Mille anni fa
chi avesse pensato a me
sarebbe stato un matto
a patto
che avesse avuto il tempo di
pensarmi.
Troppa distanza temporale,
troppa lontananza,
troppe poche idee
per immaginarmi un giorno
uomo felice,
pieno di grazie e dal cuore
immenso
come il mare e la campagna
intorno.
Per fare cosa ?
Vivere la stessa sofferenza
che andava al tempo
fino al giorno appresso
che si moriva in fretta
per molti accadimenti ?
Dentro però
ne ho tutti gli accidenti.
Eravamo come uccelli
in mezzo ai campi a spigolare
per arrivare fino al giorno
dopo.
I fuochi che bruciavano intorno
facevano terrore
come le grida di chi veniva
ad occuparci in guerra.
Sotto terra a volte era il
riparo
svernando nell’ombra dei silenzi
che pervadevano ogni paesaggio
fino all’arrembaggio
di quelli che arrivavano per
mare
a depredarci di quello che
restava,
dei figli e delle grazie degli
dei
bruciando e distruggendo
fino alla croce che ognuno si
portava.
Vado a cercarli a volte
e avverto che vivevano remando,
sognando un altro mondo
quando ancora non c’era
all’orizzonte.
Davano senso alle parole
con la coscienza degli
sconfinamenti
di quelli che subivano,
facendosi grande quando la
storia
tra fratelli e fratelli
scoccarono pensieri nuovi
di una patria che non fosse
il campo davanti casa
o il mare che batteva sulla
spiaggia.
Da li son nato, forse,
due passi indietro
figlio di un sogno che ne ha
avuti tanti
senza il coraggio però di andare
oltre.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 15.05.016
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