E’ ben poca cosa
il frammento
che mi porgi
delle tue giornate
per uno che ha voglia
di venir da te
su una quadriga
in festa.
Ti racconti
a spizzichi e bocconi
e aspetti
chi di bocca buona
si sorprende
al tuo racconto
in apparenza ingenuo.
Gli uomini giù
sembravo formiche
e per la strada
un amico non c’era.
Erano tutti cattivi e luridi,
puzzolenti ed opachi
con le brache
rimediate
dalla guerra.
Ognuno si vestiva
di quello
ch’era rimasto in casa.
Molti corredi
erano stati venduti
per mangiare
e chi aveva fatto affari
era restio a rimettere
i peccati
a chi non ne aveva più.
Anche il prete
che si addormentava
ubriaco marcio
non dimenticava i suoi
per non aver dato
pane agli affamati,
da bere agli assetati,
ai depredati lungo la via
che ancor divide le case
da un lato all’altro
come la scrime dei capelli
che già allora spartiva il
cervello in due
da una parte il buono
e nell’altro la lue
della prostituzione
che la libertà ci aveva portato
avvelenandoci
per trascinarci in fondo.
Il mio cervello
penzolava
come l’impiccato
ancora appeso
al ludibrio
di chi
non gli importava.
Tremavo come una foglia
di fronte alla gente
che mi veniva contro
con le armi in pugno.
Ero una prugna secca al sole.
Il mio grugno
ancor non ti sapeva.
Gioacchino Ruocco
Ostia 16.09.016
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