Translate

giovedì 29 marzo 2018

Se non mi attardassi sui tuoi occhi


Se non mi attardassi sui tuoi occhi
avrei meno sonno di te
che dormi ancora.

Farei meno pensieri tristi
sempre a correre
per strade strette
che mi fermano il passo

e non starei
a ridosso delle nuvola
che porta pioggia
e oggi sarei
meno infelice di ieri.

Ancora noi siamo due forestieri
a non credere
quello che diciamo
in una lingua
che sembra la stessa
ma racconta
altri pensieri.

Se non mi attardassi sui tuoi
che durante la notte
non sognano
ma dormono spenti
ti accarezzerei
col mio sguardo
senza rumore
ma di tepore pieno
del mio firmamento
dove non sbrigo
che il mio sentimento
che vorrebbe
portarti con sé.

Basterebbe un accento
per svelarti senza pudori
quanti posti conosco
dove nessuno può farti del male
e le nostre parole
tradotte all’istante
in felicità.

Se non mi attardassi
non le saprei le cose
che ti racconto.
Le nuvole son cose
di terra,
il cielo di altre realtà.

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido      28.03.018




martedì 27 marzo 2018

Chi muorto nun more



















Chi muorto non more
chi sa ch’è fatto
ca s’arricorda ‘a gente ?

Sicuro nun è stato malamente
si no sti strille attuorno
chi s’’e sente ?

Me sento
dintt’a ll’uocchie ‘o chianto
‘e na cummuziome
ca me piglia.

Nun le so’ figlio
e manco le so’ frate
manco cumpagne ‘e scole
e de triate.

‘O canuscevo appena
ma ‘o stesso sento ‘ncanna
‘nu sennuzzo
ca saglie e scenne
e che ce pozzo appenno
nun ‘o saccio.

Me guardo dint’’o specchio,
so nu straccio.
Mò che s’accacia
chistu core mio?

Lassa fa a Ddio
e penza a campà ‘o riesto
d’’a vita ca te resta,
ma nun te perde
pe viche e vicarielle
comme a quann’ire
guagliunciello
jucanno accuvarella.

Sultanto ‘a voce ‘e mamma
te truvave
e tu senza fa storie
rispunnive
e ‘a casa riturnave
cantanno allero allero
a sautarielle
uno, doje e tre
zumpulianno.

Gioacchino Ruocco
27.03.018  Ostia Lido

venerdì 23 marzo 2018

Se non fosse che ho bisogno…




Se non fosse che ho bisogno…


Se non fosse che ho bisogno di vivere
credendo in qualcosa
potrei forse fare a meno del tuo sorriso,
e di tutte quelle cose
che inconsciamente mi fanno vivere ?

Mi sono messo a riposo seduto a guardarti.
Mi tedia soltanto
la sedia che raccoglie il mio peso  e lo sforma.
Ne ho perso di chili
ma ancora mi tocca trovare un motivo

per stare seduto a guardarti ogni giorno
e capire di te
le pose che assumi, le parole che dici.
Tu che consumi
più spazio di me mi guardi meravigliata

all’andata e al ritorno da ogni giorno che
passo fuori casa.
Come contorno mi metti davanti parole
che come pretesti,
hanno voglia di sapere di me, cosa ho fatto.

Ed io giù a spiegarti che nella mia vita
faccio un mestiere
ch’è ancora lo stesso di ieri, che prevede
dei posti lontani
dove andare a vedere gli altri che fanno

nell’affanno di ogni giorno senza scorno
per ricordare
loro che la vita è sacra prima di tutto,
che un lutto
non porta profitto, fa piangere invano.

Che bisogna pur dare un senso alla vita
e alla morte
e scegliere fin che si può la vita d’amare
che amara non è
se hai qualcosa in cui credere e da rifare

per uscire di casa e levarti di torno
fino al ritorno.
Se non fosse che ho bisogno di vivere
senza scorno
resterei per ore a guardarti seduto

per sentire che mi racconti dei bisogni
che hai anche tu
che mi ascolti poco convinta di quello che
io ti racconto
come l’uomo più tonto del mondo che crede

a qualcosa che non ti convince perché gli altri
che non sognano
sono diversi da me, hanno altri ideali
Se non fosse
che ho bisogno di vivere credendo davvero

che la vita è un mistero e non so come fare
per farti capire
quello che sento dentro di me quando guardo
nel celo
e il mistero sta per svelarsi dentro di me.

Un amore più grande del mio, un amore
che si dilata
senza un muro da scavalcare libero di andare
oltre ogni misura
e una vita che ha un senso diverso, di eternità.

