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lunedì 8 settembre 2014

Imprevedibile il crollo della casa dello studente…




Il frastuono che la mente ottunde
e porta danni inevitabili all’udito
è come il prurito della pelle dopo il sudore.
È sempre prevedibile come
uno sciame di vespe che aggredisce
chi gli passa a fianco.
Era uno sciame anche il terremoto
con i suoi brividi dalle valli al monte.
Ogni giorno bollettini di guerra.
Prima o dopo  sarebbe capitato
un po’ a chiunque perdere qualcosa
col pianto agli occhi.
Chi non ha paura è l’incosciente
che perdura nella tesi
che tutto finirà con la pastura a valle
buttandosi alle spalle il terrore
delle notti folli all’addiaccio.
Anche la morte  prevista da sempre
sembrò imprevedibile a qualcuno
secondo il paradigma del fare
leggendo libri che parlano di storia
senza un resoconto del momento estremo.
Tremò la terra forse mille volte.
mille volte non cadderò per terra
le cose che tremavano.
Non fecero in tempo a fare ancora calcoli.
La fatica accorciò tutto all’istante
di un dolore men duro e cadde
quello che non era mia caduto.
Piegò il ferro ed il cemento polvere.
Quella notte che passò la morte
sembrò un tripudio all’imprevedibile,
a quello che si dice e non si avvera
anche se la morte passerà di sera
anche domani.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido       08/09/2014
Per “Aquila forever”










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