C’eravamo adoperati per secoli
per diventare i padroni del
mondo
e finimmo straziati e divisi
alla mercé degli altri
che arrivarono da ogni parte
della terra
a riprendersi le loro nazioni
dilaniandoci, spezzandoci il
cuore
con accenti e parole che ancora
oggi
ci fanno diversi gli uni dagli
altri
con la voglia di fare ognuno
in maniera diversa .
Centomila partiti sono nati e
poi morti,
tanti i lutti per il bene di
quelli
che non ancora distrutti
si contendono il potere,
il piacere di essere i nuovi padroni.
La nazione fu una, ma ancora
divisa
portiano all’incasso le nostre
ragioni
buone o cattive che sono,
i delitti di mafia, camorra,
corona
la malavita della miseria
e chi più ne ha di ragioni
del proprio orticello, in questo
budello
di nazione, di santi e di eroi,
di artisti e mariuoli, di vizi e
stravizi
che avvizziscono le nostre
sembianze
e l’Italia che avanza e non di
fratelli
o di quelli che libera l’hanno
fatta
appena un giorno più indietro.
E’ ancora una città astratta
da nord e da sud, da est ad
ovest
dalle alture ai piani più bassi,
metafisica nei suoi riflessi,
perplessi e mariuoli che da
sempre
esercitano la loro stagione
per un salario di morte degli
altri
che fessi o più buoni
col culo nell’acqua hanno mille
attenzioni
per i dannati che arrivano
buttando nel mare i nostri
cha ancora non hanno una vera
nazione.
Sempre pronti a donarci
ma estranei a noi stessi
coi riflessi appannati
ci doniamo al delirio ogni
giorno
pagando pesante la nostra pazzia.
Il dio che abbiamo
porge ancora la faccia al
martirio
e ognuno che arriva
si riconosce padrone
e reclama e pretende
la propria razione di pane,
gioia, di vita più vera
aspettando una primavera
che ancor non abbiamo
e di raccolti per tutti
sazi o affamati.
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 15.04.016
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