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lunedì 31 ottobre 2016

Sarà un lutto…




Non è il rumore dei passi,
ma il fracasso del treno
che a quest’ora di notte
fa a botte col buio.

I tuoi passi lontani
nei latrati dei cani
sono un’eco ormai
perso e diverso,

che rende perplesso il mio cuore
per un’ora d’amore
che rischia di essere
un ricordo sognato

sul farsi dell’alba
nella calma tra un treno
e il mare a due passi
che non passerà più

anche se i ricordi
non hanno una vita breve
e hanno il volto
meno greve del sogno

che ha preso la strada
di una contrada
che neppure conosco
al di là del bosco vicino

o del modo
che sembra a due passi
ma è tanto lontano
che passo il tempo a pensar

dove sta, come è fatto.
Ho sentito
ch’è andato distrutto.
Sarà un lutto anche per me ?


Gioacchino Ruocco
01.11.016                         Ostia Lido  


                        


domenica 30 ottobre 2016

Quando gli svogliati



Quando gli svogliati


Quando gli svogliati
saranno una moltitudine
e nessuno mulinerà  il grano
non avremo più pane da mangiare.

Spigoleremo forse per i campi ?
Se avranno seminato ancor quest’anno
forse troveremo qualche cosa,
come le foglie di rosa
che il vento sfoglia
per portarne in giro l’odore.

La vita che ha mille sapori
va anch’essa raccolta e coltivata
con le buone parole
perché l’odio fa male.
Non so dove è nato,
ma nel mio cuore
ne avverto il dolore
che mi strazia giorno per giorno
perdendo il calore
delle parole buone.

Ricerco ancora nei solchi passati
il tempo di quand’ero ragazzo,
più pazzo degli altri,
più pieno d’amore
per tutti, a partire da mia madre,
fino a quando un tipo spavaldo
non mi venne a sfidare
toccandomi il naso.

D’allora ho nel cuore la pena
di volerti bene comunque
ogni giorno, ogni sera, ogni notte
con le mani piene d’amore
per non fare più a botte
con nessuno, con il mondo.

Gioacchino Ruocco          
31.10.016 Ostia Lido


Raffele Viviani

Raffaele Viviani, alle sue spalle il Busto di Luigi Denza.



Ogne vota ca torno a stu paese
ce faccio ‘e spese
e ce porto ‘o mio,
ma comme si facesse tuorto a Dio
chi guarde stuorto
e chi me va cuffianno.

Me so stancato, ‘o ddico apertamente!
Tenitevello pure
Cu chello è rimasto.
Facitece ‘o triato ca vulite,
ma nun ve lamentate:
levateve ‘o prurito.

Cagnatavella ‘a maglia ogne tanto,
cagnateve ‘e mutante.
Penzate pe dimane.
‘O pane ca facite è sapurite
e taralline pure
e ll’acqua na delizia.

Aggio parlà  d’’o paese mio
comme a n’estraneo
comme nun fosse Dio.
E cu na mano annante e n’ata arreto
me tocca ‘e sta cuieto
si no nun torno arreto

‘a puorto Salvo cu l’osse sane 
e ‘a fantasia ‘e turnà
pe ritruvà na zia,
nu parente ca nun me scrive maie:
risulta sempe assente.
N’amico ch’è rientrato.

Ve guardo mmiez’a villa addulurato.
Parite n’atu santo
ca prutegge stu paese.
L’unico che canta è don Luigi
u jamma, jammo, jammo
e  ‘ncopp’o se ne va

fino a faito p’avè l’idea diversa
ch’isso tene 
‘e chello ca succede:
Guardà il tutto e renderlo innocente
pecchè ‘a luntano
tutto è diversamente.

‘O malamente pare pur’isso buono
e ‘o buono è buono,
nu caramellato.
Le fottono ogne cose ma ‘e lamiente
Lassù, ‘ncoppo Faito 
e chi se n’è addunato ?

Chi scrive ca ‘e ccose e cose ca nun vanno
Nun m’è parente
E sta vicino a chille.
Ca fanno ‘e marenne e spartemiente
Nuie simme artiste
e penzammo a ato.