Gioacchino Ruocco
23.03.018  Ostia Lido





Se non fosse che ho bisogno…




Se non fosse che ho bisogno…


Se non fosse che ho bisogno di vivere
credendo in qualcosa
potrei forse fare a meno del tuo sorriso,
e di tutte quelle cose
che inconsciamente mi fanno vivere ?

Mi sono messo a riposo seduto a guardarti.
Mi tedia soltanto
la sedia che raccoglie il mio peso  e lo sforma.
Ne ho perso di chili
ma ancora mi tocca trovare un motivo

per stare seduto a guardarti ogni giorno
e capire di te
le pose che assumi, le parole che dici.
Tu che consumi
più spazio di me mi guardi meravigliata

all’andata e al ritorno da ogni giorno che
passo fuori casa.
Come contorno mi metti davanti parole
che come pretesti,
hanno voglia di sapere di me, cosa ho fatto.

Ed io giù a spiegarti che nella mia vita
faccio un mestiere
ch’è ancora lo stesso di ieri, che prevede
dei posti lontani
dove andare a vedere gli altri che fanno

nell’affanno di ogni giorno senza scorno
per ricordare
loro che la vita è sacra prima di tutto,
che un lutto
non porta profitto, fa piangere invano.

Che bisogna pur dare un senso alla vita
e alla morte
e scegliere fin che si può la vita d’amare
che amara non è
se hai qualcosa in cui credere e da rifare

per uscire di casa e levarti di torno
fino al ritorno.
Se non fosse che ho bisogno di vivere
senza scorno
resterei per ore a guardarti seduto

per sentire che mi racconti dei bisogni
che hai anche tu
che mi ascolti poco convinta di quello che
io ti racconto
come l’uomo più tonto del mondo che crede

a qualcosa che non ti convince perché gli altri
che non sognano
sono diversi da me, hanno altri ideali.
Se non fosse
che ho bisogno di vivere credendo davvero

che la vita è un mistero e non so come fare
per farti capire
quello che sento dentro di me quando guardo
nel cielo
e il mistero sta per svelarsi dentro di me.

Un amore più grande del mio, un amore
che si dilata
senza un muro da scavalcare libero di andare
oltre ogni misura
e una vita  che ha un senso diverso, di eternità.

Gioacchino Ruocco
23.03.018  Ostia Lido







mercoledì 21 marzo 2018

Quando il cuore







Quando il cuore….


Quando il cuore riposa
ogni cosa prende un aspetto diverso,
le ombre di casa
non fanno paura
e il sole che arriva
con un’aria giuliva
ravviva ogni viso
dando alle ombre
sfumature di rosa
e l’atmosfera
che prima era tesa
annusa di odori felici
anche se sono

di alici fritte,
di aceto balsamico
di fumo di carbonelle.
di carciofi
che hanno un profumo
di aglio e di olio,
di erbe e di terra
quando
si asciugano al sole
ai pensieri
delle nostre parole
umane e sincere
e di primavera

stanno a sognare.
Amare
sarà ancora possibile
con un sorriso
che spiana il tuo viso
al mio desiderio.
con i gesti
che vanno come farfalle
a cercare il tuo volto
e le labbra le tue
che non ho mai perso
se non dentro a un verso
che ancora sospira.

Gioacchino Ruocco
21 marzo 2018    Ostia Lido

martedì 20 marzo 2018

Quanti ne butteremo....

Piazza Cristoro Colombo (Orologio) - Castellammare di Stabia



Quanti ne butteremo giù a uno a uno
senza un patema d’animo?
Su quale torre saliremo per farlo
se c’è ne una che si presta all’uso ?
Ho dentro al cuore un tarlo
che cerco di calmare
non per perdonarlo
non sono preposto a farlo,
ma per non far di me un assassino
che in virtù di qualche ratio
occupa uno spazio
per farsi giustizia da solo.

Da sempre concordo
con le opere di carità
e cerco di non giudicare
indicando una via del fare
per non fare altri morti,
altre ingiustizie.

Il mio cuore si riempie di mestizia
ogni giorno fino ad aver vergona
per chi non ne ha mai avuta
e predica in virtù della sua scelta
sulle pene degli altri dannandoli
invocando il diavolo
che non ha voglia più del suo mestiere,
di ombra nell’ombra
senza un divenir di luce,
indispensabile solo al farsi
del giorno e della notte,
per i dannati d’annata
trapassati e morti, ma mai fatti santi
dell’ingiustizia altrui,
predestinati al fine
che tutto si avveri
dal pieno giorno
al buio della sera.

