Oggi, voglio dirti soltanto,
di lasciarmi per un istante da
solo.
Il tuo “conzuolo”
mi frantuma ancora le ossa.
Sembro venuto
dagli scavi di Stabia
con la rabbia
di non aver saputo comprendere
quello che Seveso
stava facendo.
Le onde del mare
non erano calme
e neppur’io
che mi perdevo col cuore
nel fuoco
che giù veniva dal monte,
neppure
quando il cielo più scuro si
fece
e la pece rese nera ogni cosa
assieme al mio pianto rappreso
sul ciglio degli occhi,
il respiro che asfittico era
e la sera che nelle braccia mi
prese
e distese il mio corpo
vicino al mare.
Non riuscii più a sognare,
a vedere, a capire.
Mi sembrò di morire…
o sto ancora morendo
nell’eterno lamento
di Stabiae……
più eterno del mio…
Gioacchino Ruocco
Ostia Lido 2016/02/02
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