E don Rafele quase se ribbella,
ca don Luigi è matto.
Ma chi ha sunato ?
Chisto ce sta pe starce mmiez’a Villa
ma ogne ghiurno piglia
e se ne va, Funiculì funiculà.

E cu Michele Esposito che faccio ?
Nun ce guardammo ‘nfaccio
nun saccio a quanto.
‘A quanno sto ca ‘ncoppo sento e sento
ma so’ na statua
nun pozzo fa cchiù niente.

Primmo screvevo e recitavo ‘a vita
 ‘a gente me senteva,
qualcuno me capeva.
‘A quanno sto ccà miezo l’unico
Gulio è chillo ‘’e ritiurnà
Arreto ‘o tiempo mio,

comme facette patemo quanno
io ero guaglione
e ancora nu stucchione,
ma ringrazianno  a Ddio
truvaie nu sillabario
ca fuie ‘a furtuna mia.

Gioacchino Ruocco


29.10.016               Ostia Lido

giovedì 27 ottobre 2016

Su quel ramo del lago...




Su "quel ramo del lago di Como
che volge ad oriente"   *
è un po' di tempo 
che non succede più niente
tra Renzo e Lucia
e tu, anima mia,
afflitta e perduta,
ti muovi a tentoni
fra il sogno e la luna.



G. Ruocco

15/09/016
Ostia Lido



* Dai "Promessi sposi

ARTE E POESIA --- CHI, COME e PERCHé


Edizioni Comed di Milano nel 1991 nella collana "I PROFILI D'ARTE"
editarono 

Arte e Poesia

presentato dalla storica dell'arte Anna Iozzino
che affiancò alle immagini delle opere di 56 artisti contemporanei
le poesie di Gioacchino Ruocco.




Pensai di inviare una copia del volumetto
alla NESTLE Italiana spa 
a PERUGIA  con raccomandata  postale
suggerendo un'idea in linea con la loro tradizione dolciaria.

Al sottoscritto autore delle poesie
non  mai pervenuto uno scritto di disinteresse 
né di ringraziamento.

FORSE 
la spedizione andò persa o finì nelle mani di chi 
per motivi diversi se ne appropriò?

Vorrei chiedere al destinatario, dopo aver rintracciato tra le mie carte la ricevuta di spedizione,
se il libro è mai pervenuto  presso l'azienda
e se si che uso ne è stato fatto.

Distinti saluti, Gioacchino Ruocco




mercoledì 26 ottobre 2016

Oscilla la lampada al soffitto

Mentre ero davanti al PC ho avvertito che la sedia  sulla quale sto ancora seduto stava muovendosi, non per la mia "jorda", ma per effetto di una scossa di terremoto che è ritornato a farsi sentire due minuti fà alle 21,19 segnate dal mio computer. Era dal 1980 che non succedeva.



Oscilla la lampada al soffitto
e il cuore torna afflitto a palpitare.
Quant’ancora penseremo al peggio
quanti singhiozzi si stanno a preparare!
Certo saremo ancora in piedi nella notte
tenendoci per mano per non perderci
per non smarrirci nel terrore della morte
da sempre pronta a portarci via
tra il pianto di quelli che restano
che da secoli non si rassegnano alla perdita.

Chi ci diede la vita si racconta che era eterno
come ancora si dice, ma questa terra
mentre ti fa felice ti porta via
anche senza una guerra seppellendoti
come un rifiuto da rigenerare 
da parte di chi resta
nel procreare altra vita,
altri inganni, altri terremoti,
per mescolar le gioie con gli affanni,
evolvere il pensiero per capire
se questo mondo un giorno andrà a finire
e andremo altrove a rinnovare il fiato
che già si è consumato di contrada in contrada 
pregando, gridando, imprecando
rinnovando il tormento che in noi ritorna
vedendo modificarsi i contorni del creato
che da domani in poi  guarderemo 
con altre emozioni, con altri rimpianti
cantando altre canzoni a ricordare il passato.

