‘un s’’a piaglia
s’accapigliano
nun fanno ate che parlà.

Mò che conto ‘ncopp’e dete ?
Tutt’’e prete ca te tiro ?
Guarde ccà che uocchie nire
ca m’’è  fatto !

Comme a gatta t’avvicina…
Comme a pullicino scappo.
Pare ‘o tappo c’’a butteglia.
N’atu ppoco sono a sveglia.

Faccio appena ‘ntiempo
c’‘a muniglia sta perdenno
miccia miccia ‘a forza soia.
Songo ‘e ddoie ‘e che me ‘mpiccio ?
Me rimetto dint’’o lietto
dint’’o cavero ca faie
e cu ‘a capa ‘ncopp’o pietto

comme fosse nu criature.
Me dumande: che vuò fà ?
Pazziammo n’atu ppoco
primma ca se stuta ‘o ffuoco

visto c’’a vrasera è miccia,
visto c’’a nuttata  è longa
e ancora tu me pugne
quanno vuò ‘a me qualcosa…

Fusse rosa, fusse spina
io aspetto ogne matina
ca te scite
pe nu vaso sapurito…

ca si no nun sto cuieta
comme a na palomma ‘e notte
sempe attuorno tu me staie
tutt’’o riesto nun sia maie…

13.11.019 Odtia Lido  h 07,06





Eravamo a corto di eroi
o non sappiamo più
a cosa serve
la nostra vita ?

Ogni giorno
mille dipartite
non bastano
a tenere
i nostri occhi asciutti.

Anche la perdita di uno solo
ci farà sentire
il freddo addosso
della morte
che apre tutte le porte
che vuole
con le sue prepotenze.

Chi non era pronto a piangere
o a sacramentare
oggi dovrà farlo
senza ritegno
per essere ancora degno
di essere un uomo.

Bisogna pur capirlo
il dolore che dà la morte
e non rassegnarsi.

Eppure morendo
qualcuno pensa
di trovarne
un’altra altrove di vita.
In differita
non si hanno notizie
del chi sa dove
ci trasferiremo.

Intanto
se non piangono tutti
piangeremo noi
che ritorneremo a casa
distrutti dalle tante guerre
per aver perso i nostri figli
ch’erano
la nostra parte di eternità,
la nostra richiesta di pace
incapaci di far capire
anche agli altri
la sua utilità
per una vita felice
come amici,
come fratelli….
come esseri degni di vivere,

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           12.11.019

mercoledì 6 novembre 2019

Ritorno a casa…




Ritorno a casa…

Come tutte le sere
anche noi ritorniamo a casa,
alle nostre radici dopo
che ce ne siamo allontanati
forse a ritrovar noi stessi,
le ragioni che ci inducevano al dipartita
perché volevamo provare a vivere da adulti
senza stare più con la mano
nella mano di chi era più grande di noi,
della nostra famiglia, nella nostra casa
unica fino a quel momento.

Non è soltanto nostalgia
del tepore di essa,
degli abbracci dei nostri genitori,
delle loro carezze che gli sguardi ci davano,
ma gli occhi da sempre umidi
nel distacco  che mi danno l’ebbrezza
di un rimpianto
che chiede ancora ritorni
a rinfrancare l’anima
di quella gioventù
che non mi lascia mai.

Certo da oggi in poi i ricordi
saranno altri, quelli dei nostri amplessi
del nostro amore
che s’è fatto assai più grande
delle appartenenze
essenza della nuova vita.

Accenderemo qualche candela
per dare corpo al nostro sentire,
per esaudire  la nostra promessa
di essere ancora figli anche se distanti
santificando la nostra appartenenza
nei ritorni necessari a dar vigore
alla nostra entità di esseri pensanti.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido            06.11.019


lunedì 4 novembre 2019

Riflesso..

Beppe Iannicelli.giornalista RAI



Riflesso..


Quando mi trovo riflesso
mi riconosco appena
come me stesso,
ma perplesso
dall’universo intorno
che assume
forme difformi
da quei consensi
che discendono
dalle abitudini
o dalle recrudescenze
di certe astinenze,
trasformo il delirio
in un’abitabile
condizione di vita
agli estremi
e con fonemi
che danno l’idea di altro
da assuefare
alle nostre sembianze.

Sarà il nuovo che avanza
con una distanza
da annullare in fretta
per non trovarci
nella disdetta degli inganni
o delle apparenze malsane 
senza una vera
conoscenza dei fatti
o per un mio ritardo
appuntato a degli atti
che mi trovano
spento a tratti
lontano da te .

Gioacchino Ruocco
04.11.019 Ostia Lido.



sabato 2 novembre 2019

Nel mio cuore troverai....

Segre



Nel mio cuore troverai
tutte le libertà
che tu agogni.
Di piangere.
di ridere,
sognare,
di andare e ritornare
verso il tuo avvenire
e dal tuo passato
per sperare
in una vita migliore
o per fare tesoro
anche delle tue pene
cantando cantilene
per non dimenticarle
oggi
che ci sono altre pene,
altri traguardi
che ci stanno avanti.

A volte passo
dove tu passavi
con la coscienza che mi duole
del tuo dolore
come per quegli altri
che hanno dato pene
a chi….non era uno di loro.

Se avessero cercato l’oro
gliene avrei dato tanto
questo era il vanto loro
di depredare gli altri
per renderli miseri
fino a chiedere
l’elemosina della vita
della pietà
per esistere
ognuno come vuole
con le proprie pene
fino alla fine.

Da quando sono vivo
sento il cuore
che mi canta giulivo
nell’incontrare gli altri
e la parola odio
diventa in esso “O Dio”
chiedendogli l’amore
per quelli che mi
danno tormento
nel vento freddo
del perseguitarmi
nell’odiarmi
quand’io invece
vado verso loro
ad incontrarli
con il pane dell’accoglienza
con un tetto
pronto ad accoglierli
per le loro incontinenze
per dar loro pace.

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 03.11.019