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mercoledì 26 ottobre 2016

Se avessi tolto al muro





















Se avessi tolto al muro
ogni screpolatura
non so dove il ragno
avrebbe fatto il nido,
dove si sarebbe appoggiata la povere
che abbozza le sporgenze in chiaroscuro.

Sono sicuro che il muro che ci divide
ha un’anima a metà col vicino di casa.

Se la rinzaffatura non è di segatura
e il muro vibra per la sua natura
di struttura che separa,
che sopporta la trave,
l’architrave ed una porta
lasciata andare quando
le altre porte
restano aperte
in un deserto di anime al mattino,

chi entra ed esce
si rincresce di accostarle piano
tanto che vibra il palazzo e il corrimano
mentre si accentua il passo
di chi le affronta
correndo se in ritardo.

Da dentro arrivano rimpianti
tardi ormai per rinverdire il canto
che illumina la solitudine
di ricordi ormai consumati
a parlarne coi vicini,
a raccontarli ai bambini
ogni volta che chiedono di te.

Se avessi tolto al muro
tutte le asperità
sarei sicuro che il tempo
scivolerebbe piano
dal tuo cuore
senza più il tormento,
senza il rincrescimento
per chi ha vinto o perso
per non soffrire ancora.

Domani quando torno
lo stuccherò a dovere
per il piacere di vedere
che volto fai
quando poggerò il mio sguardo
nel giardino a fianco
l’unico a ricordarsi
che il tempo non muore
e che i suoi odori
erano gioie e dolori
come oggi come sempre
finche siamo ancora vivi
capaci di pensare
al passato e al domani
correggendo le nostre abitudini,
rinfrescando i muri
e rifacendo il tetto
per non sentirsi dire
ch’è un dispetto
a farlo sgretolare.
lasciando piovere
il dolore colore del catrame.

Gioacchino Ruocco
26.10.016                     Ostia Lido

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