Se volessi guardare dentro di te
non salirei sulla sommità del
monte.
Aspetterei un giorno d’autunno
quando il tempo scolora
e fa brumosa la campagna
dopo il tiepido sole della sera.
Vorrei incontrarti
nella brughiera da sola
quando a tentoni cerchi la tua
strada
e non si avverte nessuna voce
arrivar dalla contrada dove vivi,
un odore di qualcosa che respiri
con voluttà
che le tue narici sanno molto bene.
Senza cambiare strada tante volte,
per ritornare agevolmente indietro
quanto languore avvertirai dentro,
quanto smarrimento troverai al
tatto
di qualcosa che distratta
non hai considerato,
un fischio di un uccello mai
avvertito,
il dito della mano che non trova
davanti a se neppure il naso da
toccare,
le cose grandi che a memoria sai.
Anche una torcia non ti farebbe vedere
i segnali che ci sono,
le memorie che hai lasciato al tuo
passaggio,
i passi che le separano,
gli accidenti, le forme, il loro
nome.
Soltanto al sole troverai chi sei
e le parole del tuo smarrimento
smarrite anch’esse con te che le
pestavi,
inciampo dopo inciampo
nella brezza che cambiava
direzione
e l’uggiolare dei cani e il
singhiozzo del gufo
che accreditava la tua malasorte.
Aspettandoti ti son venuto
incontro
e ti ho trovata avversa ai miei sospiri
come da sempre controversa e
avvinta
a una corteccia addosso mal
riposta.
Gioacchino Ruocco
Ostia lido 25.11.2016
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