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martedì 28 febbraio 2017

Tu cuse e ‘nchime…



Tu cuse e ‘nchime, io parlo e taglio
e ‘o tiempo passa comme a na tenaglia
quanno sta ‘nchiuso na jurnata sana.

A forza ‘e ce guardà ormaie si sora.
Ogne penziero tuio è puro ‘o mio.
Io songo ‘o stampo tuio e tu si ‘o mio.

Te pigliasse p’’a mano e te purtasse fore,
ma lascia l’ago ca si pogne more
‘o core mio si resta pugnuto.

Fore è ancora vierno.
Chist’anno arriva tarde
‘o passo d’’e mallarde.

Ma io te guardo e spero
ca primma ‘e se fa sera
tu tuorno a essere sincera.

Si ‘o core tuoio spera
‘o mio ‘o corre appriesso,
e nun me pare overo

ca stammo a pazzià.
‘O sango dint’’e vene
te cose nu vestito

ca po’ tu scuse e cuse
comme po’ sfrunne ‘e rose
e ogne penziero tujo.

E ‘nterra so ‘ndrillande
ca lieve e miette ‘ncoppa
p’astregnere, allargà

quanno te l’ammesure,
‘o nun riesce a stà
tranquilla c’’o penziero

ca ce putesse stà
ca ‘un so’ cchiù furastiero
c’a varca sto a tirà.

Gioacchino Ruocco

01.03.017            Ostia Lido

lunedì 27 febbraio 2017

Il senso del dolore



Una cosa è certa
cambia col tempo il senso del dolore.
Quando ti prende
non è mai uguale
a quello ch’è già stato.
Rassegnandoti
sentirai il tuo passo farsi lento,
l’animo commuoversi,
perdere l’accento
su tutto quello che ti arriva addosso.

Non credo che Dio si confermi nel suo peccato,
neppure rinnovando il nostro credo.
Se speri, la realtà dispera
e dispara rimane attorno a noi
fino alla dipartita,
la certezza di una speranza
che non trova strada
se non quella infinita
dell’onniscienza.

L’impazzimento avrà frutti amari
che allapperanno l’anima
mentre va cercando un foro
per uscire fuori dal mondo,
fuori dal creato.

Quelli che stan seduti sullo scranno
faranno poco o niente
come imputati del nostro fallimento.
Continueranno a battersi il costato
implorando per la loro salvezza
da non so che cosa,
saranno condannati alla pazzia.

Gioacchino Ruocco


28.02.017

giovedì 23 febbraio 2017

La STORIA


Piranesi


La storia
che ho imparato a memoria
frequentando la scuola
mi ha aperto gli occhi
su un passato
che ogni giorno
trovo affianco, ad un passo
dall’inizio della mia eternità.
Mi ha fatto vedere
il volto degli altri,
capire i loro pensieri,
la loro ricerca di felicità
portando la propria
in terre lontane,
mai viste
come un germe
che soltanto in esso
poteva esserci
una gioia più grande
di quella vissuta dagli altri.
E intanto morti,
anche chi avrebbe
voluto godere del giorno
che andava alla fine
del sapore del pane
al margine di un confine
in cui non credeva,
non avvertiva.
Sempre più avanti
a macchia d’olio
distruggendo memorie
e creandone altre
che ancora
provano a raccontare
i tanti aneliti,
i tanti sogni dei nostri antenati
che se messe da parte
saremmo nati
per fare la guerra
e mai una volta l’amore
dovunque e comunque,
ogni giorno, ogni volta
che il mio cuore
sconfina nel tuo
e ti afferra
dimenticando
che siamo fatti di terra
ma anche di Dio.

                                               Gioacchino Ruocco

                                                               Ostia Lido           24.02.017

mercoledì 22 febbraio 2017

Cu 'e mane mane

Penziere

Te veco afflitta
e tutta penzarosa,
cu ‘e mane mane
e ‘o core
ca nun s’arreposa,
ca nun trova pace,
ca ll’ati vote
t’accunciava ‘a vesta
stennenne ‘ e chieje
ca tiene ‘ncopp’’e gamme.

