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lunedì 4 luglio 2016

Par la prima volta…




Ne ricavò  soltanto un accidenti.
Andò diritta al pomo appeso al ramo
e lo divelse vorace come non sapeva ancora,
vorace fino all’osso, alla sua natura
incommestibile e dura. Lo buttò via
che ancora non aveva in lei il concetto
della spazzatura, di quello che cadeva
e maturava in altra natura ancora uguale.
Tutto le apparve disuguale, tutto si fece
nuovo agli occhi che si aprivano per la prima volta
sulla radura intorno senza l’idea,
ancor non nata, del giorno appresso.
Dopo che si oscurò cielo e  terra
ebbe freddo e una paura di non risvegliarsi
per continuare ad essere guardando
al suo futuro ancora incerto
nelle acerbe apparenze della vita
al primo passo.
Cercò un muro, ma non c’era ancora
l’idea di un confine, l’idea della paura
da cui difendersi e come aprirsi
appresso al sorgere del sole
che gli riempi la testa di grida e di spaventi
in mezzo a tanti accenti da capire.
L’infinito futuro non aveva radici
E non le ha avute, soltanto sinonimi
che usciti dalla radura guardarono intorno
scoprendo il giorno e la notte scura
e quello che non sembrò mai vero
la luce e il buio e la paura e il freddo
che corse nelle braccia del suo seme
a raccattare un palpito sicuro
per la prima volta da che il tempo dura.

Gioacchino Ruocco


Ostia Lido                        05.07.016

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