Kaled
Per quanto siamo uguali
trovo la mia identità
con la tua
soltanto nel sentirmi tribolato,
malato di una paura
di sopraffazione
che per quanto
inutile
non mi è possibile
rassicurare
che la mia specie duri.
Che faccio di diverso?
Scrivo versi ogni giorno,
ma non emergo
dall’emergente
che sono.
La mia pelle
è di quelle che non hanno colore,
ma ho la stessa paura
di morire affogato
nell’indifferenza
di chi non si innamora dei miei versi
per editarli
senza il viatico
di un salvagente.
Smettila Kaled
di torturami il sonno,
la stessa cosa
senza eucarestia
e non gridarmi morto
ché son morto
c’ancora vive
e scrive
a futura memoria.
Gioacchino Ruocco
29.01.019 Ostia Lido