Si ‘o tiempo ogge
avesse perzo ‘a voce
ce penza ‘a faccia toja
a mette ‘ncroce
tutto ‘o turmiento
ca te coce dinto.

Na refulella ‘e viento
nun sarria male.
Bastasse nu mumento
pe dà nu sguardo attuorno.
Ma nun è scuorno
chello ca tu cunto,
è sufferenza
ca nun trova ‘o spunto
pe jettà a ll’aria
‘o munno ca stà attuorno.

Quanno te lievo ‘a lloco
é n’atu juorno.
Sicuramente
cagnarrà qualcosa.

Gioacchino Ruocco
22.02.017  Ostia Lido

domenica 19 febbraio 2017

In attesa di quella…





Ti auguro una buona giornata
in attesa di quella
che sarà veramente.
I pensieri che mi assillano o mi assalgono
fanno le notti brevi, corte
sotto una coltre scompigliata
dal voltarmi e rivoltarmi dentro al sonno
che non trova requie.
Fosse soltanto il paesaggio intorno
lo rifarei in un giorno
senza aspettare gli anni degli affari,
senza i danari del tradimento
che un soffio di vento
potrebbe scompigliare.
Non ti ho tradito mai,
neppur soffrendo il mio languore
che eterno arriva
fino a mezzo giorno,
neppure nella mia pazzia
fatta di filastrocche
e a volte gnocchi
che vanno bene a pranzo.

Ogni notte è la stessa storia:
cadute verso il basso
o nella salamoia
che conserva le pene fino alla noia.
Vorrei un giorno eterno
con un contorno
che non ha pene da farmi consumare.

Ogni tanto vorrei guardare il mare
senza pensare a fughe
e ragionar con lui dei mali miei.
il fresco torrente forse era meglio.
Veniva giù dal Paradiso sveglio
raccontando di voli a planare
e risalite nelle correnti tiepidi
che nella valle sotto si addensavano.

Soffrendo il caldo
vivevo a volte come una marmotta
che guarda un’aquila volare
persa nel volo senza indovinare la sua preda
mentre l’acqua scorreva sotto i piedi
a rinfrescar le voglie
che addensavano gli acidi urici del giorno.

Gioacchino Ruocco

20.02.017             Ostia Lido   




          


Torrente Orco (Piemonte)






Quando mi tocchi il cuore





Quando mi tocchi il cuore
accarezzandolo per non far rumore
con i tuoi baci, per non farlo soffrire,
per darmi il conforto del tuo amore,
lo sento vibrare sotto la tua mano
come un uccello in pace
che quasi si ritrae
per non affievolire il suo volo verso l’alto,
per non farsi di basalto
nella tua contemplazione.

Quante volte ho già perso il treno
della felicità
facendo viaggiare fianco a fianco
amore e realtà,
il sentimento con la pudicizia
affogandoli nel sapore della liquirizia
o del caramello
con gli occhi che non sanno dove posarsi,
dove mettere il pensiero dell’amarsi,
come contemplarlo
per non portarlo a perdersi
nelle stretta mortale degli abbracci impetuosi,
nella ricerca astrusa delle parole
coniugate fino a far del male.

Onnipotenza e vita di chi ama
col sapore delle cose fresche
con le parole che delle tresche
non hanno il sapore,
dei pensieri lineari e puri
dalla natura spontanea irripetibile,
priva di stanchezze e di tepori
senza i tremori delle vertigini.

Mi assale, quando mi tocchi,
la dolcezza che i tuoi occhi diffondono
intorno ai tuoi gesti
manifesti di un amore
che vuol darmi gioia
togliendomi dal cuore
la noia dei pensieri amari già vissuti
che a volte affranti tornano
a inquietarmi ancora.

