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lunedì 28 marzo 2016

Monologo interrogativo

Maria Vittoria Barrella



Monologo interrogativo


Intenta ad ascoltare
per ritrovare il tempo
ch’è passato
nei ricordi degli altri,
per capire
quale voce hai perso
che non t’è mai arrivata,
quale volto porterai in scena
al fin della giornata
nel chiuso del mistero
di donna intabarrata
nelle ombre abbandonate
degli angoli nascosti ?

La voce di Achille
o del furbo Ulisse?
Di quell’Omero
che nessuno maledisse
o dei guerrieri achei
vittime delle divine quadrelle
che per il campo volarono
“e molto anzitempo all’orco
travolsero generose
alme di eroi.”?

Vedi il tuo volto
perso in un respiro
dolce, ingannato
dalla noia dell’amore
che si esprime solamente a gesti
o pensieri che non sempre fanno
dolce il tuo cuore
che non si tira indietro
nel vivere e sognare ?

Quello che resterà di amaro
lo nasconderà il trucco
che rende il volto attonito,
come lo stucco, ingannevole.

Il suono di una chitarra
ti porterà lontano
Nel vento delle foglie
che fanno da brusio di sottofondo
nel modo tondo intorno.

Cosa vai cercando nella tua mano ?
La tua idea di essere
o l’essere che sei
comunque abbandonata
ai tuoi entusiasmi,
alle tue percezioni
del creato ?

Un ricordo sarà
la tua salvezza
o quella immaginata
che ancora non si è fatta realtà ?

Quando ritornerai
coi piedi a terra,
con gli occhi aperti
alle vere ragioni
e toglierai dal naso
quello posticcio
sarà il tuo capriccio
ad avere ragione
o sarà il tuo torto
a chiedere condono
all’idea di essere
quello che stai cercando
di essere ?

L’affermazione di oggi
sarà il tuo creato di domani,
il tuo perdono
per una vita diversa
che ogni giorno
attraversa l’impossibile
per arrivare
al conoscibile,
al cognito concreto
che da sempre
mandi sempre indietro
in attesa
della visione ultima ?

O come San Tommaso
stai giocando a perdere
per avere la vittoria
sul creato, sul Cristo risorto,
sul demone
che ti accompagna a spasso
nella finzione suggerita
dalle parole,
dalle emozioni di credere
che esisti
nella dimensione che reciti
come i vivi
nella realtà della storia,
come l’azione
studiata a memoria
è portata fuori dal guado
delle prove?

Alla fine della recita
il tuo cuore esploderà
nel perdono dello spettatore ,
commosso e trasportato dove
non c’è che la ragione
che continua ad essere
già carne.



Gioacchino Ruocco
Ostia Lido           28.03.016




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