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mercoledì 25 ottobre 2017

Il mare davanti allo sguardo


A RZorba Ruimonti





Il mare davanti allo sguardo
che posi ogni giorno
sull’onda più alta
non affoga il rimpianto che hai.

A priori nessuno sa mai
dove il mare lo porta
se non ha un timone
e un’idea con sé.

Se ti perdi
nemmeno il creatore
ti viene a cercare
per così poco dolore.

Per un cuore che perde
altri mille lo stanno a pregare
per andare a morire per lui
ma senza odiare.


Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           25.10.2017





O mar na frente dos olhos
para representar todos os dias
na maior onda
afoga o arrependimento que você tem.

A priori, que ninguém sabe
onde o mar leva-lo se
não tem uma ideia
com ele próprio e um leme.

Se você se perder
mesmo o criador,
você está procurando
 tão pouca dor.

Para um coração para perder
outro mil estão
rezando para morrer por ele,
mas sem ódio.

Joachim Ruocco


Ostia Lido 25.10.2017

domenica 22 ottobre 2017

Si chesta è ‘a ggente....




Si chesta è ‘a ggente
ca chiede ati diritte
allora stammo fritte!

Chello ca basta a tre
nun basta manco a uno
e si po’ conto ‘e juorne

‘a ccà fino a trentuno
ce vonno tre quintale ‘e maccarune
‘e pesce ‘un saccio quante

e ce vò pure chi addà pavà.
Si ‘e solde nun ce stanno
‘a festa a chi ‘a fanno ?

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           12.10.017



Se non mi resta che piangere

Se non mi resta che piangere


Se non mi resta che piangere
prendo nota di quel tanto che posso
delle mie consistenze vitali
e mi pongo a ridosso
delle tue dipartenze, delle assenze
che a volte mi lasci
bene in vista sul comò, sulla cassa
della stanza da letto.
Non lo fai per dispetto
me lo hai detto già tante volte
per l’affetto che hai verso di me
che ancora non vuoi dire amore

Ti guardo e i tuoi occhi di lago
non danno spago
per capire dentro cos’hai
e il mare lo stesso anche se frange
e tu lo rimpiangi ogni sera
e ogni  volta che puoi
ti ci vai a buttare.

Non so più che dirti
Se continuo ad amarti
con la disperazione che hai
finirò odiandomi
con i tuoi giorni che a picco
mi porteranno
senza gloria, senza vanto
come un santo che grazie non fa
se non quella di starsene a canto
guardando con te l’orizzonte lontano.

Gioacchino Ruocco


Ostia Lido              22.10.2017

mercoledì 18 ottobre 2017

Il gran rifugio

Il gran rifugio


Il gran rifugio
per i miei pensieri
per le mie idee
sta sempre in me
aperto alla speranza
di raccontarli agli altri
appena posso.

Non oso disturbare
il mondo intero
ma è quello che cerco di fare
ogni giorno
postandoli come un mulattiere
in cima al monte
che mi sta dinanzi.

Cerco la cima
da dove lo sguardo arriva
a un orizzonte più lontano
dell’altezza che posso
per una distanza
sempre maggiore
per ridurre la tracotanza
dei bucanieri
di quelli che già ieri
dicevano che il mondo era piatto
con un discreto
servizio di bicchieri
per ubriacare
chi si nasconde
oltre la curva
che il peccato adombra.

Il gran rifugio
è il più gran forziere
dentro c’è tutta la mia vita
e la mia ignoranza
a fare penitenza
perché il tempo avanzi.