Per un momento mi sono perso
in questo avvenimento che mescolava il sangue
e il fiato in gola senza trovar parole
uguali quelle che danno gioia
per il pericolo scampato.
Mi son guardato intorno ed ho capito
che il brivido provato 
non era per il freddo della sera,
ma per la chimera 
che era arrivata ad un passo da me 
a modificare il creato
come il primo giorno.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido              
26/10/016  ore 21.11



Se avessi tolto al muro





















Se avessi tolto al muro
ogni screpolatura
non so dove il ragno
avrebbe fatto il nido,
dove si sarebbe appoggiata la povere
che abbozza le sporgenze in chiaroscuro.

Sono sicuro che il muro che ci divide
ha un’anima a metà col vicino di casa.

Se la rinzaffatura non è di segatura
e il muro vibra per la sua natura
di struttura che separa,
che sopporta la trave,
l’architrave ed una porta
lasciata andare quando
le altre porte
restano aperte
in un deserto di anime al mattino,

chi entra ed esce
si rincresce di accostarle piano
tanto che vibra il palazzo e il corrimano
mentre si accentua il passo
di chi le affronta
correndo se in ritardo.

Da dentro arrivano rimpianti
tardi ormai per rinverdire il canto
che illumina la solitudine
di ricordi ormai consumati
a parlarne coi vicini,
a raccontarli ai bambini
ogni volta che chiedono di te.

Se avessi tolto al muro
tutte le asperità
sarei sicuro che il tempo
scivolerebbe piano
dal tuo cuore
senza più il tormento,
senza il rincrescimento
per chi ha vinto o perso
per non soffrire ancora.

Domani quando torno
lo stuccherò a dovere
per il piacere di vedere
che volto fai
quando poggerò il mio sguardo
nel giardino a fianco
l’unico a ricordarsi
che il tempo non muore
e che i suoi odori
erano gioie e dolori
come oggi come sempre
finche siamo ancora vivi
capaci di pensare
al passato e al domani
correggendo le nostre abitudini,
rinfrescando i muri
e rifacendo il tetto
per non sentirsi dire
ch’è un dispetto
a farlo sgretolare.
lasciando piovere
il dolore colore del catrame.

Gioacchino Ruocco
26.10.016                     Ostia Lido

Succede la fine del mondo




Se ad ogni trasgressione
succede la fine del mondo
cambierò la mia voce
in silenzio prendendo
l’assenzio  per compagnia.

In silenzio nessuno reclama.
Restare seduto per terra
mi da pena più della guerra,
sconfitto, perduto tra rovine
e caduti già ossa bianche .

Al rintocco si stacca
una prece dal campanile,
un sottile languore
per le ore passate
aspettando chi viene

a vedere, a sentire
i nostri proclami.
I cannoni che sparano
su gente inerme,
sulla veglia di un sogno.

Nessuno ci sente,
il paese è lontano.
Se alzo una mano
sono il primo a morire
col cecchino che spara.

Ha una mira precisa,
decisa a finirla.
Ma noi pronti a morire
resteremo seduti per terra
già vinti, già morti, già terra.

Gioacchino Ruocco

26.10.016                   Ostia Lido



lunedì 24 ottobre 2016

Sulla costa che scende verso il mare...








Sulla costa che scende verso il mare
mille case stanno preparate dal  tempo
qui sedimentato,
tanti percorsi per poteri amare,
sognare un diluvio universale
il più lontano possibile
perduti appresso a foglie sempre verdi
in un tripudio di aria salmastra
che su di loro si posa e si frammista.

Un vuoto che affiora dentro a un muro
è un passaggio sicuro per l’aldilà
che sogno ogni volta che torno
e m’arrampico nell’aria per le vie
che svegliano i ricordi alla poesia
del tuo amore che in mezzo
a questo eterno paesaggio
non ha bisogno di pudore
nelle luci che ritorneranno all’alba
a dare consistenza ai nostri gesti,
leggerezza alle parole
che nelle ombre sembrano farfalle
scintille nate a risvegliare il buio
che nascono dal cuore
per posarsi su un corpo che del dolore
ne ha fatto un lontano ricordo.

