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martedì 22 gennaio 2019

Avverbi, diverbi e sentimenti - Raccolta di emozioni poetiche


                                    Gioacchino RUOCCO



 AVVERBI, diverbi
e sentimenti
raccolta di emozioni poetiche




    
Fanciulla in riva al mare (disegno)              G. Ruocco   1989























Dedico questo mio lavoro


a mia moglie                                        Anna;

ai miei figli                                            Sebastiano, Pasquale e Mariasole;

ai miei genitori:                                   Sebastiano e Raffaela

alle mie nipoti:                              Jane, Luce e Colomba;
ai miei nonni materni e paterni;       Domenico Gragiulo, Teresa Fontana
                                                          Gioacchino Ruooco, Erminia Longobardi

ai miei fratelli, in maniera partico    Erminia  che canta ancora qualche mia canzone;
al mio amico (prof. d’it.)                    Giuseppe Iorio che non ho mai ringraziato abbastanza;
alla prof.sa                                             Ricci  per la stima che mi dimostrava come a un grande poeta;

a tutti quelli                                           che nel tempo hanno contribuito alla mia crescita;
a quelli                                                   che da subito mi hanno assicurato la loro stima;
a quelli                                                   che, ogni giorno, mi leggono su “Sala d’attesa Rg poesie” Google;
agli amici                                                 che ho perso per strada;
all’editore                                 Pacelli  che mi stamperà……e che ogni tanto mi ricorda
                                                                 che esiste…per farsi ricordare e ricordarmi qualcosa…
                                                                 di veramente importante
                                                                                                                                                                                                                                                                                                 Gioacchino Ruocco


Due parole di presentazione.

Cesare Pavese asseriva che lavorare stanca, ma stanca anche me che scrivo versi o sulla carta quando sono fuori casa o sulla pagina del computer. E’, a mio giudizio, un lavoro che mi stanca anche se mi dà gioia nello scaricarli dal mio cuore e dalla mia mente dopo un accumulo si sensazioni e di emozioni che si accumulano dentro mentre vivo la mia vita curandola farmacologicamente, riposando il mio corpo quando ne sento la necessità, preparando, a volte da mangiare, facendo la spesa o leggendo i giornali  che mi arrivano per abbonamento, parlando con mia moglie  per risolvere una giornata in maniera positiva o aiutandola a sbrigare le faccende di casa o recandomi alle poste per pagare bollettini postali che non domiciliati. A volte accosto la macchina al marciapiede e su uno dei mezzi fogli che porto appresso prendo nota di quello che mi passa per la mente e va evolvendosi parola dopo parola.
Scrivo dalla tenera età di tredici anni e non ho mai smesso  anche quando mi sono dedicato al mio lavoro di preventore negli ambienti di lavoro.
Continuo però a chiedermi : - Ma che razza di gente sono i poeti,a cne se ho ricevuto una cosacrazione dal mio prof. d’italiano al tempo in cui frequentavo l’Istituto Nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento facendomi pubblicare alcune poesie in dialetto napoletano su un giornale della zona ?
In risposta e in maniera affermativa  mi permetto di dire, con un poco di presunzione, che sono anche quelli che riempiono i fogli su cui scrivono utilizzandoli soltanto in parte per assecondare le misure metriche o le cadenze ritmiche ed espressive del momento creativo in cui vengono a trovarsi  ancora legati
alla metrica  e alle figure previsti dalle strofe in cui i versi sono legati tra loro dalle rime e dal numero di versi che le compongono.
I miei pensieri maturano come il vino, come le conserve e hanno bisogno di cura e di tempo per misurare la loro capacità espressiva per cui conservo il timor panico di metterli sulla carta stampata senza prima averli letti e riletti infinite volte non mi basta mai anche quando mi sento sicuro….
Lavorare stanca, ma non mi dò mai per stanco quando avverto la necessità di mettere nero su bianco.
Mi alzo di notte per annotarli, fermo la macchina e mi accosto per farlo quando viaggio, se cammino mi fermo per annotare quello che la mia anima mi suggerisce o mentre aspetto invece di fumare.
Continuo a farlo dovunque mi trovo e “se stanca” mi sento, come ho scritto, felice di stancarmi senza vergogna.
Quello che cerco necessariamente di fare è accertare che le mie esternazioni siano in accordo con i miei sentimenti,  con il mio mondo morale, con la mia politica sociale che intendo e la mia formazione umanistica che rifiuta come principio i dogmi e le verità soltanto per pochi.
Per me vale più il dubbio che le certezze, più il cuore che il dolore che fa imbarbarire l’umanità tracciando limiti e distanze allontanandoci da quelle che sono le uniche certezze fisiche e matematiche fin qui raggiunte in maniera verticale ed orizzontale sulla  concretezza della nostra esistenza senza implorare la necessità della violazione delle regole di stabilità dell’Universo di cui ignoriamo ancora l’immensità e i limiti se mai ce ne sono.
Soltanto un Dio  a nostra immagine e somiglianza  poteva incorrere nelle carenze creative fin qui accertate ed è inimmaginabile che ci creò  solamente per quello che facciamo ogni giorno, manifestando a volte tutta la nostra disumanità specialmente quando facciamo del male ai nostri simili e ammazziamo animali senza necessità di sostentamento.
A tutto il resto  ci penseranno quelli che verranno appresso che forse avranno più fortuna di noi nel comprendere il mistero della creazione e daranno luogo a un verso più libero del nostro ed avranno gesti creativi che non riesco ad immaginare.
Mi alzo al mattino e mi preparo  a dire la mia, per fare o disfare quello che ho fatto, ma anche per accompagnare chi mi vive affianco con un sorriso e con tutte le buone intenzioni di vivere senza discriminanti, incomprensioni e rimpianti per quello che siamo o potevamo essere o per come viviamo  sotto la nostra latitudine  per poter essere felici assieme ai nostri simili con i nostri limiti migliorando la  comprensione della realtà  che ci ospita e l’utilizzo delle parole che adoperiamo di cui dovremmo avere più coscienza per quello che veramente significano e ci fanno dire e non soltanto per il desiderio recondito di raccontarla a modo nostro per farla franca ancora per un altro giorno.
                                                                                                  
                                                                                                                             L’Autore 

Ostia 


A Ostia si vive
paralleli al mare
e una distesa verde
che brulica di tutto
per ingannare il tempo.

A volte brucia
per chi da sempre specula
dal verde agli arenili
per farne soldi
che poi non sa usare.

Tolta dagli acquitrini,
terra di disperati
e gaudenti
per una notte e via,
di meglio non possiede
chi non sa sognare.

Terra di sgombro
con le sue pene
che non finiscono mai
da un acquazzone in poi.
Manca Nerone
per completare il rogo
tante volte innescato
e andato a male.

Sono anni
che ci hanno tolto il mare
che sbatte
per chi lo usa
per giornate
magre di lavoro,
di fritti
che danno all’aria
l’odore dei diritti
sempre agognati
aspettando
una domenica di festa.

Ostia è
di chi viene a dormirci
per una notte sola,
di chi non ha parole
per farne poesie.

Ostia
è quella parola
che fa girar la testa
sui cui da secoli
arano
quelli che la fan dannare,
i fuori usciti e i domenicali
che speculano
e gli artisti occasionali
solo per farne
un set per sognare,
teatri di mezzora,
di non saper che dire,
di non saper che fare
per mentire a se stessi,
di un fritto che va mangiato caldo
con una fame lesta
che se portato via
si fa stantio a tarda sera ,
quando il sole in cielo
prova a sbracarsi  anch’esso
sull’arenile
stanco
come  quelli che arrivano
solo per qualche istante.


Ostia Lido       24.11.018  






Attesa

L’attesa che mi hai proposto
mi rattrista il cuore,
mi fa pensare a che uomo sono
e se ti posso attendere
per quanto.
Mi spingo avanti
con gli stessi gesti,
con le stesse sensazioni
che a volte ti stravolgono
e mi guardi
con lo sguardo implorante
che mi dice
di non travalicare
la linea di confine
che dalla convenienza in poi
ti trattiene
dal dirmi
che di certo
sono io il tuo futuro.

La mia sofferenza è manifesta,
la tua che si trattiene
non mi basta.