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           18.10.017





(8a) Distanza dell'orizzonte
L'orizzonteImmaginate di trovarvi a un'altitudine di h metri sul livello dell'oceano e di guardare lontano, sull'acqua. Qual'è la distanza Ddell'orizzonte? Può essere calcolata, conoscendo il raggio R della Terra.
La vostra linea di vista verso l'orizzonte è tangente alla Terra--è cioè una linea che tocca la sfera terrestre soltanto in un punto, indicato con la lettera B nel disegno. Se O è il centro della sfera terrestre, da un ben noto teorema di geometria, si ha che tale tangente è perpendicolare al raggio OB, cioè forma con esso un angolo di 90o.
Al triangolo OAB si può quindi applicare il teorema di Pitagora, che qui si può scrivere
(OA)2 = (AB)2 + (OB)2
oppure, se si specifica la lunghezza dei vari segmenti
(R + h)2 = D2 + R2
Dall'identità algebrica (ricavata nel "ripasso di matematica"), si ha che il primo membro è uguale a R2 + 2Rh + h2, e quindi
R2 + 2Rh + h2 = D2 + R2
Se ora si sottrae R2 da entrambi i membri e si mette in evidenza h nel primo membro
h(2R + h) = D2
Il diametro terrestre 2R è molto più grande di h, e quindi si fa un errore del tutto trascurabile se di sostituisce 2R al posto di (2R+h). Con tale sostituzione si ottiene
2Rh = D2

D = SQRT (2Rh)
dove SQRT indica qui la "radice quadrata di". Questa equazione permette di calcolare D--in chilometri, se anche h e R sono espressi in chilometri--ma è anche possibile una ulteriore semplificazione:
SQRT (2Rh) = (SQRT (2R)) x (SQRT (h))
dove vengono moltiplicate tra loro le due radici quadrate. Usando R = 6371 km, SQRT (2R) = 112.88, si ottiene
D = 112.88 km SQRT (h)
Se vi trovate in cima a una montagna alta 1 km, h = 1 km, e il vostro orizzonte sarà lontano 112.88 km (trascurando la rifrazione atmosferica, che può modificare questo valore). Dalla cima di Mauna Kea, nelle Hawaii, un vulcano spento alto circa 4 km (che è anche il sito di importanti osservatori astronomici), l'orizzonte sarebbe il doppio più lontano, 226 km. Al contrario, stando in piedi sulla spiaggia, con i vostri occhi situati solo a 2 metri = 0.002 km sul livello dell'acqua, poiché SQRT(0.002) = 0.04472, l'orizzonte sarebbe lontano soltanto 5 km.
Pike's PeakIl calcolo può essere fatto anche nell'altro verso. Da una nave sull'oceano comincerete a vedere la cima di Mauna Kea quando vi avvicinate a una distanza di 226 km (anche qui, senza tenere conto della rifrazione). Il 15 novembre 1806, il tenente Zebulon Pike dell'Esercito degli Stati Uniti, comandante di una missione esplorativa nelle pianure centro-occidentali degli Stati Uniti, vide con il suo cannocchiale la cima di una lontana montagna, appena al di sopra dell'orizzonte. La sua squadra impiegò una settimana per percorrere i 160 chilometri che la separava da quella montagna, che ora porta il nome di Pike's Peak, una delle più alte vette del Colorado. Pike cercò anche di arrampicarsi fino sulla cima, ma la neve e l'altezza inaspettata della montagna lo costrinsero a desistere.
Siti Web relativi al Pike's Peak qui e qui.


Non sarò mai

Non sarò mai


Non sarò mai,
anche se ti amo,
quel che tu vuoi
anche se fino adesso
ci siamo sostenuti affranti
dalle stesse ragioni
per il mio volerti bene
e il tuo quando ti conviene.

Il compromesso scelto
col sapere
ha avuto su di me
solamente
l’idea dell’essere imperfetto
e del contenzioso
con l’eternità
che non avverto
se non come tempo terreno
a precludermi
la dignità dell’essere
parte del divino.

Il mio concetto è uno strumento
senza ricatti
a un appuntamento
che non è mai mancato
a un essere terreno
o del creato.
Risorgerò ?
Sarò una fiamma viva ?
O ancora energia di questo mondo
che non imploderà
perché Dio non muore
e se dovesse risorgerà ancora
rigenerandosi dal suo costato !?