Pietra su pietra i miei sospiri
formano altri terrazzi
dove spontanee crescono le nostre idee
che anche sul tardi non dispereranno
di ritrovarsi ancora quando sarà
l’ora della ripartenza inevitabile.

Gioacchino Ruocco
24.10.016                     Ostia Lido




giovedì 20 ottobre 2016

Visanola




Quanno ‘o core me chiagne
e stento a truvà
comme pigliarte
me faccio a pere stu munno
e cu ‘a scusa ‘e stu fatto
me n’aggio fatte ‘e cammenate
saglienne e scenneno p’’e vie
ca nun  avevo cchiù fatte
‘a tant’anne.
Na vota p’’e fratte,
e po’ dint’o Cugnulo
arrampecannemo comme a nu mulo.
Ogge cuieto cuieto
so sagliuto a Visanola
pe sentì n’addore ‘e ciardino,
‘o friddo d’’e prete
ca m’ero scurdato
‘a quann’ero guaglione.

Vutannete arreto
‘nun sempe  ‘o mare se vere.
Saglienno te pare
ca te staie perdenno
pure si attuorno
ce truovo na casa
nu sciato ‘e qualcuno
ca guarde e vulesse sapè
tu chi sì, 
addo vaie 
e che vaie facenno.
Pe sta via c’ancora s’appenne 
fino ‘o Castiello
attuorno so sule ciardine
‘e arance  e mandarine,
nu verde ìmbriacato
‘e aria fina
ca sape n’addore
ca m’ero scurdato
a quann’ero guaglione.

Quanno te firme pe piglà sciato
te pare c’’o munno è cagnato,
e quanno arrive là ‘ncoppo
doppo che faie ?
Ogni ghiuorno è n’ata sagliuta
quanno scinne, si tuorne
'e vvote pe nu starnuto.
Me sento stunato, perduto
me sento pigliato da scunfirenzia
mentre ‘o sole me cerca e me trova
comme a na lenza 'e terreno 'a scarfà.
Sterduto senza cchiù n’ombra ‘e pacienzia
si cuntinuo ‘a sagliuta fino ‘o castiello
ce arrivo ca so’ vicchiarello.

Ogne passo me tremmeno ‘e cosse
e sento ca ll’osse se stanno rumpenno.
Ma ‘o penziero
m’appenno cchiù ìncoppo
pure si è troppo pe me
addò trovo na vista
ca sulo na svista me putevo aparà.
T’aggio visto a duje passe
e nun ce credevo.
Certi vvote succere
comme a mò
ca me stevo perdenno
saglienno saglienno
e ‘o penziero ‘e na mano
pe nun m’arrenne
‘o tenevo già pronto
‘a qualche semmana.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido      21.10.016


mercoledì 19 ottobre 2016

Parole mie e tue




Parole mie e tue
che messe così
non hanno un senso assieme
se non come protagonisti litigiosi
nell’apparire sul proscenio
ad ogni chiamata
una volta in più dell’altro.

Che senso ha se stiamo assieme
e ognuno fa
quello che gli pare e piace ?

Soltanto quando compro i fichi d’india
non voglio aver le spine nelle mani
mentre te li mangi.
Fammeli mondare
e poi li gusteremo assieme
senza sputare i semi
dove capita.

L’ultima volta sono scivolato
arrivando per primo all’ospedale
senza l’applauso del primario.

Gioacchino Ruocco

19.10.016          Ostia Lido

martedì 18 ottobre 2016

Ma mò addò jammo?


Ma mò addò jammo?


Te n’aggio date vase ‘mmiez’a villa,
ma mò addò jammo?
T’accarezzavo primma sti capille
ca parene fatte ‘e seta fine.
Accummiciaje ch’ero piccerillo.
‘O primmo t’arrubbaie doppo ‘o gelato
nnanzo ‘o Muntillo
e n’ato  ‘ncopp’o muolo, quase a mare,
perdennemo dint’a l’uocchie tuie lampare
facenno comme fanno ‘e farenelle.