L’idea
che mi resta di te
è di mettere un punto
a quel ch’è stato
e lasciar perdere
le coordinate
che di giorno in giorno
hanno devastato
tutti i sentimenti
e l’incoscienza
che non oso dire
dove mi ha portato,
a quali gesti
o sconfinamenti…
devastato.

Ostia Lido       28.11.018 
Adesso

Adesso o mai più…
Ma come farò a vivere
ancora un istante
facendo finta di niente ?
Senza ricordare
i tuoi propositi
che promettevano più dei miei
una vita assieme
senza un litigio,
senza invidie
e un cielo mai grigio
anche se piove
qui da noi
continuamente.

La gente non credeva
ai propri occhi,
come oggi non crede
che  davvero
abbiamo litigato
per stare
eternamente
lontani
come già
ogni parola
fa un verso.

Mi sentirò depresso ?
Era una vita
che ti guardavo
scendere le scale
per andare
nel verso della strada
opposto al mio.

Sarà la stessa cosa
o cambieremo casa
ancora un’altra volta
per stare lontani
e dire:- Così sia ?

Ostia Lido       25.11.018  

Almeno o al più

Almeno o al più
non fa poi differenza.

Senza di te
o senza di me
il mondo può starsene senza.

Sono giorni
che nessuno ci cerca
alla ricerca
della propria
sopravvivenza.

La credenza
non crede
ai nostri digiuni
e le convenienze
non ci portano troppo lontano.

Quante volte,
svelando il mistero,
abbiamo visto
il cielo incendiarsi
e poi rifarsi concreta
la nostra speranza.

Abbiamo cambiato cieli
e distanze
ma la stanza dove dormiamo
è ancora la stessa
e se avanza
ancora l’idea
faremo ancora l’amore
dimenticando il dolore di oggi,
almeno io,
che non ho più il coraggio
per correrti dietro
fino a un nuovo villaggio.


Ostia lido        09.01.019





Per un istante almeno

Per un istante almeno
ti guarderò negli occhi
per capire
dove ci siamo persi,
dov’è che l’universo
ci ha divisi,
si è fatto troppo grande
all’improvviso.

Sul tuo viso
le rughe sono assenti,
sul mio grava
un poco di stanchezza,
due volti
senza  ebrezza
in questo istante.

Fino a quando
non avremo trovato
i bandoli della matassa,
ognuno il proprio,
non saremo gli stessi,
ma ancora a sopravvivere
con ragioni alterne
e delle convenienze
che non sono mie.
Come l’altra sera
che mi passasti a fianco
dimentica di me.

Cosa era successo
ancora non lo so.
Sarò perverso a insistere ?
Ma se non lo faccio
mi caccerò
forse in un anfratto
dove sarà
difficile scovarmi,
forse per perderci
con la scusa del freddo
che già avanza.

Ostia Lido       25.11.018



Venni una notte…


Venni una notte a piangere
la mia morte imminente
vicina a un’ora quasi
dall’inatteso gesto
dell’amante occasionale.
Tra me e lui
non c’era alcun pretesto,
nessun verso controverso
nella vita di ogni giorno.

Io prendevo dagli altri
quello che la vita mi offriva,
compagni occasionali
per un manifesto desiderio
di solitudine interiore
nell’ascolto silente
della mia anima in pena
costretta ad un rapporto ingrato
da un controverso senso
del mio essere
costretto a fare un patto
con me stesso
nella voglia dell’altro.

Mi persi in quella notte
senza bestemmiare
contro quell’immane
bestialità
che non di sacrificio  si trattò
ma della perdita
di qualcos’altro
dal nome più incivile.

E fu la bestia sua a dilaniarmi
lasciando il corpo mio
nel ludibrio
degli occhi sgranati
che vennero a cercarmi
e mi videro per primi
disperati
che non avevano
su di me alcun diritto
per annientare  poi la mia immagine,
la mia voce e il mio corpo derelitto
nel delirio


di una coscienza atterrita
e vaneggiante
di chi sa che un’idea
politica e sociale
presa pretesto
per giustificarsi.

Figlio giammai di nessuna colpa
per cui non pagavo
che il mio peccato
di esser nato
nel giorno sbagliato
 che “Dentro la tua grazia
riconobbi la mia angoscia
e “ la solitudine dannata che mi desti”
e l’infinita fame d’amore
che all’altro mi portò senza dolore
a quel dolore che genera
il pianto che ristora
che non è mai
ragione d’essere perverso,
perché “di corpi senz’anima
perché l’anima mia era solo in te
che sei mia madre.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta che ha, l’unica forma”*
 ch’è ormai finita….

Ostia Lido       24.11.018

*da Supplica a mia madre … PPPasolini






















Altrove

Se qualcosa
ancora riposa
non è del tempo di oggi
e neppur di questa notte
che ha rotto affannosa
fuori al terrazzo.

Un imbarazzo
che addosso mi mette
una febbre da matti,
pensieri che a tratti
non mi faranno dormire,
uno stormire di foglie,
le ultime
ancora sui rami,
sparse alla lunga lontano
come strame
di sorrisi spenti,
un Fogazzaro
di altri tempi.

Non gocciola più
la grondaia.
E’ sta divelta.
I passeri adesso
andranno altrove
a posarsi,
altro pane
per durare
un'altra stagione,
altri inganni di voli,
più radi, più brevi
e un riposo
in un nido nascosto
lontano dal vento,
in un buco del muro
quasi un convento
di clausura.

Ostia Lido       22.11.018  






Anche oggi…

Anche oggi
mi sono arreso
all’andazzo del tempo
che piove, ripiove
e adesso piovendo.

Poi  torna
con nuvole grandi
prese chi sa da dove
o con quella andata
fuori campo
anche in assenza di vento.

Intorno i germogli
son spenti.
Sul terrazzo nei vasi
non senti
l’agitarsi
di nuovi fermenti.
Al momento
ci son semi
che il terreno bagnato
ammuffisce.

Se fosse tempo di canzoni
andrei  fuori a cantarne.

Ma non riesco
nemmeno a sognare.
Stanotte
il buio
era vuoto.

Non c’era neppure
più un sasso
ad un passo da me
da tirare lontano,
da far scivolare sull’acqua
ridotta dai venti, al momento
increspata,
una tempesta
furiosa.


Ostia Lido           22.11.018           





Ancora

Ancora a chiedere a Dio
perché mi ha messo al mondo,
ancora una volta in più
a mettere in mostra
i miei difetti.

Ma cosa ho fatto
per meritarmi tanto ?
Volevo avere
una carriera da santo,
ma sto ancora a parlare
dell’uccellagione
in una stagione
che aveva portato
dappertutto
una fame da lupi.

Si posavano davanti casa
arrivando dal mare
e il cane
le prendeva e le portava
fin dentro
o nella stalla affianco.

Lo stormo era stanco.
Si posava a terra
ignorando la guerra
di quei giorni
come la manna nel deserto.

Ad uno ad uno
ne liberai molti.
Tutti quelli
in grado ancor di volare.
Gli altri non riesco a ricordare.
Furono il mio primo peccato
di  sopravvivenza.

Le starne, altri uccelli,
passarono lontano,
senza posarsi
nemmeno altrove,
ma ogni tanto
l’aria si ubriacava di voli
chioccianti.
La tentazione era grossa
ridotti all’osso
della sopravvivenza.
Rari sterpi da bruciare
e una moltiplicazione dei pani
senza miracoli.

Sui rami soltanto
quel frutto
che un adulto coglieva
quasi acerbo.

Anche le formiche
erano ferme,
stavano
senza niente da fare.

Ostia Lido           16.11.018









Andare a vuoto

Andare a vuoto
è soltanto un modo di dire
come per dire
che ti è andata male
nella tua vita ancestrale
e sei venuto al mondo
per trovarne un'altra.

Il mondo come è tondo
così è quadro
come quelli che appendi
ancora ai muri
della tua casa,
ma ogni cosa
non succede invano
gira che ti rigira
che vai avanti e indietro
quel vetro rotto
sembra fatto apposta
e con la faccia tosta che ti trovi
abusi della beltà dell’altra
per parlare della tua arte
troppo manifesta
mentre il vetro arriva
col vetraio.
Se vuoi
qualche avverbio da indossare
non aspettar domani
visto che ci sai fare.
Lesto lesto
senza lasciare tempo al tempo
attacchi un manifesto
della prima mostra
e mostra
tutta la faccia tosta che hai.
Non si sa mai.
Se ti va bene
ti togli dalle pene
come quando facevi due passi
all’imbrunire
mentre chi suona il contrabbasso
sta ancora lì
a frinire.