Gioacchino Ruocco

20.02.017               Ostia Lido

La grande muraglia















Non sono un uomo da grande muraglia.
Non potrei percorrerla tutta
se non a piccoli passi
e a scavalcarla nemmeno.
Mi fermerei al primo passo
perché son molto meno
di chi va a spasso ogni giorno
col passo allenato
per trovare il contorno
alle proprie idee.
Non so perché hai fatto la scelta
che hai fatto
legandoti al dito il prurito che avverto
di mettere il punto dove tu le virgole poni.
Parli di troppi condoni
che già mi avresti concesso
prendendo a pretesto
il riflesso di un vetro
sul muro di cinta
convinta che invece è una spia
per  fare segnali.
Se fossi un ragazzo farei altri giochi:
correrei  come lepre,
volerei come uccello
forse un monello,
ma mai quello che a volte mi assegni:
disegni, archibugi o rifugi
da indegno cecchino
mentre gioco ancor da bambino
con sorprese da maramao
quando ti sono vicino
dove gli altri non sanno
cos’è questo amore,
come vanno
realmente le cose tra noi.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido        19.02.017

martedì 14 febbraio 2017

Il nostro amore mai…



Il nostro amore mai…

Il mio amarti
non è mai un vanto.
È il naturale umore
che attinge al mio sentire
l’anima vibrare
qualunque sia il tempo
e l’occasione.

L’occaso
che mi riporta a te
non è l’intemperanza
per impazzire ancora
pieno di memorie come sono
di un giorno intero,
di una vita sana
che affina i suoi pensieri
sopra gli altri
e ancora sopra i tuoi
con le tue labbra attese,
con i tuoi fianchi
a percepir la vita
che si dilata immensa
nel sentire i fremiti d’amore
approssimarsi.
La tua bellezza
non avrà mai fine
negli occhi miei
anche se dovrò
chiedere perdono
se ci saranno “ falli
al Re del Paradiso”. *
Muoiono gli altri dèi, **
ma il nostro amore mai.

Gioacchino Ruocco
15.02.017            Ostia Lido



*   Ariosto
** Carducci


sabato 11 febbraio 2017

Quando ritorno dove sono nato



Quando ritorno dove sono nato
chi può restituirmi i miei peccati
chiedendo in giro non lo trovo più,
neppure dove ci lasciammo.

Solo ricordi disseminati
dentro a qualche tramonto,
a un’alba, a un sorgere del sole.
Di fronte al mare, ormai al di là
delle opere provvisionali
antintrusione nel cantiere,
un attimo di sosta più decente.

Altrove ogni spazio è occupato
da auto che battono la fiacca
ormai da mesi fin dove
non si corre, ove c’è sosta.

Se non fossi pazzo non ci tornerei.
Eppure la creazione non ha previsto
che manutenzioni fatte dal tempo
a scadenze naturali.
Ogni altro addobbo è un abuso
che gli usurai consumano a piacere
affogando i ricordi
ad ogni cambio di amministrazione.

Quando tempo servirà ancora
all’ammodernamento dello spreco ?

In un ritorno che mi calma l’anima
la sofferenza è spasimo che neppure
una cartolina del passato può calmare.
Ti ringrazio del pensiero che hai avuto
e del saluto che vi hai incluso
facendoti sentire più vicina come sempre.

Gioacchino Ruocco

11.02.017           Ostia Lido



venerdì 10 febbraio 2017

I poeti hanno i versi contati



I poeti hanno i versi contati
nel sonetto e le altre figure poetiche;
le sillabe obbligate
anche nel verso sciolto
per dare cadenza e slancio alle parole.

I poeti non son come i preti
che hanno un mistero
da amministrare
come il volto di dio
che sanno soltanto loro,

i poeti hanno versi da fare
come le cornacchie,
i colombi, gli uccelli,
sono quelli
che amano dare
non solo parole…

