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giovedì 14 aprile 2016

Comizio n. 2



C’eravamo adoperati per secoli
per diventare i padroni del mondo
e finimmo straziati e divisi
alla mercé degli altri
che arrivarono da ogni parte della terra
a riprendersi le loro nazioni
dilaniandoci, spezzandoci il cuore
con accenti e parole che ancora oggi
ci fanno diversi gli uni dagli altri
con la voglia di fare ognuno
in maniera diversa .

Centomila partiti sono nati e poi morti,
tanti i lutti per il bene di quelli
che non ancora distrutti
si contendono il potere,
il piacere di essere i nuovi padroni.

La nazione fu una, ma ancora divisa
portiano all’incasso le nostre ragioni
buone o cattive che sono,
i delitti di mafia, camorra, corona
la malavita della miseria
e chi più ne ha di ragioni
del proprio orticello, in questo budello
di nazione, di santi e di eroi,
di artisti e mariuoli, di vizi e stravizi
che avvizziscono le nostre sembianze
e l’Italia che avanza e non di fratelli
o di quelli che libera l’hanno fatta
appena un giorno più indietro.

E’ ancora una città astratta
da nord e da sud, da est ad ovest
dalle alture ai piani più bassi,
metafisica nei suoi riflessi,
perplessi e mariuoli che da sempre
esercitano la loro stagione
per un salario di morte degli altri
che fessi o più buoni
col culo nell’acqua hanno mille attenzioni
per i dannati che arrivano
buttando nel mare i nostri
cha ancora non hanno una vera nazione.

Sempre pronti a donarci
ma estranei a noi stessi
coi riflessi appannati
ci doniamo al delirio ogni giorno
pagando pesante la nostra pazzia.

Il dio che abbiamo
porge ancora la faccia al martirio
e ognuno che arriva
si riconosce padrone
e reclama e pretende
la propria razione di pane,
gioia, di vita più vera
aspettando una primavera
che ancor non abbiamo
e di raccolti per tutti
sazi o affamati.

Gioacchino Ruocco

Ostia Lido              15.04.016

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