Ostia Lido           26.11.2018




Nel disordine

Il disordine
che tramonta la sera,
come la bufera
che, a volte,
si nasconde
all’orizzonte
per ributtare a terra
le cabine,
fa la sua parte
esibendosi
ad arte con forme
disarmoniche
e inquietanti,
ma affascinanti
allo stesso tempo.

Redivivo
mi attardo dove
posso
con l’osso del collo
che chiede
di sedermi ogni tanto
e con le gambe stanche
sul lungo mare avaro
di panchine,
sterile disegno
di un pensiero
in avvenire
di conservare la forma
camminando o pedalando
da un capo  all’altro
dell’arenile
che lesto
ti conquista
col bagnasciuga
che sembra di lattuga
e non di mare
tanto è ruffiano
quando perviene
a riva.

Ostia Lido      18.11.018





Quello che avanza del tempo

Quello che avanza del tempo
lo spendo
guardando il mare
che si stende
piatto
fin dove
gli riesce
o non gli rincresce.

Come un attore nato
aspetta
il ciak:- si gira.
E allora
si scatena
il paravento.
Fa onde grosse
con accenti gravi
e arriva o non arriva
col catrame
che dentro vi hanno scaricato
per farlo bestemmiare
alla romana.

Ciak: scena seconda
esterno mare.
Qui le lampare
non ci sono mai.
Questo
è un mare di telline
da grattare lentamente
dalla sabbia,
delizia
a cui qualcuno mira
con gli spaghetti
al dente
e peperoncino
con un bicchier di vino
bianco
per cantare.

“Frasca de mare
quanno te sto a  guardare
me scordo er monno sano
e m’arilasso
andando lungo il bagnasciuga
passo passo
coi piedi dentro l’acqua


che me stracqua
co’ tutti li pensieri
che voglio lascià a ieri
sopra ar molo
come un gabbiano
a prennere
un ber volo
pe ritornar felici
se lo vonno.”

Ostia Lido      18.11.018
































Quello che posso dirti

Quello che posso dirti
è che domani
ripasso l’arenile
palmo palmo
e dove trovo il punto per sognare
metto da parte la storia
e mi butto a mare
per un nuovo battesimo
per pensare
a cosa debbo fare
o con la barca
o starlo a guardare
da un terrazzo.

Cercherò
l’occasione migliore,
dove il sole arriva
senza portare ombre
che da sempre armano
evasioni
da tutto quello
che alla fine
diventa superfluo,
ingombrante,
una teoria
di malinconie
addormentate
durante i tempi morti
dell’ inverno.
Voglio restare
da solo
per vedere un sogno nascere
senza molestie,
senza il torpore
di finestre chiuse.

Non voglio implodere
nella polvere asfissiante
della pianura,
ma con l’occhio al verde
della radura

che dietro casa
porta un respiro adulto
misto di frutti e di terreno
che il Tirreno appoggia
sul suo fianco
mai stanco di tanta storia
e di memorie
che dovunque resistono
alleviando il passo
della corsa
in lassi di tempo
con tanta poesia
e sentimento
come l’edera, la menta,
le canne, il fico
perenne amico
della mia fame
già da bambino.

Adulto oggi
senza orologi
che ricordano il tempo,
come un morto vivo
voglio disteso
starmene al cospetto
di un petto mai avaro di dolcezze.
Il contorno
che credo meritato
ha qualche pena
che di ciaramelle
non si rallegra
ma di adulte sembianze
della storia.

18.11.018 




Ringrazio chi ha vietato


Ringrazio chi ha vietato…
……………..
in quanto stanco
col fianco che mi duole.

Mi siedo sulla panca
a contemplar le bici
che con un piede lesto
ed una buona gamba
vanno dovunque
anche senz’amici
pedalando
per alleggerire il corpo
da qualche peccato di gola.

La mia solitudine si siede,
dove capita o i piedi chiedono,
dove riesco ad arrivare
dove da solo
non voglio germogliare
in un abbandono
di questi tempi.

La mia solitudine
ha qualche pensiero da sbrigare,
ma non per condannare
qualcheduno
che pure ce ne stanno
che con l’affanno corrono
per arrivare al dunque.

Speravo in alto mare,
ma qualche cosa
mi ha lasciato a terra
a sudarmi le mie ore
di vita,
le cose che scrivo
e lascio nei cassetti
ormai pieni, ricolmi
fino all’orlo del mio cuore.





Aspettando…

Quante volte ho dovuto aspettarti
e ogni volta sconvolgendo i pensieri
per continuare ad amarti,
per non odiarti
per un solo un minuto
di detestato ritardo
o in un’ora
sempre con lo stesso
sapore di idee
che aspettano l’ora
di ritrovarti al ritorno
senza tedio ne affanno.

L’amore ha soltanto un’idea
di averti per tutta la vita,
sconvolta o appassita
come un fiore
o un dolore
che provo a non dirti
per non farti
cambiare l’opinione
che conservi di me.

Roma              06.11.018  




Assai

Se è quell’assai
che, a volte, dico io,
proverò
a benedirti ancora
senza rimpiangere
il tempo ch’è già stato.

Non so dirti,
forse i sentimenti
non si spiegano,
neppure i raccapricci
vanno intesi.

Se un verso
distende i  miei respiri
qualcosa mi è successo
nei deliri
che mi assalgono
nell’impresa di amarti.

Se poi è assai
allora mi son messo
in mezzo ai guai
per dover ripetere
l’istanza
che dall’una
e dall’altra parte
avanza pretese
che il desiderio assurdo
ancora agogna
come rime baciate .

Le consonanze
stanno invece
come il miele
della lontananza
che di solito fa dire,
fa sognare….

Ostia Lido         11.01.019



Bene

Bene o male
o più male che bene ?

Più bene
perché conviene ad entrambi,
a noi due
e senza troppi giri di parole
che ad una certa ora il sole tramonta
e arriva una nuova giornata
che se giocata
a più tardi…
mi passa la voglia
di fare, di dire
e il tempo si spoglia
di ogni speranza
e i ritorni
son giorni
di abitudini,
di cure di magro
e di sguardi
che danno l’idea
del di là da venire
o di quello che avanza
come “la morte non….*”
riguardasse anche noi,
che “Anche i tuoi cani  son  morti…*”

Ostia Lido        11.01.019

 *E. Montale Xenia I/33 


Certo

Sfociando nel sicuro
dà la misura
del nostro saper fare
anche se il rammendo
vale per il momento
topico
da superare.

Compiacersi
porta ad arrendersi,
a sfiorare appena i sogni,

le tue labbra di corallo rosa
con la mariposa
delle mie
che tiepide al tuo sguardo
stanno
quasi sempre a sospirare
un tuo bacio
ma non alla stazione,
nelle tue partenze
quando ti accompagno
al treno che limita
i miei gesti
all’istante del suo fischio
o del capotreno.

Un bacio che sia un bacio
un bacio vero.

Ostia Lido      11.01.019




Come

Non è di certo
un bel modo di dire
che va a finire
che sto pensando
o stai pensando
ad altro.

Come …se fosse un gioco
a giocar col fuoco,
a scervellarci  come può essere
la cosa che tu pensi,
come se il tempo da perdere
fosse infinito
e noi per non stare a guardarci
provassimo
nel gioco
a ritrovarci ancora.
Come…. il fuoco che brucia,
l’acqua che ristora
quando c’è sete,
l’amore che rinfranca
e ti rincuora
quando il dolore
sta arrivando forte,
come la noia
che a morte ci condanna…

Ostia Lido      11.01.019 



Come ?

E’ un avverbio da sordi
o di chi non vuole capire,
ma io
che intenzionato a finire
i miei giorni
in maniera diversa
da come iniziai,
a poco a poco
ho imparato
ad accendere il fuoco
per bruciare ogni spazio di vita
che indietro mi porta
aprendo la porta ogni giorno.