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido        18.10.017

martedì 17 ottobre 2017

Visioni ascetiche

Visioni ascetiche


Chi non vuol vedere
ma non ha voglia di sentirsi solo
continui pure a stare in mezzo agli altri
astraendosi col pensiero.
o a farsi sentire
con le parole abituali,
i sotterfugi di chi vuol stare in mezzo
e fare a meno
di un azzardo.

La distinta  che può sembrare lunga
la chiudo al mio delirio
al disappunto si sentirsi solo
ma in mezzo agli altri
come l’inchiostro simpatico
che non si fa vedere fino a quando
non lo vuoi vedere
con l’artifizio
che ti fa giocare.

Se non vuoi essere amato
lascia stare il creato.
Nessuno te lo ha dato per distruggerlo,
neppure per capirlo.
Così è fatto
e manco a dirlo
c’è chi lo trova come un piatto vuoto
e chi ne fa invece quel che vuole
come un gioco
che solo lui sa fare
quello di far dannare gli altri
e chi è santo
sente le voci
che solo lui sente
e qualche impertinente
che gli fa il verso
dicendosi depresso
se gli va di traverso
riuscendo a fare fessi
un sacco di gente
che una volta fregati
vogliono fregarne altri.
Ma che mondo indecente
con tutti questi pensieri
che da innocenti
si sono trasformati
in accidenti culinari,
in trastulli amari
di chi si sente frate
o grande fratello
che senza coltello ti ammazza
alla faccia della razza
e dell’indecenza
che ancora ne avanza.

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido      18.10.017


Ode a chi canta Napoli

Ode a chi canta Napoli



Chi ‘e na manera e chi ‘e n’ata
jammo a cacà tutte a stessa parte.
Te ‘mpare ll’arte e po ‘a miette a parte
quanno addeviente ‘o scarte ‘e tutte quante.

Chi addeventa santo e saglie ‘mparaviso
mentre ancora sta campanno
o fa camorra facenno ll’ommo triste
mettennelo ‘nculo a tutte quante

o è uno ‘e chille ca tene ‘o culo rutto
e le va bbona qualunque cosa canta
 e ca si joca ll’ambo piglia ‘o terno
 ca ‘o raccumanno pure ‘o pataterno.

Meglio campà nu juorno cu ‘e solde
dint’’a sacca ca fa na vita blacca.
Tanta ‘a patacca resta sempe a te
però  vaie campanno comme ‘o re.

E te pare ca ogge si felice
tanta ll’amice songo sempe ‘e stesse.
‘E juorne songo tutte gente brava
e quanno è notte basta ca tu ‘e pave.

Quann’ero guagliuncielo c’era ‘a guerra
mò dint’’e viche ‘a fanno pure ‘e juorno
Te cresce affianco e nun se piglia scuorno,
pare nu triato ‘miez’’a via.

Ce stanno chille c’accussì adda jì.
ce stanno chille cu ‘e dulure ‘e panza,
ce stanno chille ca songo d’’a paranza
e ce sta chillo c’accussì va ‘nnanzo.

Ma comme se po’ fa ‘a cagnà ‘a capa,
‘o core, ‘e bracce, ‘e mmane pure si more
pecchè stanno murenne overamente
tant’aneme ‘nnucente tutt’’è juorno

e chi cumanna nun se piglia scuorno.
Eppure ‘o sape ma cu na faccia ‘e cuorno
prumette ogne vota ca se cagna
‘o juorno appriesso, appena se fa juorno.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           18.10.017

lunedì 16 ottobre 2017

Con lo sguardo altrove (Donna con libro)



Con lo sguardo altrove


A cosa vai
con lo sguardo altrove
a cercare chi sa dove
la tua memoria persa
tanto tempo addietro
in un universo
che resiste ancora
in un pensiero
che si mostra avverso,
perso
o irraggiungibile ?