Ire ‘a cchiù bella, facive stravedè
e io stravedette appriesso a te
e ‘un te lascjie ‘e pere nu minuto
mò cu na scusa e mò pe n’ata cosa.
E cu doje lire t’accattaje na rosa
ca n’atu poco ascive ‘nfantasia.
Ma mò addò jammo
c’’a villa è addeventata
sulo na fantasia
e ‘o mare cchiù malato ‘e pecundria ?

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           18.01.016 h 18,30





domenica 16 ottobre 2016

Chi fa la storia…




Chi fa la storia
sono i curiosi e i meno abbienti,
quelli che soffrono la fame
 e sentono che altrove
c’è roba che si butta,
che basta allungare le mani
per quello che non costa niente
e sanno che la cresima e il battesimo
non fanno un uomo adulto
frutto di meraviglie,
che il lutto non dà la nostalgia
di un altro mondo
perduto chi sa dove
e chi sa come.
Il tempo passa
ma le sconfitte restano
ed il perdono
non è un modo comodo
di vivere la vita
se scambiamo le appartenenze
come terre inviolabili
che senza esse il mondo muore.
Vengo dalle radici della vita
da che il mondo si è fatto
anima dell’uomo
e di tutte le bestie,
dall’universo
ch’è sopra la mia testa
giorno e notte
e da allora cammino
e vado in giro
dando la mano a tutti
per un po’ di umanità
che sembra disgregarsi
ad ogni starnuto del tempo
pronto al sacrificio d’altre vite.
E’ già da tanto che sono fermo a un bivio.
Le mie intemperanze
come l’inferno bruciano i miei dubbi,
ma riconosco i miei fratelli in tutti
quelli che mi passano affianco derelitti
e poggiano la mano sul mio cuore
loro che sono afflitti
dalla voglia di arrivare
dove io sono.

Gioacchino Ruocco

16.10.016                         Ostia Lido

venerdì 14 ottobre 2016

A Dario Fo






L’uomo che più di tutti
ha dato alla parola
il senso del gioco,
il turbinar dei fiochi di neve
togliendo alle valanghe
la grevità del destino di morte.

La nivola che scivola
sulle necessità del mondo
facendoci sognare
sensazioni nuove,
vicinanze che di anzi
non riuscivamo
neppure a vedere
per solleticare il cuore
per farlo andare
in direzione opposta
a quella dell’odio.

Senza accorgersene
s’è addormentato nel suo sorriso.
Forse pensava altre parole
da raccontarci
senza farci piangere,
la levità della vita
che non sempre è capita
condita com’è
di malvagità
fino in fondo.

Gioacchino Ruocco

14.10.016



giovedì 13 ottobre 2016

A Neruda



Nella notte oscura
dove il tempo può sembrare una eternità
anche se la paura mi chiede di diventare libero
ma non riesco a trovare la strada per farlo,
il tarlo tante volte invocato
mi dà la forza di abbandonare il mondo
nel mio modo usuale
passando col pensiero la linea che separa
il tuo mondo dal mio.
Il mio è un pensiero libero
che si  libra sulle immagini di questo girotondo
dove si fa giorno e notte,
dove la gente fa a botte
e sente appena la voce
che arriva dai versi di una poesia
che chiede libertà per tutti
come il verso sciolto
sfuggendo ad ogni metro
che il tempo assume di volta in volta
per cambiarci il volto
e l’immagine che di noi s’è fatta.
Passeremo ogni linea di confine
fino a trovare il nostro vero destino
fino a quando
noi non saremo la libertà
che gli altri elementi hanno
fino all’auto distruzione.
Nella notte oscura e poi nel giorno pieno
per affermare la nostra volontà
nel vigore del nostro immaginario.
Mi sforzerò di ritornare indietro
se questo non si avvera
per non lasciarvi piangere per le mie pene
che avete ereditate
come  il frutto che nasce
per diventare seme
e risorgere a ogni stagione.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido              13.10.016