Cambiando paesaggio
ho messo altri frutti a seccare
per non dannarmi l’inverno
che poi eterno non dura.

Sono le altre stagioni
che con inganni
fanno stendere i panni
e poi piove.
Poi secca l’insalata nell’orto,
poi brucia la brina
e il vento che tira
porta via ogni cosa.

L’inverno
è la stagione
che consiglia il riposo,
che il grano accestisce
e si capisce meglio
la resurrezione,
ma non la pasqua
con una condanna
fatta col cuore
e non la ragione.

Ostia Lido           16.11.018  



Domani

Andrà che passa anche domani
e nelle mie mani
resterà  quel poco
che scalderò sul fuoco
della ragione.

E’ più buono
un pasto caldo
anche se è solo
un filo d’erba,
un frutto di selva.

La scelta presenta
tante lagnanze:
le lontananze
che si son fatte
da astratte concrete.

Serpi silenti,
assenti per anni,
che ora mi danno
un senso di colpa.

Si vive per gli altri
o soltanto per noi ?

E l’amore cos’è ?
Un tiepido inganno
che di anno in anno
muta i pensieri ?

E’ un affanno
che andando al sodo
lo scopri in un brodo
di giuggiole
per la tosse hai ?

Ostia Lido           26.11.018    


Dopo, ma quando…

Dopo, ma quando ?
Prima di sognare
o di rimandare a un tempo futuro
per essere sicuro
di una riuscita ?
Se pensassi
ch’è finita l’attesa
e adesso posso
come un germoglio
improvviso
saltare fuori della terra,
rompendo la zolla
che mi tiene a sé
per non farmi
divellere dal tempo
dovrei essere sicuro
almeno per un po’
che la tempesta
è finita,
che la ferita
non dura,
non si riaprirà
per non dare
pena al mio cuore,
per darmi  un altro dolore
oltre quello dello schianto
che mi ha fatto volare
nell’aria
e poi cadere a terra
meravigliato
di ritrovare intorno
ancora ospitale
un suolo bombardato
e genuflesso
ed io stanco, fesso
fino alla noia.
Fin dove, quando
mi toccherà ancora
senza spaventarmi
anzi ridendo
come un matto
poter stare
coi piedi per terra
e non traballare ?
Fino a quando durerà ?

Finché la guerra
non si sposta più avanti
dove ce ne sono davvero.
La nostra
è spoglia di rosari.
In casa
abbiamo sempre appeso
salcicce e soppressate..

Ostia Lido           25.11.018  



Ecco

Il tempo che ci è voluto
per arrivare fin qui
non è bastato
per dire sono arrivato
alla fine.
Il confine  che resta
è come se fosse più avanti
di dove sono arrivato
nonostante che i metri da fare
siano pochi.

Bisognava ancora dannarsi.
Gli ultimi passi
son come lo spasmo
di una porta che striscia
per terra.
Sembra
un’esperienza di guerra
che non lascia scampi.

Il cecchino
è sempre appostato
alla fine del verso,
alla fine
dell’ultimo passo
quando il tuo nome
ti arriva
da chi ti aspetta
per darti l’idea
che si è fatto di te
giocando a croce o testa
sulla vita
che ancora ti resta.


Ostia Lido           11.01.019



Eternamente


Non è un pretesto
per dire sempre,
quanto tempo
deve durare ancora
questa mezz’ora
che ha già in sé
troppi tempi futuri e passati
e questo avverbio
non gli appartenga.

Se arriverà
fino a domani
è grasso che cola,
così mi dicesti
per il tempo futuro.

Ti guardo negli occhi
non dura.
Il tempo futuro
è cosi breve
che non sento
la sua grevità
nel profilo che hai,
nei baci
che ogni tanto mi dai.
Tu sei fatto – mi dicesti -
per una moglie gallina
come Saba cantava e scriveva
sfruttandone le penne
come pennino.

Ostia Lido  24.11.018




Fino a quando…

Fino a quando
senza portarti via
mi sarei ubriacato di te
nonostante il  tempo  avuto
per pensare
se era ancora il mare
la mia vita
da navigare.

Quando mi chiedevano
cosa volevo fare
allungando il dito all’orizzonte
dicevo il mare.

Il mare è tanto grande,
non mi farà stancare
come il sole in campagna,
come i solchi
che facevano naufragare
le mie barche
di zucca.

Dove volevo andare
non lo sapevo ancora
e come farlo
che già sapevo arare
e ammarrare un solco
per deviare l’acqua
nell’altro tornando indietro
ancora da dissetare.

Sognavo
ma senza  un volto vero da inseguire
dovunque.
Era il mio sogno in avvenire
anche tra le ombre
ancora ad inseguirmi.

24.11.018  Ostia Lido 








Fuori al terrazzo…

Se qualcosa
ancora riposa
non è del tempo di oggi
e neppur di questa notte
che ha rotto affannosa
fuori al terrazzo.

Un imbarazzo
che addosso mi mette
una febbre da matti,
pensieri che a tratti
non mi fanno dormire,
uno stormire di foglie,
le ultime
ancora sui rami,
sparse alla lunga lontano
come strame
di sorrisi spenti,
un Fogazzaro
di altri tempi.

Non gocciola più.
La grondaia
è stata divelta.
I passeri adesso
andranno altrove
a posarsi,
altro pane
per durare
un'altra stagione,
altri inganni di voli,
più radi, più brevi
e un riposo
in un nido nascosto
lontano dal vento
in un buco del muro
quasi un convento
clausura.

Ostia Lido           22.11.018 








Già

La meraviglia era
che il volo
poi non era
come l’esplosione
che intorno a noi
aveva provocato
la bomba cadendo.

Nel terreno
c’era un buco profondo
più di qualche metro.

Ci vennero a cercare
circospetti
appena il rombo
si fu allontanato.

Trovai mia zia intorno
come il fiato
che mi ridava vita.

Lei nel guardarmi
mi prese a sé piangendo,
tremando
mentre io restavo
fermo ad aspettare
che il cuore
ritornasse nel mio petto
a vibrare
sognando,
dormendo
appresso al sogno immacolato
che stavo facendo.


Ostia Lido     



Gli avverbi


Gli avverbi
sono soltanto dei modi
e dei tempi indecisi
con cui
mai fare le cose ?

Non importa che cosa
e se vanno fatte,
ma non servirti di me
con quell’aria da spiritosa
di chi allude
e non delude mai
con la sua presenza
la compiacenza
di esserci stata
con la deferenza
di avere ascoltato
e sentite cose astratte
poco adatte
al divenire
se non quando
c’è ne bisogno
come salire e scendere
senza ascensore
quando il cuore
non ne ha ancora bisogno.

Ostia Lido           26.11.018
  


Se non mi….

Se non mi fermo un attimo
non avrò mai un pensiero da dedicarti,
quello sguardo sottile
che ti innamora di me.

Sopra le mie palpebre
la stanchezza è evidente
come per ogni perdente
che la tira per le lunghe.

Se l’amore fosse fatto
soltanto di gesti
dovrei correrti appresso
in un gara che mi vede
di sicuro perdente,
e saccente fino alla noia,
inclemente
come il tempo di marzo.

Mi fermo e ti aspetto al mio varco
che mi conviene
come un arco di trionfo
che ti attende dopo i primi contatti.


Ostia Lido           29.07.018

  

ORA

A ripensarci
non mi piace affatto.
Mi togli dal piatto
anche l’ultima briciola
di pazienza.

La mia dieta
è un’eccellenza
che mi ha fatto perdere
già parecchi chili
e non quintali
come predicano gli altri.

Una misura ci vuole
nella vita
senza farne un dramma
o metterla per forza
sopra al pentagramma
per farne il successo
degli ultimi anni.

Voglio vivere cosi…
mangiando quel che basta,
due forchettate di pasta.
Una fetta di pane,
forse è troppa.
Sulla groppa però la porto io.

Diventerò leggero
come piuma ?

Mi metterò le pietre
in tasca
e me le toglierò
se cado
dentro al fiume.

Scenderò, invece, con te*
le scale ad una ad una
salendole assieme
se non ce la fai.
Guai a me
se ti darò dei guai.

Ostia Lido           25.11.018

·         Montale da “Satura”




Ormai…

Non era nel principio
e ad una fine
non ho mai pensato.
Arriverò al dunque
come gli altri
ma senza disperarmi.