Troppi misfatti
stanno
distruggendo il mondo
e i troppi girotondi
non rendono all’anima
la tregua ch’essa cerca
alla ricerca di un tempio
per l’immortalità
che agogna,
di ogni pensiero
di ogni parola
che si è persa
appresso al suo eco
nella valle
o in cima a una montagna.
nel transumare
da una parola all’altra,
all’alito di vento
che scaltro
alimenta
anche la mia malinconia
per non sentirsi solo
nei vortici
della sua pazzia,
nel tepore
smisurato della noia
che alimenta foie
inestinguibili
odi non più credibili
di un tempo.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           16.10.017

La tua vita fra le mie mani

                                               La tua vita fra le mie mani


La tua vita fra le mie mani
mi pone tanti pensieri addosso
che non posso non pensarti
come sangue della mia vita
come alito della mia anima.

Mi segui da lontano
per cui la mia ombra
si allunga a dismisura
come portare la mano
a prendere la cosa più lontana.

Con questo gesto
ti accarezzo a volte
nei miei pensieri.
Ieri, ho saputo ,
ch’eri a un passo da me.

Non sentirti mai un forestiero.
Lascia la timidezza altrove.
Anche io ne ho una parte.
A volte provo la mia espressione
prima di parlare agli altri.

Le condizioni che la vita pone
sono tante, ma tante le soluzioni.
Mi segui a un passo
e ti sono grato
e faccio attenzione a non fregarti

come fanno gli scaltri,
i predicatori di mestiere,
quelli che cercano onori
e quelli che li danno
cercando il lor piscere.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           17.10.017

Non cagliare i tuoi pensieri

Grazie e un pensiero poetico che mi è scaturito dopo averla salutata.

Non cagliare i tuoi pensieri
in forme abituali.
Lascia la tua vita scorrere
senza che sia 
una mozzarella di giornata.
Il latte rappreso
ha tanti sapori e aromi
o quelli degli alpeggi
o della maremma
che maremma boia
a volta complica le giornate
come carcasse in pasto 
agli avvoltoi.

Gioacchino Ruocco, Ostia Lido, 10,46 del 166.10.2017
La troverà anche nel blog "SALAD'ATTESA Poesie RG"
Il 16 ottobre 2017 alle 10.21 Maria GrazSAia Raimondi <mg.raimondi@clerici.org> ha scritto

venerdì 13 ottobre 2017

Vulesse stà cu tte



Vulesse stà cu tte na vita sana,
ma ‘un ce riesco cchiù ‘na semmana.
Quanno te parlo nun ce capimmo cchiù
ca me rispunne dicenno che vuò tu.

Tutto n’ata cosa conne si avesse ditto
famme nu bello fritto e tu mw faie
na nzalata ‘e pummarol e c’’o stesso
me piace ma so ati parole.

E si me jesce ‘e dirto qualche ccosa
me faie ‘a faccia britta comme ‘e rose
quanno perdeno ‘e fronne e nun le và
‘e restà senza addore là pe là.

Ma si staie a penzà ‘e fatte tuie
pecchè te miette ‘miez’’e fatte mie.
Vurria ca… ca me sentesse Ddio
pe farle fa chello ca dico io.

Nun voglio cummannà ne a chist o a chillo
nun me pozzo sceppà tutte ‘e capille
e ogne ghiurno stà a fa ‘o triato
comme si ‘o tenesse appriparato.

E ogne vota ca succere, scusa
è ‘a primma parola c addico e
giro ‘e tacche ca si m’attacche
nun ‘a voglio fa comme fà ll’onna

Ca vene e po’ ritorna facenno
a stessa vernia ormaie ‘nfi a natale
fino a ca io.. io nun m’ arrenno
facenno tale e quale a ll’ati juorne

Ormaie cu ‘e vicino tengo scuorno
c’‘a faccia ‘e cuorno nun ‘a saccio fà
addò a me me piaciarria ‘e campà
ascenno nziemo a essa tuorno tuorno…

Gioacchino Ruocco
13.10.017            Ostia Lido



giovedì 12 ottobre 2017

Se le apparenze…






Se le apparenze…

Se le apparenze ingannano
la realtà costringe
ad una presa d’atto
o che mi son distratto
o che mi conviene così
come ormai ho fatto.