Gioacchino Ruocco
20.03.018   Ostia Lido

lunedì 19 marzo 2018

Castiellammare - tre bandi di Vanacore privilegeranno i soliti noti…




Ma quale Termalismo! I tre bandi di Vanacore privilegeranno i soliti noti…


(di Carlo Carrillo) – Appena il 10 marzo u.s. scorso l’ex sindaco di Castellammare, Antonio Pannullo detto anche “Tonino il Lampo” per via della sua veloce e fugace apparizione a palazzo Farnese, che, dopo aver diramato uno scoppiettante comunicato stampa al fulmicotone nei giorni precedenti la “Waterloo” del 4 marzo, si è lasciato “andare” rilanciando, sulla vicenda Terme, il seguente “disarmonico” comunicato:
“Apprendo con sommo dispiacere che sebbene il progetto del rilancio del Termalismo vada avanti sulle linee guida approvate dalla nostra amministrazione, tuttavia i lavoratori di Terme restano ulteriormente penalizzate. Nessuna clausola sociale nessun percorso di salvaguardia nessuna tutela nessun paracadute. Il rammarico è grosso. Con tanti di loro avevamo lavorato vagliando una serie di ipotesi anche raccogliendo suggerimenti giurisprudenziali e di indirizzo Anac che quantomeno salvaguardasse l’occupazione se non le mansioni e le qualifiche. Il mio è un chiaro segno di dolore così come sono seriamente preoccupato per la approvazione della convenzione con la Soprintendenza per la Reggia Di Quisisana. E’ evidente che questo è il prezzo da pagare rispetto alla dabbenaggine di chi ha voluto lasciare una città senza governo”.
Molto inquietante questo repentino cambio di direzione, vista la particolare verve con la quale aveva trattato il tema nella sua piccante risposta ai consiglieri di centrodestra che, avendo richiesto il temporaneo congelamento del bando alla gestione commissariale, miravano ad aprire un tavolo con lo stesso Cupello, di concerto con le forze sindacali e politiche della città, onde poter rappresentare la necessità di inserire nel bando un paracadute necessario per salvaguardare le tanto bistrattate maestranze termali. Ma Pannullo, che aveva assunto precisi e particolari impegni in questa direzione con il lavoratori, dopo la “Sceneggiata” preelettorale, dimostrando di contare ben poco rispetto al Vanacore, che pure aveva voluto confermare nel ruolo di A.U., ha mostrato per intero il suo reale “peso politico” nella definizione di una vicenda che oggi, alla luce della pubblicazione dei TRE Bandi, determina pensieri veramente inquietanti rispetto alla fine del Termalismo, configurando uno scenario che sembra davvero privilegiare “Quelle sale oscure e coni d’ombra somministrati alla città da chi non vuole sicuramente bene a questo territorio”. Ah saperlo!!!

Nota: Un paese affamato di lavoro si permette di sprecare il benessere che la natura gli ha regalato incendiando l'Acqua della Madonna, facendo perdere in mare le tante acque inutilizzate che scaturiscono nelle terme vecchie, di perdere la sorgente dell'acqua ferrata, di togliere a quelli dei chioschi un sostentamento che costava soltanto l'esercizio dei chioschi preferendo la delinquenza ad una vita sana.  Ci troviamo difronte ad una follia amministrativa e collettiva. In qualche altro paese li avrebbero portati al manicomio o al 41 bis.
Gioacchino Ruocco

Castiellammare

Intanto l'acqua scorre
d''o core d''a muntagna.
Ma ce ne stesso uno ca se lagna ?
Qualcuno forse
ca passanno a ccà
qualcosa s'arricorde
'e tantu tiempo fà ?
Cu nu bicchiere mmano 
comme a na a pazziella
jeva 'a na funtanella a n'ata.
E comme le piaceva !

Mò scorre a mare.
So' sule 'e pisce
ca ne sanno addore,
'o sapore
uno diverso a n'ato.
Se songo 'mbriacato
pe tant'anne
'e chesto bbene 'e ddio
c'ormaie so' cient'anne
ca stanno ancora a bevere
e a scialà.

Intanto ll'acqua scorre
'a Media, San Vicienzo,
l'acqua d''o muraglione
e chella pe ghjì 'e cuorpo,
chella pe l'arenella,
chella ca te fà cchiù bella.