Sarò un ricordo
triste e addolorato ?
Ti ho raccomandato
mille volte
di non farlo.
Ricordati di me
del mio sorriso,
delle mie irriverenze
che sul tuo viso
mettono corruccio.

Ricordati di me
quando lo vuoi
senza che io diventi
la tua malattia.

Se ancora esisto
cercherò
di venirti incontro.
Non te lo racconto
per renderti felice.

Sicuramente
sarò un’energia
che dilata il mondo
per farlo ancor più grande,
un paradiso
che se dovesse esistere,
saremo tutti santi
che non bestemmieranno
per non farti irritare
a somiglianza
di un solo padre
che ha avuto tante donne
per strafare.

Ostia Lido           25.11.018






Oramai…

Oramai assuefatto
non mi son più distratto
per il tuo invito.
La noia che annoia
ha tutto il tempo che poi
ti ho dedicato
senza addolcire
il melangolo
del tuo cuore.

Chi sa quanto dolore
dovrò coccolare ancora
per vederti sorridere
come il tempo
che ride
dalle tue parti.

I vetri che un tempo
stavano a salvaguardia sopra i muri
ormai senza spigoli aguzzi
stanno come gli struzzi
a sopportare ogni cosa
che il tempo prepara.

L’amara gelosia
è come un’agonia
a giorni alterni
e la mia poesia
un viatico
alle tue intemperanze.

Se ti avanza
qualche minuto
di bel tempo
metto al sole i miei panni
ad asciugare
prima di prendere il mare
per provare
a ripartire
per ritornare
quando la noia tua
sarà finita
come una bomba d’acqua
ormai di moda.

Hai la bocca
come la soda caustica.
Ogni parola brucia
e rende stracci le mie


che non fanno più storia
ma soltanto un lamento
che sento
mentre lento lento
ti accompagno
quando c’incontriamo
controtempo.

Ostia Lido           28.11.018












Ottenere

Ottenere
non vale di certo
l’avere
che ancora non c’è.

E’ un concerto di voci
che danno un respiro
ai nostri sguardi
che ardono di diffidenza.

Esistiamo
finché le distanze
sono tra noi
come campi minati.

Da quello che sento
nessuno si fida
dell’altro
che cerca da scaltro
la vana parola

che anche se detta
e maledetta non è
crea ancora
altre distanze
fra me e te e fra noi.

Ostia Lido           26.11.018


  




Quando avremo

Quando avremo
una visione comune
ne sarà passato di tempo,
tanto da essere eterni,
da restare
ancora a guardarci
per essere certi
di essere sempre noi stessi,
della nostra esistenza.

Non è
ne lo spazio
ne il tempo,
ma ancora pensiamo di noi
un accidenti
per fare altro
delle nostre occasioni.

Se scherzi, non credo,
ché adesso non posso,
ho altro da fare.

Ho tanti pensieri di te,
ma ancora non basto
a capirne uno
se non riassunto con gli altri
nei ritornelli
che canti da vamp.

Ostia Lido           26.11.018



Quando il treno

Quando il treno parte
ora non piangi più.
Son io che mi arrangio
come posso.

Prima mi facevo
rosso in volto,
ora un colpo di tosse
dietro l’altro.

Riesco appena a dire
che appena arrivo…
e il treno parte e grido
quel che posso.

Non so
che cosa capirai
ed io come mai
grido il tuo nome.

Tanto tempo fa
era cosi la vita.
Partivo e tu restavi
ad aspettarmi
con tanto amore
appresso da gridarmi.
 Ostia Lido           24.11.018 




Ogni giorno

Se m’innamoro ancora ?
Ogni giorno.
Di quello che mi resta della vita
e di quella che un giorno
ho fatto festa
per fuggire con te
per qualche ora
dalla finestra
che in quel momento
era l’unica uscita
ancora aperta.

Di te che maldestra
rifiutavi i miei baci
e non sapevi
cosa ti perdevi,
teneri perché incerti
di qua dal divenire
ammalianti e forti
come il vento
che strappa le vele
ancora ferme
per trascinarle vie
nelle tempeste
che adorano gli audaci.

E m’innamoro ancora
capace d’impazzire
per capire
dove può finire
la follia di un bacio
e incominciar l’amore
capace di durar tutta la vita.

M’invento ancor,
a volte, di fuggire correndo
fin dove
l’alito del vento
mi lascia in piedi
fino a quando cadendo
non ti trovo davanti
a farmi la grazia di un tuo bacio
che mi sveglia dal sonno
e poi mi arrendo
nelle tue braccia
quasi fosse un terno.

Ostia Lido           01.11.018

              



Salici piangenti…

Lungo la roggia
che portava via
la pioggia
e gli altri reflui dei campi
una lunga fila
di salici piangenti
correva alla campagna .

Chinavano le chiome
sopra l’acqua
che rapida fluiva
quasi a toccarla
come genuflessi
a conservare
la loro ombra.

Mi parlavi di loro
ogni volta
che ci passavamo
accanto
e Il loro canto
ti ringiovaniva la voce
ad ogni istante

mentre i loro colori
cadevano
a frantumarsi
perenni
entro l’acqua
che li portava via
a rinfrancarsi
la memoria
nelle valli appresso
ed io con loro
come a dissetarmi
alla tua voce.

Ostia lido  04.12.018





La rucola

C’è sempre qualcuno
che s’illumina
e piange di gioia
non solo al ricordo
di quello ch’è stato,
ma di quello che ancora
potrebbe avverarsi
mentre da sempre coltivi
i tuoi pensieri
mai arsi
di quello
che potevi essere
e non sei mai stato.

Un rimpianto
che allaga
più del Po
durante l’inverno
questa casa
che col mare davanti
resiste a burrasche
che devastano
il litorale
quando il cielo s’annuvola
ma fa rifiorire la rucola
che mi dona altro vigore
che rinnova il cuore
attaccato alla vita.

Ostia Lido           11.01.019 



  

A Robert Frost...

Il tuo volto nel libro
da più di trent'anni
si è ingiallito
come in autunno
le foglie che cadono a tratti
nelle tue poesie.

Il tuo sguardo accigliato
mi riporta al tuo cuore
quando era stanco di riflettere
e di ammettere
che la vita confonde i pensieri
di oggi con quelli di ieri
e la ragione muta
col cambio delle stagioni.

Andare e tornare!
Quando mai è possibile?
Sarebbe come sfatare un mistero!
Sarebbe come svelare il creato
e la ragione del mondo
negando a te stesso
la tua vera passione
di calpestare
tutto il giorno le foglie
e lasciare che il ramo
si curvi riponendoti a terra
come in un sogno o per gioco.

Ostia Lido 30/06/2015

Già inserita nella raccolta:
"La ragione e l'estasi" di G. Ruocco
  







A mio padre William P.F.

Crebbi nel tuo disordine
meravigliato del tuo amore
che trovavo dovunque
ponevo gli occhi,
ad ogni tua parola
che mi cullava,
ad ogni alito di vento
e ad ogni pensiero
che mi assillava il cuore.

Inquieto come le libellule
spesso mi perdevo
in sogni di un ritorno alla terra.
Vedendo rami
altalenavo con loro
ritornando dove l’amore
poneva il suo germoglio
nel mio cuore
fino a conoscerne le voci
fino a sentire la terra
schiudersi sotto i piedi
per annunciarmi
le sue intemperanze
o la speranza
di un verde intorno
per grilli
dentro al folto dei cespugli.

Quando mi colse la neve
ritrovai i miei passi
che seguivano i tuoi
nella mia infanzia
e sottrassi alla noia
i versi per cantare
la natura intorno
senza quel pianto
che la guerra indusse
nei miei occhi
ancora bambino
dove l’acqua rompendosi
formava
una oscura nuvola nel cielo.

Ostia Lido           17.04.018








Controtempo

Chi sa quanto dolore
dovrò coccolare ancora
per vederti sorridere
come il tempo fa
dalle tue parti.

Ormi assuefatto
non mi son più distratto
per il tuo invito.
La noia che annoia
ha tutto il tempo che poi
ti ho dedicato
senza addolcire
il melangolo
del tuo cuore.

