Ogni volta che
mi sono confessato
mi sono sentito
tutto un peccato,
un’anima in pena
senza ne capo ne
coda.
La mia mente,
piena di memorie
travisate dal tempo,
dai residui di
guerra,
sulle dune a
mostrare
una piaga subita
nel farla,
dalle grida di
spavento
anche se il
vento
agitava soltanto
le foglie
da un albero
rimasto in piedi
di corredo alla
casa
per il fresco e
un poco di frutta,
avevano fatto
più brutto, più aspro
il tempo
avvenire.
E’ andato a
finire
che nato in un
giorno di luglio
mi sentivo
estraneo
al subbuglio che
la vita creava
e metteva
davanti
fin dentro la casa
con chi ti
diceva
se era buono o
cattivo
quel che facevi.
La prima volta
mi persi
smarrito
nelle parole di
chi mi chiedeva
se avevo
qualcosa da dire.
Non riuscivo a
capire,
nonostante gli
insegnamenti,
perché dovevo
pentirmi
di quel che
facevo,
dovevo sentire
vergogna
per quel che
dicevo,
per il mondo che
ormai
avevo dentro di
me:
di soldati
pronti a sparare,
delle bombe che
davano al cuore
il terrore ed il
pianto.
Ma un santo chi
era ?
Non l’avevo
capito
e ancor non lo
so.
Un uomo senza
prurito ?
Intorno non c’era
nessuno.
Eravamo ancora
sporchi di fango
di terra, di
guerra
e di notte piangevo
ad ogni rumore
che faceva
tremare la casa.
Il peccato è una
grande passione ?
Sarebbe così
la parte più
buona di me
per la quale,
penitente incallito,
mi gratto ancora
se sento il prurito
di idee, di un
animo e un cuore,
di gioie e
dolori,
di noie e
passioni graffianti
manco se fossi
un artista,
un credente o
soltanto sfascista……
Gioaccino Ruocco
Ostia Lido 06.11.016
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