Gioacchino Ruocco
28.4.016


giovedì 9 febbraio 2017

bar Spagnuolo: nuova gestione in salsa PD news

Giovedì, 09 Febbraio 2017 14:00

Castellammare, bar Spagnuolo: nuova gestione in salsa PD news

Castellammare, bar Spagnuolo: nuova gestione in salsa PD

I tre soci sono tutti appartenenti alla corrente del Pd del sindaco Pannullo: ecco chi sono
Da giorni ormai non si parla di altro in città, la chiusura della nota caffetteria "Spagnuolo". Le voci che si rincorrono sulla "cordata" che avrebbe rilevato la gestione dell'attività sono tante, e varie: a partire dallo chef Antonino Cannavacciuolo fino al Sindaco Antonio Pannullo. Nulla di tutto questo. Secondo le informazioni in nostro possesso, però, la politica pare centri qualcosa. Tre sono i soci: Giuseppe Di Martino, Raffaele Cacace e Roberto Elefante. Il primo è uno dei proprietari del pastificio Di Martino (non solo,ndr) che circa un anno fa balzò agli onori delle cronache rosa per aver preso parte al programma "Boss in incognito". Il secondo invece è un impiegato di una lavanderia industriale con sede a nord di Napoli, ma conosciuto nei meandri politici della città perché il mandatario elettorale del Sindaco Antonio Pannullo. Proprio su di lui il chiacchiericcio è forte, perché in effetti pare che abbia ricevuto anche qualche altro "regalo" dall'amministrazione Pannullo (vedi subappalti dei lavori in villa comunale). Per quanto riguarda Elefante, è un noto commercialista nella città delle acque, ma anche il deus ex machina di alcune società di imbottigliamento di acque minerali. Anche lui in politica, è consigliere comunale eletto nel PD. Amici in campagna elettorale, amici nella vita, ed anche amici negli affari, ma al trio misterioso, nella gestione della caffetteria "Spagnuolo", si affiancherebbe anche il vice sindaco, Andrea Di Martino. Le voci più accreditate infatti vedrebbero il vice sindaco alla direzione del rinnovato "Bar Spagnuolo", al secolo "Gran Caffè Napoli". Una gestione tutta in salsa Pd, che sicuramente non potrà godere di nessun beneficio o agevolazione, ma speriamo che possa attrarre turisti e visitatori dai paesi limitrofi.
Letto 31 volte Ultima modifica Giovedì, 09 Febbraio 2017 14:22


mercoledì 8 febbraio 2017

Nonostante una rosa

Rosa canina




Nonostante una rosa sul cuore
non riesco a stare tranquillo.

Le sue spine sono il disservizio
che sopporto meglio.

Resto a pensarti sveglio
per non farmi male nel rivoltarmi..

Farei a meno di tante cose
e del tuo farmi soffrire,

ma che vita sarebbe spesa invano
uno lontano dall’altro

senza avere il piacere di toccarti
di sapere che sei vera e sincera ?

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido           09.02.017

lunedì 6 febbraio 2017

Modica




Modica

I tuoi venti sul far della sera
portavano odor di gelsomino sulla faccia.
I sogni ancora da avverarsi
avevano lo stesso volto di meraviglia
di quando la sera arrivavamo in cima
per guardare l’orizzonte chiudersi
senza presagir sconfitte.

Tutto era possibile immaginare e credere
che saremmo arrivati più lontano
di quella riga che intanto ci escludeva
ma motivava per noi sogni immensi
per arrivare a svelare i prodigi
del passato che la storia a noi
in qualche modo raccontava
“nel prisma deformante del sogno”*.

Gioacchino Ruocco
06.02.017     Ostia Lido




*Lionello Fiumi





venerdì 3 febbraio 2017

Quanno stu cielo è triste




Quanno stu cielo è triste
nun me fa friste a là.
Nun so’ nu cammurrista
comme staie a penzà.

Te voglio bene
e ‘o sanghe dint’’e vene
me frije comme  a te
quanno t’attacche a me
e me vuò stà vicino.

E vote songo ‘a capa
e tu ‘o cuscino
o tutto ‘o cuntrario
quanno a  ‘o calannario
è ‘o mese ‘e marzo.

A aprile cagneno ‘e cose.
‘O core s’arreposa
pe n’attimo sultanto
ca quanno ‘a maggio ‘e rose
prufemeno ‘e ciardine
e cu ‘e cerase
è ogne ghiuorno festa.

Chello ca resta ‘e nuie
ce ‘o gudimmo
quanno ‘e ghiurnate longhe,
quanno’o core ca me sbatte
se va appuggianno
nu poco a tutto parte
comme a nu furastiero
can un vò sta in disparte.

Tutta a tristezza mia
a chi ‘a racconto ?
Ma nun te voglio bene
sulo pe chesto.

Quanno te chiammo
e tu nun me rispunne
m’appenno appiso ‘o rammo
cchiù vicino
comme a nu mandarino
prufumato e no ‘e acquazzo.