I vetri che stavano
a salvaguardia
sopra ai muri
ormai senza pigoli aguzzi
stanno come gli struzzi
a sopportare ogni cosa
che il tempo prepara.

L’amara gelosia
è come un’agonia
a giorni alterni
è la mia poesia,
un viatico
alle tue intemperanze.

Se avanza
qualche minuto
di bel tempo
metto al sole
i panni ad asciugare
prima di prendere il mare
per ripartire
e ritornare
quando la noia tua
sarà finita,
come una bomba d’acqua
ormai di moda.

Hai la bocca
come la soda caustica.

Ogni parola brucia
e rende stracci le mie
mentre ti accompagno
quando c’incontriamo
controtempo,

Ostia Lido       28.11.018








Ultimo atto

Spirava il maestrale
quella sera
che mi gelò le ossa.

Era freddo,
più freddo del solito.

Sembrò un augurio infausto.

Non uno era il pretesto
per rimandare
il teatro
di quella gesta
che mi chiudeva gli occhi
a riparare le pupille
dal salmastro e dalla sabbia.

Si accese una finestra in lontananza,
dal faro
arrivò altra luce
che mi condussero in porto
al desiderio
che si faceva grande
come le pupille dell’altro
che mi trasse
di colpo
alla sua libidine.

Sia accese ancora
e caddi nella sabbia
giù bocconi
quasi a soffocare
nel gesto dirompente
dell’adduzione
del suo seme al mio corpo
che mi lasciò stordito
e lacerato nelle spire
di un grido
che bucò la notte.

Un rantolo
e non ci fu più fiato
nel mio corpo.

Quello che poi successe
hanno provato a dirlo
le cronache
e chi accorse
e chi mi soccorse
prima che la morte mi baciasse
come un sigillo
per portarmi seco,

Ostia Lido      27.11.018







Scavalcherò i muri

Scavalcherò i muri
e andrò scalzo
dove il cuore mi porta
sentendo sotto i piedi
il ruvido sasso

e correrò
come quando la sabbia
bruciava sulla spiaggia
e il riparo
si trovava lontano.

Scaverò ancora frenetico
sperando che sotto
l'umido sentiero
ci sia ancora.

Ristare un po',
ma poi scavalcherò i muri
e scalzo me ne andrò
dove mi porta il cuore.

Settimo T.se               1967

Dalla raccolta "Un cuore in due"
di G. Ruocco






Quello che posso darti

Quello che posso darti
è soltanto un sorriso,
un augurio
di una vita migliore,
ma qui sulla terra
non altrove.

Non ho voglia di fare
altre valige
per andare
all’altro mondo.

Girando girando
soltanto una volta
ho trovato
un sorriso ammaliante,
una innocenza
come la mia.

Forse era il sorriso di Dio
ch’era venuto a cercarmi
per non darmi altre
illusioni,
per non farmi soffrire
in mezzo al mare
che mi chiuse per mesi
in un cerchio
orbitale
come una linea continua.

Son rimasto a sognare
per mesi,
salvo gli approdi,
il tuo volto di donna
che al mio rassomiglia.

Avrei potuto ancora salpare
perché il mare
è qualcosa di particolare
ti ammalia
se ti vuole sul fondo
come un pesce a nuotare
nel suo mondo.

Ostia Lido       11.01.019







Indietro

Nell’anima delle cose
non sempre
c’è una pace
che ci appartiene.

Non sempre
è qualcosa
che mi prende per mano
per darmi coraggio.

Da sempre
ogni volta
che indietro ritorno
trovo case
che stanno ancora in piedi
senza poterci rientrare.

Ne son passati di anni,
di affanni,
di cattivi pensieri,
di pianti
senza arrivare alla fine.

Sono andato
e tornato
per sentirne le voci
di quand’ero bambino
da quando un lume si spense
e la mancanza
di un requie
che stanno
ancora a piatire.

Ostia Lido           25.11.018






Se m’innamoro ancora ?

Ogni giorno.
Di quello che mi resta della vita
e di quella che un giorno
ho fatto festa
per fuggire con te
dalla finestra
che in quel momento
era l’unica uscita
ancora aperta.

Di te che maldestra
rifiutavi i miei baci
e non sapevi
cosa ti perdevi,
teneri perché incerti
di qua dal divenire
ammalianti e forti
come il vento
che strappa le vele
ancora ferme
per trascinarle vie
nelle tempeste
che adorano gli audaci.

E m’innamoro ancora
capace d’impazzire
per capire
dove può finire
la follia di un bacio
e incomincia l’amore
capace di durar tutta la vita.

M’invento ancor,
a volte, di fuggire correndo
fin dove
l’alito del vento
mi lascia in piedi,
fino a quando cadendo
non ti trovo davanti
a farmi la grazia di un tuo bacio
che mi sveglia dal sonno
e poi mi arrendo
nelle tue braccia
quasi fosse un terno.

Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           01.11.018  








Troppo spesso o sempre

Troppo speso o sempre,
diciamo quasi ogni giorno,
vado e ritorno,
anche se nessuno mi aspetta
e il lavoro non manca,
in tutta fretta
giù per la strada

perché da quando abito qui
raramente o visto formiche
nel terreno, in mezzo alla sabbia.
Nei muri di casa
non manca nessuno.
I gechi, i fuochisti, i pesciolini d’argento,
le mosche al far di settembre,
le zanzare e gli uccelli
fuori al terrazzo
e le rondini dietro la trave.

Troppe volte mi attardo
a guardarli
come se avessi  le ali
o sapessi che dire
per farmi capire
e ogni volta
non riesco a intuire
se spiccherò il volo
per andare lontano con loro.

Altre volte
col guaito del cane
mi son perso
dietro a un cespuglio
cercando qualcosa
che non capivo,
ma poi correvo
stupito con lui
compagno di giochi fedele
senza fiele,
senza rabbia,
ne scabbia
e ne altro.

Fino al mare
era lui a guidarmi
con le armi del gioco,
con il fiuto
che portava i miei passi
dove la sabbia


non era mai fuoco,
era meno bollente
ma sempre da correre
per tutti e due.

Giocammo
eternamente
fin quando durò,
fino al tempo
che andando a caccia
non ritornò
e nessuno mi disse
il perché
nei giorni seguenti
che ancora non sanno
come è finito.

Ostia Lido           26.11.018   







Tuttora….

Se le delusioni
dovessero avere
un lungo decorso,
nonostante tutto,
per quanto restio,
affronterei
il trapianto di cuore
per non soffrire
di gelosia.

Non si può
mica patire
eternamente
anche se, tuttora,
ogni ora mi chiami
e vuoi saper di me
che sto facendo.
Sarebbe meglio:
- Mi arrendo.
Se ho bisogno
di un aiuto concreto.

Per fare che cosa
se tuttora
non trova riposo
la mia vita da single ?
Eppure
pensavo
sarò solo
chi sa per quanto.

Forse diventerò santo
che senza vantarmi
non bestemmio più
da quand’ero bambino,
da quando
qualcuno mi disse:
- shut up.
ed io che manco sapevo
gli risposi:- Fuck off  o fuck you…

Ostia Lido      25.11.018  








Se non mi fermo un attimo

Se non mi fermo un attimo
non avrò mai un pensiero da dedicarti,
quello sguardo sottile
che ti innamora di me.

Sopra le palpebre
la stanchezza è evidente
come per ogni perdente
che la tira per le lunghe.

Se l’amore fosse fatto
soltanto di gesti
dovrei correrti appresso
in un gara che mi vede
di sicuro perdente
e saccente fino alla noia,
inclemente
come il tempo di marzo.

Mi fermo e ti aspetto al mio varco
che mi conviene,
che come un arco di trionfo
ti attende dopo i tanti rimedi.


Ostia Lido           29.07.018







Se avessi pianto

Se avessi pianto
sarei più felice
di quando un bacio
mi rinfresca il cuore.

Ogni attimo di gioia
è un paradiso in terra
come idea carnale
del mio vivere.

Quando ti guardo
e vedo sul tuo viso
lo stesso segno
mi si allarga il cuore
alla speranza

che più il tempo avanza
e più l’amore
ci darà piacere
ché il paradiso in terra
c’è di certo.