Fore che c'è rimasta ?
'Acitula, a citusella, 
chella d''a Maronna
ca t'arrefresca 'o core
ll'uocchie, 'a faccia
ca cchiù ne vive
e cchiù ne vularrisse.
Ce spriemme nu limone e t'arrecrie
e comme a na cantina
nun piglia 'a vie
e te ne jì a casa
pecchè cchiù vive 
e cchiù é l'arrecrie
cu 'a giarra mmane
e nu penziero
ca se ne va luntano
a quanno ire guaglione
e arremmeriava
'a voglia 'e jì pe mare
cantanno dint''o core:
- Castiellammmare mio,
Castiellammare...

Gioacchino Ruocco
                                       16.03.2018         Ostia Li

Da santo a santo



Da santo a Santo.


Da santo a Santo.
Ce ne fossero 'e sante comme a Te !
Va buo' ca te mettiste cu ' Maronna,
ma quante pure tu ne suppurtaste !
Ma mò che ddice ca te fanno festa
cu zeppule ca nun è maie mangiate ?
Nun ce facive 'a colla cu 'a farina,
ma na panella si che ce 'a facive.
Te faccio tanti auguri
di buona permanenza 'mparaviso,
Sperammo 'o prossimo anno
'e c''e fà ancora.
E nun me tirà appriesso na chianozza,
ca si m''a tire nun t''a porto cchiù.
Invece a te te serve p'appianà 'e gauie
e tante ca nun so' sante comme a te
e fanno 'e guappe invece 'e se vevere a scialappa
pe s'adducì 'o core, 'a vocca, ll'anema
c''o male 'n 'o supporta
e sbatte 'e porte pe nun senti
ca nun o vò sapè, nun vò capi
‘e tanta guaie ca fanno murì.

Gioacchino Ruocco .
19/03/018 - Ostia Lido




Emblema del sottoscritto (G.Ruocco)

sabato 17 marzo 2018

INTERO



Monumento a Pasolini . Consagra  - Ostia Lido


INTERO


Intero,
ancora tutto intero
per farmi in mille pezzi
che forse son troppi
per quel poco che son rimasto
dopo la dieta
per cui mi basta la metà
di quello
che prima ingurgitavo.

Intero.
Se fossi ancora così
mi sarei spento a poco a poco
per trovare pace
contro le parole
che mi si ammucchiano dentro
per essere
quel verso che mi assale
maniacale o astruso
e abusa della mia pazienza
e della mia follia latente
per ritrovarsi
sopra un foglio
con le doglie
di chi ha partorito
ben altre cose.

Rischio tante volte di caderci dentro
nel fiume che mi scorre a fianco
o quando l’attraverso
per ritrovarci le ceneri di quelli
che da sempre tormentano
languori benpensanti
ma mi accorgo appena
dei vortici che lambiscono
la pena, se la vale.

Anch’io soffro se non dico
quello che penso
rotolando da dentro la credenza
del sistema
che trema, freme e marcia contro
il senso del giudizio
di chi è senza pane,
senza dignità da profanare,
senza quelle parole che fanno grandi
tutti i sentimenti,
che cercano di raccogliere le membra
nel letto del fiume
in una disperazione uguale
o almeno congeniale al suo percorso
che arrivato a valle
con tante voglie addosso
si è di disteso in un territorio
senza pianure,
in mezzo a quattro sassi
e anse che dopo anse
arriva al mare
lurido delle voglie altrui,
annoiato da qualche ricompensa della storia
che è stata sempre piena di marciume
a fianco ai tanti lumi,
alle tante imprese
e tra contese
di quelli ormai sedotti dalla storia.
Quello che porterò
con me sarà la noia dei secoli
e delle idee rimaste tali
a declamar giustizia,
amore contro odio
sacrificando un dio all’infinto
soltanto col prurito
di farne un santo per ogni sentimento.

Sento dentro lo stesso scendere
del ruminante fiume
senza comprenderne gli spasimi
di trattenersi ancora contro il marciume
che gli arriva dentro
per calmare il mio essere
in una voce fioca
che gioca a fare versi
che sfiorano il volo degli uccelli
con lo sguardo
che gli corre appresso
fin dentro al verde
appena arso di una pineta,
ultimo rifugio
ad un marcio di passo,
che cerca il suo risveglio
come un tasso scampato
al pericolo di un sasso
lanciato all’impazzata
con l’idea di annientarlo
e farne altro
dallo scaltro destino
di chi ammucchia
case su case,
cose su cose
per altre ricompense.

Pietosa l’anima
accese lacrime
appena in tempo
a spegnerlo
e a risvegliarne
i germogli non ancora adulti.

Gioacchino Ruocco
                                         Ostia Lido      17.03.0



Monumento a Pasolini - Mario Rosati - Ostia Lido - Roma