Oggi avrei voluto scrivere una poesia
per dare sollievo a chi mi
legge
ma mi sono trovato tra le
mani
la mia disperazione, la
mia vita
che sta andando a pezzi.
Volevo rallegrarti, rallegrare
il mondo
con il mio sorriso sempre
sul labbro appeso
e invece son ritornato
indietro
sbranato dai ricordi della
guerra,
dalla bocca di cani
famelici
e dalle mani di uomini
che profanavano ogni mio
pensiero,
le viscere e i sentieri della
mia innocenza.
Ogni mio ricordo é un
sentiero
perso per gente come
me allo sbando
dagli accidenti della
sopravvivenza
che li rompeva ad ogni
compromesso.
Il mondo non era più lo
stesso
neppure con le lacrime
agli occhi
per i tanti lutti portati
dalla guerra.
Era gente come tanti
che non cercavano la
gloria ad ogni costo,
scavando nella miseria
degli altri, nei vizi
che rompevano steccati di
onestà eterna,
nel lavoro che dava appena
un po’ di pane
magro di tutto e asfittico
di idee e di speranze.
In ogni casa c’era un
freddo amaro
che ghiacciava le ossa.
Eravamo come un grappolo
d’uva asciutto.
Uno affianco all’altro per
non morire
senza il ricordo della
nostra appartenenza.
Rovistammo invano nelle
credenze,
nelle stalle affianco
ma anche lo sterco era una
sostanza spenta
che lenta rimetteva le sue
essenze
ad una terra assente di
speranze.
Profanati restammo fino a
svanire,
fino a quando tornò a
crescere tra l'erba
il canto degli uccelli, le
lumache
nell'umido che riportò
l'idea della vita
a farsi nuovamente strada
al cuore
che batteva irrequieto e
vivo ancora.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 2015/11/30
Nessun commento:
Posta un commento