Ostia Lido           12.01.019

  





Gli altri giorni

Gli altri giorni
sono andato scalzo
lungo la riva del mare
a farmi bagnare i piedi
dalle onde
e a raccoglier conchiglie.

Nel sole
tra le canne per grilli
come un bronzo brunito,
nei campi
tra le paglie
come uccello
a pizzicare
le ultime spighe.

Lungo l’acqua del fiume
ho lasciato i miei sogni
come navi  che corrono al mare
per tentare un approdo
per poter scoprire
dove vai a fare il tuo nido
quando scompari
all’imbrunire
nella sera
che nera
trattiene il mistero
più a lungo
di quanto non amo.


Settimo Tse       1967

Dalla raccolta “Il cuore in due”
Autore G. Ruocco  - 1967









Vengo giù

Vengo giù
dalla cresta di un’onda
quando affogo ne letto
la sera
col rimbombo nel cuore
della risacca.

Dovrebbe essere stracca
anche lei,
ma la sento
che torna più forte
e ancora più forte
per farsi forse
calma domani,
più calma
di come vorrebbe,
uno sciacquio,
una carezza di Dio
che lambisca appena la riva.

Anche il mare si stanca
quando fa i turni di notte
e vorrebbe invece dormire,
e invece dal fondo arrivano
scosse di maremoto.

Quando l’onda si allunga
con l’alta marea
dal profondo del cuore
mi levo di tutto
e quel lutto
che mi porta tristezza.
per i torti subiti,
per i porti rinchiusi
privati di tante memorie
e dei tanti fratelli
che ne fanno  la vita.

Una volta si parlava del tempo
degli odori, di profumi , di spezie,
di Venezia, Livorno, Costantinopoli
e di popoli che uno solo
eravamo nel mondo dovunque.

Ostia        12.01.019





A giorni…

A giorni, uscendo di casa,
mi troverò da sempre
mezzo addormentato
come l’aria mi vuole
nel solito paesaggio
domenicale.
Ora la piazza
è piena di macchine
fin sopra al verde
e non vedo la mia
da quando la cerco
nel grande bivacco.
Che faccio ?
Ritorno a leggere ancora
quello che ho scritto
o lascio il fritto
a chi mi sorpassa ?

Mi giro attorno,
ma senza alterami,
guardo la glassa
che dentro mi tiene.
Prendo nota
della mia impotenza
a uscire dal guazzabuglio
che, ormai,
è un intruglio di umanità
che cerca un varco
tra una macchina e l’altra
per arrivare a sciacquarsi
per qualche ora
in un giorno di festa,
lancia in resta,
conquistandosi un posto
sulla spiaggia
e ristare senza dannarsi
fino a sera tardi
da uomo di mondo qual è
che tra il meno ed il più
dice a chi rompe e gli rompe
un “fuck you” tondo tondo
e non solo
e gli “….ortacci” e gli stracci
che addosso gli tira.

13.01.019          Ostia Lido
      

  
In conclusione 


Fu allora

Fu allora
che mi sentiì perso
e mi persi all'istante
nell'istante
che ci trovammo
a parlare di noi
col dubbio di sempre
se appartenersi
essendo diversi
poteva dar luogo a un teorema.

Una regola fissa non c’era,
non c'è mai stata
salvo pei casi
già acclarati
senza riandare
al quadrato del cerchio
che mi cerchia la testa
da farla scoppiare.

Fu allora
e ancor oggi
che ci scegliemmo
per vivere assieme.
Se mi conviene
ancora non so.

Qualche pedaggio,
qualche litigio
un capello grigio
sopra la testa
ed il resto che va
quando   mi   resta
qualcosa   da   dire
da fare
per non ammalarmi di noia
per dire la mia
ascoltando la tua
se non c'è
sentore di bua.

Un alterco
per lo sterco
dei colombi venuti a mangiare.
Per non sapere che fare
mi tolgo del mio
dalla bocca
e per non sapere che dire
dico ch'è meglio
per non farli soffrire di fame
come gli extracomunitari.

Sono stanziali,
non cè alcuna ragione
discriminante
se non che lasciano al suolo
il guano
sotto le suole.

Ostia Lido          22.11.018

  



Facendo un po' di  conti 

Facendo un po' di  conti 
con gli sconti che hai   
mi hai fatto comprare 
cose che mai
avrei acquistato.

Qui al mare
al massimo piove. 
La neve la fa
ogni morte di papa.

Non riesco
a mangiare le rape
e  mi hai fatto
comprare anche quelle. 

Hanno fatto off erte
le più strampalate        
per disfarsi
di oggetti passati di moda,
cibi ormai quasi scaduti.

Ho trovato nel mucchio tre chiodi,
un ferro da stiro anteguerra
da riempire di carbonella.
E dicevi: - che bello.
Mi mancava da anni.

Un martello, una pialla
e la pasta corta
per i piccioni    
che ormai diventati di casa
arrivano            
fuori al balcone della cucina
all'ora di pranzo
e la manina
per grattarmi le spalle.

Facendo i conti
abbiamo speso
molto di più di quello
che hai dato in chiesa
l'ultima volta
dicendo: - All'inferno  
non si sta bene,
non volendo soffrire
altre pene  anche lì.

Ostia Lido        25.11.018 





 
Per un istante

Per un istante almeno
ti guarderò negli occhi
per capire
dove ci siamo persi,
dov’è che l’universo
si è fatto troppo grande
all’improvviso.

Sul tuo viso
le rughe sono assenti,
sul mio grava
un poco di stanchezza,
due volti
senza ebrezza
in questo istante.

Fino a quando
non avremo trovato
i bandoli della matassa,
ognuno il proprio,
non saremo gli stessi
ma ancora a sopravvivere
con ragioni alterne
e delle convenienze
che non sono mie.
Come l’altra sera
che mi passasti affianco
dimentica di me.

Cosa era successo
ancora non lo so.
Sarò perverso a insistere ?
Ma se non lo faccio
mi caccerò
forse in un anfratto
dove sarà
difficile scovarmi,
sarà forse per perderci
con la scusa del freddo
che già avanza.

Ostia Lido      25.11.018  


  

La pioggia infrasettimanale

La pioggia infrasettimanale
che ci costringe a riposare
le nostre membra
non assembla
che una vita stereotipata.
Cosa mangeremo
a mezzogiorno ?
Perché mi stai d’intorno
e mi distrai
invece di curare i guai tuoi ?
Adesso ho da fare
più tardi
se ne può parlare.

Vorrei una misticanza
d’insalata,
un trancio di pizza
e un arancio.
Ma non è stagione
ne per l’amore
ne per ridurre le lontananze
che normalmente viviamo
per altre vicinanze
con una pazienza
che non è più la nostra,
con un linguaggio
che ha un ingranaggio
che stride, fa rumore
che se l’eco
che ripete il cuore
che se non ricordasse
qualche riconoscenza
a tentoni
sentiamo la presenza
l’uno dell’altro
in attesa della senescenza
per ritrovarci
fianco a fianco
come paradisi perduti
annusati
e risaputi.

Ostia Lido      12.10.017






Le allodole

Le allodole ogni mattina
svegliano col  canto
il tempo intorno ancora a riposare
per non dannarsi  sole a recitare
in un volo muto di stupori
per la vita che cresce..

Il tempo che le trastulla   
non è come il mio che si annulla
quando resto solo
e non c’è risveglio
a trasecolarmi.

Pavido ritorno nello specchio
che più vecchio mi sorprende.
Mi vende le storie di ieri
ancora non assolte
chiedendomi di fare
quanto prima
le rimanenze che mancano,
le assonanze che si assommano
con quelle che ho già scritte…

Se dovessi dar retta
ai tremori che mi prendono
quando mi raffreddo,
dovrei smettere
il mestiere che faccio
togliendomi dall’impaccio
del furbo di turno
che non vuol turnare
all’ovile
con l’anno bisestile.

Andar per il sottile
mi crea fastidi
con attriti
che bruciano la pelle,
ma le stelle
le vedo all’ospedale
con quello affianco
col ventre squarciato
da disoccupato senza mestiere
che si annoiava a morte
venuto a morire
in codice rosso
al pronto soccorso
per stare in compagnia.