Un palpito d’amore
non è poi poca cosa
quando ti trovi davanti
due occhi
pieni di malinconia
che rassomiglia alla mia

che viene da lontano
da un paese ancestrale
di dubbi e di speranze
che va cercando ancora
nelle stanze e nei paesaggi
i passaggi necessari

per arrivare al dunque
di ogni cosa
sia della poesia
che della prosa,
di un qualcosa
che ti dà amore

per dare alle sconfitte
un altro nome, un volto
che si commuove e dà speranza
che non avanza altro
che il piacere
di una sera tranquilla

senza una pena,
senza intemperanze
nel vento che soffia
ed ogni lontananza annulla
col suo alito
che porta germogli.

Le foglie avranno il volto
dei nostri pensieri
che da forestieri
si sono ormai quietati
lasciando da parte i misteri
che inquietano il sapere.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           12.10.017

La pioggia infrasettimanale






La pioggia infrasettimanale


La pioggia infrasettimanale
che ci costringe a riposare
le nostre membra
non assembra
che una vita stereotipata.
Cosa mangeremo
a mezzogiorno ?
Perché mi stai d’intorno
e mi distrai
invece di curare i guai tuoi ?
Adesso ho da fare
più tardi
se ne può parlare.
Vorrei una misticanza
d’insalata,
un trancio di pizza
e un arancio.
Ma non è stagione
ne per l’amore
ne per ridurre la lontananza
che viviamo normalmente
con altre vicinanze,
con una pazienza
che non è più la nostra,
con un linguaggio
che ha un ingranaggio
che stride, fa rumore
come se l’eco
che ripete il cuore
non desse più abbondanza
di riconoscenza,
ma a tentoni
sentiamo la presenza
l’uno dell’altro
in attesa della senescenza
per ritrovarci
fianco a fianco
come paradisi perduti
anche se annusati
e risaputi.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido    12.10.017

Al tempo degli dei


Sabrina Barbagallo - Le donne e l'atunno



Al tempo degli sei

Al tempo degli dei
o detti tali
i saturnali riandavano
all’età dell’oro
e a risvegliar la terra
che incolta riposava
nell’inverno
e gli inferi erano
a custodia
delle’anima dannate.

Le Isole Beate
del dio Crono
erano invece lontane
mille miglia
a riparare i giusti.

Oggi,
con qualche competenza,
la scienza
che rivela tutto
é solo quel sapere
a portata di mano
e del sedere per ore
davanti a una tastiera
senza il potere
di scongiurare un lutto
argomentando
che sarà distrutto
oggi da quello
o da quell’altro
che non è più scaltro
come vuol far vedere
senza sorte.

Ci vestiremo a lutto
o ne faremo senza
ché non resterà nessuno
nemmeno per difetto
o per affetto
per accendere un lume
sul bitume
che resterà del mondo ?
Questa è la conoscenza
che ne abbiamo.

Gioacchino Ruocco

10.10.017   Ostia Lido

lunedì 9 ottobre 2017

Si fusse 'a luna...



E te ne fuje  ‘a dint’’e mane mie
comme si fusse ‘o viento
ca ‘e tantu bene ‘e Dio
nun me rummane niente.

Che te ne fuje a fà
si ttuorne a me cercà
c’’o male tiempo ?

Resta cu me
pure quanno è bello,
quanno ‘e nnuvole
‘ncielo nun ce stanno.

Cu ll’uocchie ca zenneiano
a ogne bavattella
chi sa quanta resate
ce facimme.

‘A vita è bella,
ma cu te cchiù assaie.
‘O saie pure tu
ca miez’’e guaie
me vaie cercanno
pe t’accujtà.

Stanotte ‘ncielo
ce steve na stella
cu ‘a stessa resatella
ca tu tiene
mponta a stu musso
russo
e chine ‘e vase
ca quanno trase
nun me ne perdo uno.

Si fusse ‘a luna
te curresse appriesso.
Meglio ca rieste ccà.
Pe me è ‘o stesso
cu sta felicità
ca tu me daie
appena ‘mbraccio
vasannette sta faccia
e sti capille
comma a scarole riccie.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido         10.10.017