Te voglio bene tanto
e faccio ‘o pazzo
pecchè a sta luntano
pare ‘e te perde
comme a quanno ‘e foglie verde
se fanno gialle
comme a nu purtuallo.

Gioacchino Ruocco


03.02.017              Ostia Lido

giovedì 2 febbraio 2017

Vaco ‘e pressa

Documento rintracciato sul "Libero Ricercatore"





Vaco ‘e pressa


Sotto ‘o lampione,
addò Fonzo ‘o pazzo,
screveva ‘o giurnale  “Vaco ‘e pressa”
ce so’ passato
ma ‘un ce sta nisciuno
ca m’ha pututo dicere addò stà.
Uno sultanto
ca me guardava strano
dicette:
-Si tu ‘o vuò sapè, na sicaretta
te po’ custà,
na paglia
ca quanno ‘o ciuccio arraglia
almeno tengo a che le dà
e io nu sciuscio ‘e fummo
nu poco pe sbarià.
Ma fusseve …?
Guagliò,
si m’accummience a fà tanta dumande,
nun saie a che paese io te manno:
‘O tiempo ‘e Peppe
quanno steva arbanno
chesta nazione nova
c’ancora nun  fa ll’uovo c’hadda fà !
C’’o vaje cercanno a fà ?
Ormaie Fonzo è muorto.
Qualcosa pure a isso jette stuorto
ca se fumava sule macedonia.
‘A storia è storia,
pirciò ‘a vita mia
l’aggia campata jenne sempe ‘e pressa.
Chello c’aggio lassate, si te ‘nteressa,
st’addò s’astipano ‘e giurnale.
Io ca “vaco ‘e pressa”  ancora,
me fumo ‘a sicarretta e te saluto.
Guagliò, cagne tabbacco
ca che sto nun è bbuono
T’hanno ‘mbrugliato,
è robba ‘e contarbbando.
Allappa ‘a vocca!

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           12.33    

02.02.017           Ostia lido

mercoledì 1 febbraio 2017

Come scadenze il corpo...

Come scadenze il corpo


Come scadenze il corpo
non ne ha nessuna.
Se stai al gioco
ed entri ed esci di casa
a qualsiasi ora
nessuno noterà le assenze
e le devianze dei tuoi percorsi,
le abitudini che anche tu hai
che lunghi fiati,
ombre di ricordi, danno.
Tutti sapranno, ma nessuno sa
quello che il cuore agogna,
il camauro o le lusinghe
che i corybantes
al suon di flauti e di timpani
producono.
Sul graspo non nasceranno frutti
fino a che il corpo non troverà sublime
il fermarsi sull’idea di un sentimento.

Se metterai un accento
non calcar la voce e il gesto.
Sorridi anche se il terror ti assale
come profilassi al tuo candore
che di notte e di giorno
è sempre acceso
e di tristezze non conosce pene.

Come scadenza il corpo
ha forma e contenuto
movendosi dentro ai suoi pensieri
che lo portano da una soglia all’altra
per non disperarsi o compiacere
fino a che i fatti
non produrranno  varchi
per andare oltre
fino al piacere
che dalle mani fugge
nonostante tutto.

Gioacchino Ruocco

01.02.017              Ostia Lido

Rampicanti

Caprifoglio



Rampicanti

Ne ho visti tanti
di rampicanti
appesi ai muri,
ma quello delle tue parole
ha muscoli d’acciaio.
Si arrampica su tutto
svergognando il tempo
quando fiorisce
anche d’inverno.

Il tuo inferno
sta appeso ad esso.
Perplesso lo guardo
che d’appresso
mette rami ovunque,
fin dentro casa
nel portar l’autunno
triste di malinconia
fino a soffocar
ricordi ancestrali.

A volte m’arrampico pur’io,
ma cado a terra
senza i vincoli
che tengono la presa.
La mia vita arresa
non ha più primavere
per riemergere,
per piantarla altrove.

Non posso traslocare
in ogni dove
ogni volta che tento a rialzarmi.
Mi sveglio e sono a terra.
Se mi addormento
sogno la guerra
che ancora
mi strazia e mi appende
da sempre a testa in giù.

Gioacchino Ruocco

01.02.017              Ostia Lido