Ostia Lido       02.12.018  



Per restare a galla

Saremo o saremmo tutti da ricordare
per quello che noi siamo o siamo stati
ma i giorni sono ormai tutti occupati.
Abbiamo navigato mari tempestosi,
vissuti affianco di chi non riposa
ancora per mettere assieme
il pane e il companatico
e il viatico per chi non trova pace.

Saresti adesso tu cosi capace
di fare un passo indietro
a fronte dei torti per glorificarti
che stanno per arrivarci addosso ?
Io non riesco neppure a pensare
che dobbiamo per forza sacrificare
il vitello d’oro per portare avanti
un’idea ripugnabile decisa da qualcuno.

Farò un passo indietro già sapendo
che domani sarò un rifiuto speciale
da non santificare. Vedo negli occhi
che mi stanno addosso  l’inopportunità
di scegliere il peccato, la faccia dell’infame
quando potrei anche ricredermi
sull’indimenticata strada di Damasco
prendendo in tempo il lasco per restare a galla.

Ostia Lido           16.10.017






Indice
1 di copertina
01
vuota
02
Rititolo
03
Dediche
04
Due parole di presentazione
05
A Ostia si vive
07
Attesa
09
Adesso
10
Almeno o al più
11
Almeno per un istante
12
Venni una notte….
13
Altrove
15
Anche oggi
16
Ancora
17
Andare a vuoto
19
Nel disordine  
20
Quello che avanza del tempo
21
Quello che posso dirti
24
Ringrazio chi ha vietato
25
Aspettando
26
Assai
27
Bene
28
Certo
29
Come
30
Come ?
31
Domani
32
Dopo ma quando
33
Ecco
35
Eternamente
36
Fino a quando
37
Fuori al terrazzo…
38
Già 
39
Gli avverbi                                                         
40
Se non mi….
41
Ora
42
Ormai
43
Oramai
44
Ottenere
46
Quando avremo
47
Quando il treno
48
Ogni giorno
49
Salici piangenti
50
La rucola
51
A Robert Frost…
52
A mio padre William P.F.
53
Controtempo
54
Ultimo atto
56
Scavalcherò i muri
57
Quello che posso darti
58
Indietro
59
Se m’innamoro ancora ?
60
Troppo spesso o sempre
61
Tuttora….
63
Se non mi fermo un attimo
64
Se avessi pianto
65
Gli altri giorni
66
Vengo giù
67
A giorni
68
In conclusione
69
Fu allora
70
Facendo un po' i  conti 
72
Per un istante
73
La pioggia infrasettimanale
74
Le allodole
75
Per restare a galla
77


Indice
79
Nota sull’Autore  3/4  di copertina
81
Quarto di copertina
82


Nota sull’Autore
.

E’ nato nel 1939  a Castellammare di stabia  e o ha vissuto  la sua infanzia dai nonni materni in campagna a Torre Centrale durante la seconda guerra mondiale. Se parlo ogni tanto di bombe ne parlo perché ne sono piovute tante sulla mia testa, su quella dei miei nonni e dei miei genitori da parte degli alleati che vennero a liberarci scaricandole in campagna.

Nel 1956 fu il suo professore di italiano, Giuseppe Iorio, di Piano di Sorrento a fargli pubblicare due poesie  su “La voce di Stabia” . Racconta che “Da ingrato non l’ho mai ringraziato abbastanza anche per la stima manifestatami chiedendomi di diventare amici, quando ancora Facebook  non era nemmeno nei pensieri del suo ideatore, davanti  a tutta la classe e di darci del tu,  cosa che raramente riuscivo a fare con naturalezza e senza abusarne. Questa mia raccolta la dedico a LUI che in quel momento mi diede, senza avvertirla come avrei dovuto, la forza di crescere credendo in me stesso, a mia moglie  con la quale ho fatto un pezzo di strada assieme collaborando fin dove ho potuto al suo lavoro di storico dell’arte e ai miei figli e alle mie nipoti.”

Pubblicazioni ed impegni di lavoro ed altro che ha  svolto fin qui.  
Titoli di studio: Capitano di macchine in marina mercantile; Perito Meccanico; Esperto qualificato della prevenzione e sicurezza nei luoghi di lavoro;

Poeta, pittore,  scultore,  critico d’arte,  regista. /  Roma - Via delle Quinqueremi, 70 - (00122) - Tel. 06 / 56.30.45.65. 
Prima di arrivare ad una pubblicazione organica, le sue poesie sono state pubblicate su Il  Mezzogiorno N. D’Italia per una campagna della Italgas, Il  giornale dell’Etna, Il cittadino Canadese, Scena Illustrata, Il gusto dei ricordi (Florida), Annuario Comed, ArteRoma.com ed altre testate, cataloghi d’arte e blog.  Ha collaborato per diversi anni alla rivista d'arte Scena Illustrata, all’Annuario Comed di Milano (Guida  ragionata delle Belle Arti) per il quale nel 1985 ha curato e presentato nella collana “I profili d’arte” la monografia  “La scultura nell’arte contemporanea” e nel 1994  “Arte e Poesia” nella quale ho pubblicato 56 poesie in italiano.
     





Con Maria Cumani Quasimodo all’Art Gallery Meeting Roma in occasione del Premio Salvatore Quasimodo per i ragazzi

Ha diretto l’ “Art Gallery’s Meeting” di Roma e ha fatto parte del Comitato organizzatore del Premio Salvatore Quasimodo per i ragazzi.  Ha fatto parte del Comitato d’onore  della  F.I.A. (Federazione Internazionale Artisti) che cura la salvaguardia degli interessi generali degli artisti.
      Dal 1988 é membro dell’UNUPADeC  (Unione Nazionale Unitaria Professionale Autori Drammatici e Cinematogra-fici) per conto della quale nel 1992 venne nominato dal ministro sen. Boniver del Ministero del turismo e dello spettacolo, membro della seconda commissione di censura cinematografica a difesa degli autori dove rimase per otto anni.
      Come pittore e scultore ha tenuto mostre a Roma, Napoli, Castellammare di Stabia, Altopiani di Arcinazzo, Mandela, Marino, Subiaco, Spoleto, ecc. ed alcune sue  opere sono presso collezionisti italiani e stranieri. E’ stato  inserito  nei cataloghi d’arte Annuario Comed a partire dal 1985; in Arte  Mercato dal 1992 ; in Falleroni Arte del 1988; in Flash art e in altri cataloghi italiani e stranieri.
      Come regista ha diretto con i testi di Anna Iozzino, i documentari televisivi  Lorenzo Viani ad Ostia ” ('90), “Arte sacra” ('91); “ARTE e Cinema " ('92) e “Dal segno al sogno. Iconografia dell’ex libris del primo Novecento” ('97) svoltasi a Palazzo Braschi nello stesso anno, prodotti dalle Edizioni Comed di Milano, realizzati per le mostre di arte tenutesi principalmente ad Ostia Lido, Marino e Roma, Subiaco, ecc.
       Come critico d'arte ha recensito numerosi artisti e ha segnalato sull'Annuario Comed  Olga Minardo,  Carmine Muliere,  Giovanni Bonaldi,  Nicoli Mirella, Andrea Cerqua, ecc.
      Al suo attivo annoto anche  il “Manuale per l’organizzazione dei Servizi di prevenzione delle ASL” scritto in collaborazione con la dott.ssa M.C.Proietti nel 1999“;  Indagine conoscitiva su alcuni fabbricati con coperture in cemento-amianto in località Magliana di Roma assieme a L. Fiumi, L. Camillucci, A. Campopiano, S. Casciardi, D. Ramirez, F. Fioravanti. Edizioni CNR-ISPESL 2004” e le collaborazioni  settimanali alle testate IL giornale di Ostia (2004/2007) con la rubrica  "L'esperto risponde", al Tirrenico (2007/2008), a La gazzetta del Litorale" (2008), a La Gazzetta (2009), ad @urelium 18, e al mensile telematico OBSERVO.
     Nel 2010 ha pubblicato la raccolta di poesie napoletane "Turnanno arreto" nella collana  ilmiolibro.it  

E’ socio SIAE (Soc. Italiana Autori ed editori) 
RSPP (Responsabile Servizio di Prevenzione e Protezione negli ambienti di lavoro) presso aziende che mi richiedono ed è Iscritto All’albo prof dei periti industriali di Napoli.


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